[15/11/2011] News

Parchi, Legambiente: «394/91 fondamentale per tutelare la biodiversità e promuovere sviluppo, ma va migliorata»

A 20 anni dalla legge quadro

«La legge quadro sulle aree protette compie vent'anni, è tempo di futuro per i parchi», è con questa convinzione che Legambiente ieri, con un convegno precongressuale, ha avviato una discussione pubblica sul rilancio delle politiche per la conservazione della biodiversità in Italia. Il convegno al Parco dell'Apia Antica di Roma è sta un'occasione per ricordare i meriti della legge 394/91, ma anche per discutere della necessità di un suo aggiornamento, «Di una manutenzione», come hanno detto molti degli intervenuti, proprio alla luce dei risultati raggiunti.

Secondo Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente, «La modifica della legge 394 è un'opportunità per fare emergere i parchi dal cono d'ombra in cui, da oltre un decennio, la politica li ha relegati E' necessario, in particolare, correggere gli eccessi e l'invadenza della politica nella scelta dei presidenti e il ricorso ai commissariamenti, individuando criteri di competenza nella scelta e tempi certi e trasparenti nei rapporti tra ministero e regioni. Occorre recuperare un rapporto di leale collaborazione con le regioni nelle scelte di pianificazione e programmazione delle politiche per la natura e la biodiversità, con l'obiettivo di fornire alle aree protette gli strumenti per diventare laboratori della green economy. Le aree protette devono contribuire di più a fermare la perdita di biodiversità e incidere maggiormente nelle scelte per mitigare il cambio climatico. Per questo, Legambiente sottolinea la necessità di  rafforzare il loro sistema attraverso la crescita della percentuale di territorio protetto (oggi all'11%) per raggiungere entro il 2020 gli obiettivi sottoscritti in sede internazionale (17% a terra, 10 mare e coste); di investire nelle aree protette per evitare il degrado del territorio a causa degli incendi boschivi, l'abbandono delle terre e le calamità naturali come le alluvioni; di sviluppare le aree protette per recuperare un ruolo nelle strategie euro-mediterranee di conservazione della natura (Alpi, Appennini, mare e coste)».

Renato Grimaldi, direttore generale del ministero dell'ambiente, ha ricordato il lavoro fatto per garantire risorse certe ai parchi nazionali in un tempo di crisi finanziaria e di tagli generalizzati e la forte sburocratizzazione avviata in questi giorni che consentirà alle aree protette nazionali di non sottoporre più ogni delibera ed atto al ministero. Un buon lavoro riconosciuto anche dal presidente di Federparchi Giampiero Sammuri (che non ha nascosto le enormi difficoltà che vive il mondo delle aree protette) e da molti degli intervenuti ed un seme di autonomia che andrebbe fatto germogliare dando ai parchi una griglia di regole certe e lasciando loro libertà di intervento sul territorio amministrato.

Il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, rispondendo alla richiesta di Nicoletti di un immediato passaggio della gestione delle Riserve naturali dello Stato ai parchi nazionali  che le comprendono ha detto che l'attuale gestione del Cfs va più che bene, e che bisognerebbe aumentare la presenza ed il potere dello Stato nei Parchi nazionali, anche per sottrarli alle troppe pressioni esercitate localmente.  

Sul convegno è però arrivata come un a bomba la notizia del taglio, nella Legge di Stabilità approvata, libera, delle già magrissime risorse delle aree marine protette italiane (Amp), che secondo diversi direttori di Amp intervenuti porterà alla chiusura e/o all'accorpamento di almeno 15 Amp esistenti, una scelta che va in direzione opposta non solo alle politiche degli altri Stati europei mas anche agli stessi trattati ed impegni internazionali (da Barcellona a Nagoya) sottoscritti dal nostro Paese. Come ha ricordato Nicoletti, «Con questa finanziaria vengono ridotti della metà i fondi destinati alle aree marine protette che rischiano così di chiudere. Il mare protetto ha già risorse molte scarse, inadeguate a tutelare la biodiversità. L'Italia deve proteggere questo patrimonio naturale e non ridurre una delle poche politiche ambientali di punta per il nostro Paese».

Grande spazio nel convegno anche alla problematica gestione delle specie invasive alloctone nei parchi, con una forte richiesta di interventi di contenimento e di eradicazione nelle isole minori. Il presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano ha ricordato la situazione dei cinghiali all'Isola d'Elba, diventata ormai un esempio nazionale di introduzione scriteriata di una specie e di una pessima gestione venatoria e dal convegno è uscita la decisione di realizzare, probabilmente all'inizio del 2012, un convegno nazionale sulla gestione della fauna "aliena", con il coinvolgimento di agricoltori, Ispra, ministero dell'ambiente e Federparchi, proprio nell'Arcipelago Toscano.

Antonio D'Ali, presidente della Commissione ambiente del Senato, e Roberto Della Seta hanno ricordato la discussione attualmente in corso in Commissione ambiente del Senato sulle modifiche bipartisan alla legge 394/91 che vedono una forte innovazione rispetto agli strumenti di governo dei parchi ed hanno annunciato l'accoglimento di alcune contro-osservazioni di Legambiente che permettono di mantenere l'accordo tra Stato e Regioni sulla nomina del presidente del Parco, pur delimitandole in un orizzonte temporale certo.       

Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza ha detto che «E' tempo di aprire una seria riflessione su come rilanciare l'esperienza dei parchi e sulle possibilità che un rinnovamento del sistema può offrire contro la perdita della biodiversità, per incentivare lo sviluppo sostenibile locale e promuovere la green economy. E' chiaro però, alla luce di questi venti anni trascorsi, che esistono diversi punti di questa legge che hanno bisogno di essere rivisti e migliorati perché il sistema di tutela risulti davvero efficace ma soprattutto non ingessante come è accaduto in alcuni casi. In particolare, la legge necessita di un aggiornamento che la adegui alle esigenze delle direttive europee nate dopo il 1991 e che semplifichi la complessità della governance degli enti parco, riducendone i componenti e li sburocratizzi».

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