
[21/11/2011] News toscana
Due ordinanze della provincia di Grosseto: obbligo di combustione del Cdr stoccato e riattivazione dell'impianto di trattamento acque
Due ordinanze immediate per consentire a Scarlino Energia di continuare a gestire l'impianto di depurazione delle acque reflue dei cicli industriali delle aziende del Casone, e per autorizzare l'esaurimento delle scorte di Cdr (500 tonnellate) ancora stoccate nei silos dell'inceneritore. Sono gli atti d'urgenza - spiegati in un comunicato della Provincia di Grosseto - che il presidente della Leonardo Marras firmerà entro stasera, annunciati nella conferenza stampa nel corso della quale ha fatto il punto della situazione, dopo lo stop all'impianto di Scarlino Energia conseguente alla sentenza del Tar di venerdì scorso.
«Su questa vicenda - ha esordito il presidente della Provincia, Leonardo Marras - ci mettiamo la faccia e ci assumiamo responsabilità precise, firmando due ordinanze che consentono di continuare ad utilizzare il sistema di trattamento delle acque di risulta dei cicli industriali (Tas) e di smaltire le 500 tonnellate di Cdr ancora stoccate nei silos di Scarlino Energia, che l'azienda non potrebbe trasferire ad altri impianti entro dieci giorni come prevede la normativa sul trattamento del Cdr. A differenza di quel che sostengono certi "tuttologi", infatti, la decadenza dell'Autorizzazione integrata ambientale decretata dal Tar, impone la sospensione dell'attività di depurazione delle acque, e quindi è necessaria un'ordinanza ad hoc per consentirne la prosecuzione.Ci mettiamo la faccia anche nel sottolineare che la sentenza del Tar non mette minimamente in discussione né il Piano provinciale dei rifiuti, né l'esistenza dell'area industriale del Casone. Se guardiamo a quanto è successo negli ultimi anni, è evidente che qualcuno ha pensato a ricorrere al Tar anche in questa prospettiva. Motivo per cui la Provincia garantirà e tutelerà sempre l'insediamento di attività industriali sul proprio territorio, perché le ritiene strategiche in termini di sviluppo economico e tenuta occupazionale.
D'altra parte - ha proseguito - , anche la sentenza del Tar non mette in discussione i livelli di sicurezza e la qualità dei controlli ambientali garantiti dal sistema di monitoraggio stabilito dall'Aia.A questo proposito, prendo atto con soddisfazione che coloro che hanno promosso il ricorso al Tar oggi si preoccupino delle conseguenze pratiche dell'esito in questa prima fase a loro favorevole, e che invochino la continuità della depurazione per non mettere a rischio le attività industriali del Casone.Rispetto alle motivazioni della sentenza, che in queste ore abbiamo approfondito, riteniamo a maggior ragione di avere motivi validi per ricorrere al Consiglio di Stato e chiedere la sospensiva della sentenza in attesa del giudizio di merito di secondo grado. Entro tempi strettissimi, pertanto, individueremo un legale al quale affidare la redazione del ricorso, per depositarlo il prima possibile.Infine - ha concluso Marras - invito tutti alla sobrietà dei toni e a rinunciare a commenti trionfalistici, considerata la delicatezza della situazione che si è venuta a creare e l'impatto sociale che la sentenza del Tar avrà almeno per qualche tempo».
LA STORIA
Nella storia infinita dell'impianto di Scarlino-energia è arrivata questo fine settimana la sentenza del Tar della Toscana che accogliendo i ricorsi presentati da amministratori, comitati e associazioni agricole, annulla l'autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dalla provincia di Grosseto a luglio 2010 e impone la sospensione delle attività dell'impianto .
Una doccia fredda per la società che da un anno (era il dicembre del 2010 quando la provincia aveva rilasciato il nulla osta a seguito dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, oggi sospesa) aveva avviato l'attività di recupero di energia da Cdr (combustibile derivato da rifiuti) assieme all'utilizzo delle biomasse .
Un atto scontato secondo chi aveva presentato ricorso, tra cui l'attuale amministrazione di Follonica, di cui è Sindaco Eleonora Baldi, che gode però di un'amara soddisfazione.
«Una grande vittoria - ha dichiarato la Baldi- segnata però da una forte preoccupazione per i lavoratori dell'azienda». Il problema prioritario è, infatti, adesso quello occupazionale.
Il motivo è che la chiusura dell'impianto - che già comporterebbe la cassa integrazione per 65 dipendenti diretti- si tira appresso anche altre attività che ad esso erano connesse. In particolare l'annullamento dell'Aia e la sospensiva imposta dal Tar determina anche il fermo dell'attività di depurazione che Scarlino Energia effettuava anche per conto di altre aziende che operano al Casone: Solmine e Syndial.
In una nota l'azienda informava, già sabato, che «verrà sospesa anche l'attività del depuratore comprensoriale che tratta le acque provenienti dal sistema delle barriere idrauliche delle bonifiche della falda».
Con conseguenze immediatamente comprensibili per tutta l'attività industriale della Piana di Scarlino e per i lavoratori che vi operano. Prospettive non certe rosee soprattutto in una fase di crisi economica quale stiamo vivendo.
Da stamani, infatti, i sindacati sono riuniti assieme alle Rsu e ai lavoratori delle aziende del Casone di Scarlino per individuare quali mosse mettere in campo per scongiurare il peggio.
Così la Provincia di Grosseto che sta analizzando assieme alle sue strutture come affrontare la fase di emergenza, in attesa che il Consiglio di Stato al quale ha dichiarato di volersi appellare, come del resto anche l'azienda, si pronunci di nuovo, magari ribaltando la sentenza del Tar della Toscana.
