[24/11/2011] News

Enel, Eni, Finmeccanica e Telecom: l'Ue deferisce l'Italia alla Corte di giustizia per restrizioni agli investimenti in società privatizzate

La Commissione  europea ha deciso oggi di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea «In quanto ritiene che alcune disposizioni della normativa italiana che conferisce poteri speciali allo Stato italiano nelle società privatizzate operanti in settori strategici come le telecomunicazioni e l'energia impongano restrizioni ingiustificate alla libera circolazione dei capitali e al diritto di stabilimento (articoli 63 e 49 Tfue). Uno o più di questi poteri speciali sono stati introdotti negli statuti di Enel, Eni, Telecom Italia e Finmeccanica».

Se non fosse che questo tipo di iniziative a una gestazione molto lunga, sembrerebbe un intervento a piedi uniti della Commissione Ue sul dibattito in corso sulla possibile completa privatizzazione delle grandi partecipate energetiche dallo Stato e nello scandalo economico-politico che sta sommergendo in questi giorni Finmeccanica.

La Commissione Ue ricorda che «La legislazione italiana stabilisce che allo Stato possano essere conferiti poteri speciali onde salvaguardarne gli interessi fondamentali, nel caso in cui essi siano a rischio. In primo luogo, lo Stato italiano ha il potere di opporsi sia all'acquisto di azioni che alla conclusione di patti da parte degli azionisti che detengono una determinata quota del diritto di voto (pari al 5% o inferiore, se così stabilito). In secondo luogo, lo Stato può opporsi a talune decisioni prese dalle imprese, ad esempio riguardo a fusioni o scorporazioni. La Commissione ritiene che tali poteri rendano gli investimenti diretti e di portafoglio meno vantaggiosi e che quindi scoraggino i potenziali investitori stabiliti in altri Stati membri dall'acquistare azioni di queste società».

Bruxelles aggiunge che «Gli Stati membri possono giustificare tali misure alle condizioni rigorose stabilite dal trattato Ue e circostanziate nella giurisprudenza della Corte. Tuttavia, in questo caso la Commissione ritiene che le restrizioni riguardanti le acquisizioni e i patti tra gli azionisti, oggetto della procedura in questione, siano inadeguate per proteggere l'obiettivo di salvaguardare gli interessi vitali dello Stato. Inoltre, i criteri per l'esercizio dei poteri speciali non sono sufficientemente precisi e potrebbero comportare un'eccessiva discrezionalità da parte dello Stato. Pertanto, secondo la Commissione, questi diritti speciali pongono restrizioni ingiustificate alla libera circolazione dei capitali (articolo 63 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea - Tfue) e al diritto di stabilimento (articolo 49 Tfue).

Il comunicato stampa che annuncia il deferimento però afferma che «Stando agli ultimi contatti con le autorità italiane si può prevedere che entro breve l'Italia riuscirà a conformarsi alla legislazione Ue. Pertanto, la Commissione europea ha deciso di rimandare di un mese l'esecuzione della decisione di rinvio dinnanzi alla Corte».

Torna all'archivio