
[25/11/2011] News
«Spendere in prevenzione è meno costoso che rincorrere i danni in emergenza» ha dichiarato il neo ministro per l'Ambiente Corrado Clini. Secondo il ministro il dissesto idrogeologico è una priorità assoluta e quindi è necessario ridefinire il fabbisogno per l'ambiente in modo che sia legato a obiettivi di spesa precisi limitando i margini di discrezionalità delle amministrazioni locali.
Il ministro ha accusato le amministrazioni di avere speso soldi destinati alla protezione dell'ambiente in opere di minore importanza come gli arredi urbani. Soldi non spesi o spesi male, ritardi per l'eccessiva burocrazia e le troppe competenze nel settore della difesa del suolo, uso senza limiti del cemento.
Questi alcuni motivi delle "criticità" che sono state rilevate. Per Clini si deve ripartire, aggiornando la mappa della vulnerabilità nel territorio italiano in funzione anche dei cambiamenti climatici in atto, ed attuare delocalizzazioni delle strutture costruite in zone a rischio verso zone ritenute più sicure (l'idea è stata condivisa dal Dipartimento della Protezione civile in linea teorica ma è ritenuta di difficile attuazione al di la degli elevati costi economici).
Un altro aspetto importante è quello normativo: è necessario un testo unico che affronti il tema della difesa del suolo e del rischio idrogeologico tenendo conto dei nuovi scenari dettati dai cambiamenti climatici e che indichi le politiche di adattamento.
Una prima proposta di lavoro è venuta dal senatore del Pd Alfonso Andria, che ha predisposto e presentato al Senato un disegno di legge che prevede misure urgenti per la gestione e la prevenzione del rischio idrogeologico, il 2644 del 15 giugno 2011.
«Grazie alla richiesta del Partito democratico a Palazzo Madama, e al solerte accoglimento del presidente della Commissione Ambiente, Antonio D'Alì, il DDL ha già cominciato il suo iter attraverso un ciclo di audizioni registrando prevalentemente apprezzamenti e raccogliendo spunti e suggerimenti migliorativi».
Il senatore ha quindi chiesto al ministro Clini di prenderlo in esame e valutarlo: «potrebbe rappresentare già da subito uno strumento intorno al quale Parlamento e Governo si confrontino, a partire dall'esigenza di riordinare le competenze della filiera istituzionale, ragionando in una logica di prevenzione, piuttosto che di emergenza, come giustamente sostiene il ministro».