Un bel pasticcio insomma, cui tutti adesso vorrebbero non essere incappati, spogliandosi dalle rispettive responsabilità e scaricandole addosso ad altri.
La Provincia conferma la fiducia "nella competenza dei propri Uffici" e una volta "approfonditi dispositivo e motivazioni, il primo atto che l'Amministrazione compirà, sarà il deposito di un ricorso al Consiglio di Stato con contestuale richiesta di sospensione dell'esecuzione della sentenza del Tar, in attesa della pronuncia di merito di secondo grado".
La Coldiretti, tra coloro che hanno presentato ricorso, per bocca del presidente della sezione di Follonica si dice "letteralmente sbalordito" perché la società "comunica che l'inceneritore verrà chiuso, che sarà attivata la richiesta di cassa integrazione e che verrà interrotta anche l'attività di depurazione delle acque dei cicli industriali fondamentale per le altre aziende operanti nell' area industriale del Casone di Scarlino" e minaccia, qualora "l'Azienda decidesse di continuare su questi presupposti assurdi" di "mettere in atto ogni iniziativa per garantire il rispetto della legalità a tutela dell'ambiente e del lavoro che è un bene di tutti siano essi agricoltori e/o operai delle industrie" .
Quando l'azienda "per garantire il rispetto della legalità" non può far altro che adempiere a quanto il Tar gli impone: la sospensione dell'attività.
Mentre per la "tutela dell'ambiente" è Scarlino Energia che in una nota fa presente che sono «i sopralluoghi effettuati nel nostro impianto e le verifiche degli enti proposti ai controlli" che confermano che "nel corso della nostra attività abbiamo dimostrato di aver operato bene, nel rispetto assoluto della normativa e dei limiti ben più severi relativi alle emissioni previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale oggi annullata».
Davvero un bel pasticcio, di cui nessuno - alla fine- si assumerà la responsabilità, come da tradizione affermata, ormai, nel nostro paese.
POMERIGGIO CONVULSO
Nel pomeriggio, i vertici aziendali hanno incontrato le Rsu di Scarlino Energia, quelle delle imprese del Casone (Nuova Solmine e Huntsam Tioxide) e i segretari provinciali delle confederazioni sindacali Filctem - Cgil, Femca-Cisl, Ulcem-Uil. Nel corso della riunione, il presidente della Scarlino Energia Moreno Periccioli, nel ribadire la volontà di presentare ricorso al Consiglio di Stato in relazione alla sentenza del Tar, ha voluto anche precisare che l'azienda ha rispettato quanto stabilito dal Tribunale amministrativo. «Non abbiamo avuto scelta - ha spiegato Periccioli. Il blocco dell'impianto e di tutte le attività, compresa quella del trattamento acque, è scaturito come diretta conseguenza della sentenza del Tar che ha annullato le autorizzazioni in essere». La società ha chiarito, inoltre, che l'annullamento dell'Aia da parte del Tar Toscana non determina una "reviviscenza" dell'autorizzazione del 2008 che consentiva la sola attività a biomasse.
Dal punto di vista sostanziale - spiega una nota di Scarlino-energia - , è infatti da ricordare che l'assetto attuale dell'impianto risulta modificato rispetto a quello autorizzato nel 2008. E' quindi evidente che la vecchia autorizzazione non può "rivivere" e le eventuali modifiche per un ritorno al passato, richiederebbero a loro volta una nuova autorizzazione.
Per quanto riguarda il Tas, Scarlino Energia fa sapere che questo impianto è compreso nell'Aia annullata dal Tar e che la società non può limitare il potere della sentenza al solo inceneritore con recupero energetico.
L'azienda ha infine spiegato ai sindacati che ottempererà all'esecuzione delle preannunciate ordinanze della Provincia di Grosseto che obbligano la combustione come miglior soluzione di smaltimento del Cdr stoccato, e impongono la riattivazione dell'impianto di trattamento acque che ha una valenza comprensoriale evitando ripercussioni negative sulle attività delle altre aziende dell'area industriale del Casone.
I PRIMI COMMENTI
Il segretario della federazione di Grosseto del Pd Barbara Pinzuti interviene così sulla vicenda: «All'indomani della sentenza del Tar che annulla la valutazione di impatto ambientale rilasciata dalla Provincia di Grosseto a Scarlino Energia, il Partito Democratico esprime la sua preoccupazione per i rischi corsi dai livelli occupazionali dell'area della piana di Scarlino, e per i lavoratori di Scarlino Energia in particolare, situazione che s'inserisce nel quadro già a tinte fosche di una durissima crisi economica che nell'area delle Colline metallifere subisce anche i riverberi delle difficoltà del polo siderurgico di Piombino.
Apprezziamo pertanto l'iniziativa del presidente Marras che ha firmato le due ordinanze che consentono di dare continuità al trattamento dei reflui industriali del Casone per non mettere a repentaglio le attività di Solmine e Tioxide, e di smaltire il Cdr residuo nei forni di Scarlino Energia, nella convinzione che la destinazione industriale dell'area rappresenti un valore il cui mantenimento deve convivere con il principio della tutela ambientale e della salute. Altra vicenda è quella squisitamente amministrativa, rispetto alla quale esprimiamo fiducia nel Presidente, affinché prenda le iniziative e attui tutte le verifiche necessarie rispetto al percorso tecnico e procedurale oggetto della sentenza del Tar».
Per "Rete ambiente Grosseto", la sentenza «E' un successo del ricorso del Comune di Follonica, dei comitati e associazioni ambientaliste, che da più di un decennio si battono per le bonifiche in tutto il territorio e contro le procedure oggi dichiarate illegittime».