[15/11/2011] News toscana
Gli esperti fanno risalire le cause delle recenti alluvioni oltre che alle piogge eccezionali, al territorio cementificato, ai corsi d'acqua ristretti nei loro alvei da opere rigide, anche ad un abbandono delle aree rurali. Ad esempio in Liguria il 15% del territorio boscato è soggetto a dissesti a causa dell'abbandono delle aree rurali e di conseguenza della mancanza di un adeguato presidio territoriale in grado di garantire la gestione forestale, la regimazione idrica, oltre che il mantenimento di un corretto deflusso superficiale delle acque meteoriche. Lo sottolineatura viene dal Conaf (Consiglio dell'ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali) su elaborazione dei dati Infc (Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali del carbonio).
L'elevata presenza di necromassa (alberi morti in piedi o atterrati) in Liguria- informano gli agronomi e i forestali- raggiunge i livelli più alti d'Italia e testimonia l'assenza di una gestione attiva dei boschi. Il 75,5% della necromassa ligure si riferisce agli alberi morti in piedi (364,4/ha contro i 154,6/ha in media delle regioni dell'Appenino centro nord e i 134/ha di media in Italia) per un totale di 13,9 m³/ha (5,2m³/ha la media delle regioni dell'Appennino centro nord e 5,4 m³/ha dell'Italia). Si tratta, nel dettaglio, della percentuale più alta d'Italia, seguita dal Piemonte con 10,2m³/ha e dalla Toscana e dalla Lombardia con 8,5 e 8,2 m³/ha. Anche la necromassa a terra in Liguria è superiore alla media nazionale (3,1 m³/ha contro l'1,3 m³/ha dell'Appennino centro nord e 1,9 m³/ha dell'Italia). «Un dato allarmante che, pur in presenza di precipitazioni di oltre i 500 mm in poche ore, testimonia una mancanza nella corretta gestione dei boschi- ha sottolineato Sabrina Diamanti, presidente della Federazione dei dottori Agronomi e dei dottori forestali della Liguria- Alcuni corsi dei fiumi a causa dell'eccessivo materiale sedimentario accumulato, infatti, hanno modificato il loro corso, fenomeno favorito anche dalla presenza incontrollata di vegetazione sia viva che morta». La gestione dei boschi non risulta attiva a causa dell'abbandono delle aree rurali, delle difficoltà di accesso e di lavorazione nei soprassuoli. Nonostante il 95% delle foreste liguri siano definite potenzialmente disponibili alla raccolta del legno, sono in media di età avanzata e spesso hanno superato il turno consuetudinario. Il 53% dei cedui è in uno stadio adulto e il 36% è considerato invecchiato. Quindi solo l'11% dei cedui risulta in fase giovanile. «Crediamo che a questo punto non resti che iniziare un percorso di pianificazione che abbia una dimensione territoriale e non locale, occorra individuare politiche gestionali che agevolino le operazioni colturali nei boschi contribuendo anche a invertire il processo di esodo verso la città, venendo incontro alle esigenze di imprenditori agricoli e forestali che hanno intenzione di mantenere o iniziare la propria attività ha aggiunto Diamanti- Si rendono necessari una chiarezza normativa e uno snellimento burocratico. Occorrono politiche di gestione degli alvei fluviali che ripartano dalla situazione attuale e non si basino su dati ormai obsoleti. Occorre eliminare una miopia progettuale che continua a ignorare che la gestione ambientale è una materia multidisciplinare, che l'attività di pianificazione deve riguardare tutto il territorio, superfici e versanti boscati compresi, coinvolgendo tutte le figure professionali necessarie».
Dopo i drammatici eventi registrati in Liguria e Toscana il presidente Conaf Andrea Sisti, nei giorni scorsi aveva chiesto l'introduzione di norme in grado di fermare il consumo di suolo e introdurre strumenti finanziari finalizzati alla realizzazione di opere di manutenzione del territorio con l'obiettivo di inserire diritti ecologici e paesaggistici che devono sostituire gli oneri di urbanizzazione. «Occorre invertire la rotta altrimenti non ci sarà sviluppo se non c'è territorio. Dobbiamo riqualificare le città nell'ottica di interconnettere e interconnetterle con il territorio circostante. Un'operazione non più procrastinabile che deve necessariamente portare a cambiare i sistemi di tassazione sul territorio per migliorare la qualità degli insediamenti. Le amministrazioni comunali e gli enti preposti devono essere obbligati con questa modalità di contribuzione a fare interventi per la salvaguardia del territorio e non deturparlo» ha concluso Sisti.