
[15/11/2011] News
Quando, nel 2015, la diga di Belo Monte sul fiume Xingu, uno degli infiniti affluenti del Rio delle Amazzoni, sarà completata, avrà una capacità di produrre energia elettrica pari a quella di 11 centrali nucleari da un GW (Gigawatt) ciascuna. La diga è stata progettata per garantire una produzione minima di energia elettrica di 4.600 megawatts. Ma i tecnici stanno lavorando perché possa fornire fino a 11.200 megawatts, che il governo brasiliano ritiene necessari, come nota la rivista Nature, per sostenere un'economia booming.
Con questa sua capacità progettata, la diga di Belo Monte punta a diventare una delle più imponenti del mondo. Ma i programmi di sviluppo idroelettrico del governo del Brasile non si fermano qui. L'idea è quella di sfrutture il bacino idrografico con la più grande portata d'acqua del mondo - il bacino del Rio delle Amazzoni - per regalare al paese la metà dell'energia elettrica di cui avrà bisogno nei prossimi decenni.
Poiché oggi l'idroelettrico soddisfa appena il 10% della domanda brasiliana di elettricità, è chiaro che nei prossimi anni si assisterà alla realizzazione di decine di dighe in Amazzonia. Sul solo bacino del Tapajòs, un altro affluente del Rio delle Amazzoni, ne dovrebbero essere costruite 18.
Il governo del Brasile sostiene con passione il suo progetto. Con argomenti niente affatto banali. L'economia del paese è tra le più dinamiche del pianeta. E nei prossimi decenni diventerà una delle maggiori del mondo in assoluto. Questa crescita economica dovrà essere alimentata anche con energia elettrica. Noi puntiamo su una fonte rinnovabile e «carbon free». Abbiamo a disposizione, appunto, il più grande potenziale idroelettrico del mondo e uno dei meno sfruttati. Intendiamo utilizzarlo.
Ma il progetto sta suscitando la protesta, veemente, degli ambientalisti. Lo scorso 27 ottobre i cantieri di Belo Monte sono stati occupati e sono molte le azioni legali per tentare di fermare i lavori. La costruzione di decine di dighe - sostengono i critici del progetto - decisa dall'alto e senza pubblica discussione, determinerà una forte perturbazione nell'ecosistema amazzonico: il più prezioso e ricco di biodiversità del mondo. Potrebbe tradursi in un disastro ecologico paragonabile a quello delle deforestazione (un processo che è stato drasticamente ridotto nel corso della presidenza Lula).
Alcuni sostengono che i progettisti non hanno tenuto conto che la deforestazione residua e i cambiamenti del clima modificheranno così in profondità il regime delle acque, da ridurre in maniera significativa la produttività del nuovo sistema di dighe. Insomma, il progetto di puntare sull'idroelettrico amazzonico sarebbe ecologicamente dannoso ed economicamente inefficace.
La vicenda è di grande importanza, anche per noi. Sia perché l'Amazzonia gioca un ruolo ecologico a scala globale (clima, biodiversità). Sia perché dimostra che le ricerca di fonti di energia rinnovabili e «carbon free» è sì ineludibile, ma non è senza controindicazioni. Non è un «pasto gratis». È bene che il "miglior prezzo possibile" sia stabilito dopo un ampio (ma non infinito) dibattito. Che coinvolga gli esperti e i cittadini tutti. In ogni paese. E in tutto il mondo.