[22/11/2011] News

European common goods: i beni comuni europei ai cittadini d'Europa. Domani la presentazione dell'iniziativa al Parlamento europeo

Dal profitto a tutti i costi dei mercati a briglia sciolta alla centralità dei beni comuni nella teoria e nella pratica economica. Un cambio di paradigma, un'opportunità che può nascere dai paradossi del modello economico vigente, messi amaramente in evidenza dalla crisi economico-finanziaria che pone l'Europa di fronte al periodo più difficile della sua storia dopo gli orrori della seconda guerra mondiale.

«L'ultima crisi economica e finanziaria del mercato globale ha dimostrato oltre ogni dubbio che i mercati da soli non sono in grado di governarsi, che non esiste la mano invisibile che bilancia i diversi interessi e che il denaro pubblico ha salvato gli stessi oligopoli che in teoria non avrebbero dovuto esistere in un ambiente competitivo sano, favorito da un mercato liberalizzato. Ma come non ci sono pranzi gratis, così non esiste un mercato deregolato che pensi al bene comune».

Il Manifesto dei Beni comuni europei, gli European common goods (vedi link), di cui sopra è proposto uno stralcio, è il risultato di un'idea lanciata da Claudia Bettiol, "socio-ingegnere" con esperienza nel consiglio di amministrazione dell'Enea e docente all'università romana di Tor Vergata di Roma. Un'idea che sta pian piano allargando, raccogliendo adesioni di cittadini comuni e personalità di rilievo in tutta Europa ed oltre.

Quest'idea, che mira a consolidarsi ancora di fronte alle istituzioni europee, ma soprattutto agli occhi dei cittadini europei, sarà presentata di fronte al Parlamento europeo dal suo vice presidente vicario, Gianni Pittella e dalla stessa Bettiol, in modo da raggiungere una cassa di risonanza autorevole ed ai massimi livelli.

«Dobbiamo rendere inalienabile ciò che contribuisce alla qualità della nostra vita, quei beni comuni non solo quelli naturali, ma anche sociali e culturali che hanno reso (o forse avevano reso, se continuiamo nell'intento di svenderli e non tutelarli) l'Europa il miglior posto al mondo in cui vivere››, spiega Claudia Bettiol, contattata da greenreport.it per l'occasione.

«Abbiamo bisogno di affermare la nostra identità europea e frenare la speculazione, mettendo in chiaro come i nostri beni pubblici non siano in vendita - continua Bettiol. I cittadini devono ricoprire un ruolo attivo nella costruzione di una concreta unità politica europea, che ancora manca, e nella tutela dei beni pubblici che appartengono loro. La delega in bianco alla politica, negli ultimi vent'anni, ci ha portato sull'orlo del disfacimento del sogno europeo e non ha assicurato un'attenta gestione dei beni pubblici, con le vicende italiane che ne sono un chiaro esempio. Non possiamo permettere, adesso, che questi siano fagocitati insieme alla nostra identità europea.
Proponiamo un'iniziativa d'azionariato diffuso, immaginabile tramite la costituzione di un'agenzia europea, che permetta a cittadini e governi europei di acquistare i beni pubblici dei Paesi a rischio del Vecchio continente, lasciandoli dunque a pieno titolo all'interno del patrimonio culturale, economico ed industriale europeo».

Come è possibile leggere all'interno del Manifesto, «i beni saranno rimborsabili da parte del paese interessato nei tempi necessari ed a condizioni ragionevoli o produrranno profitti proporzionali ai governi, ma la loro gestione avverrà tenendo conto delle esigenze economiche e sociali».

La sostenibilità, sociale, economica ed ecologica come principio guida per la gestione dei beni comuni e per un'idea condivisa d'Europa: «l'idea stessa di "bene comune" nasce dall'ambiente e dai movimenti ambientalisti, dai quali provengo - spiega la Bettiol. Il concetto di bene comune è però strettamente legato a quello di sostenibilità e deve dunque allargarsi, comprendendo i vari aspetti che incidono sulla nostra qualità di vita. La sostenibilità rappresenta appieno il tessuto sul quale piantare i semi dei beni comuni».

Di fronte alla bulimia della speculazione internazionale e alle ricette turboliberiste che vengono suggerite per sfuggirle - ma che, storicamente, si sono dimostrate una cura da cavallo forse peggiore della malattia stessa che dovrebbero curare - l'alternativa contenuta nel Manifesto dei Beni comuni europei è stata già sottoscritta da più di 7mila cittadini dell'Europa, e sostenuta da altri in tutto il mondo, raccogliendo firme di rettori universitari, politici, economisti.

«Tocca ora ai media fare da cassa di risonanza e diffondere il più possibile l'iniziativa tra i cittadini perché possano fare la loro parte - chiosa Claudia Bettiol. In molti ancora devono mettere la loro firma sotto il Manifesto per sancire il loro sostegno a quest'iniziativa, per far si che non resti soltanto un sogno. Raggiungendo cifre più significative potremo presentarla con forza accresciuta ai leader europei. Possiamo e dobbiamo prendere coscienza della nostra cultura e delle nostre radici comuni europee, delle quali i beni comuni dell'Europa sono un simbolo che appartiene tutti noi».

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