
[29/11/2011] News toscana
Diciamolo fuori dai denti e con franchezza: il referendum non è la soluzione a tutti i mali. Questo non vuol dire che sia uno strumento inutile, anzi, ma non è risolutivo soprattutto quando si chiama a dire sì o no su questioni assai più complicate come la gestione dell'acqua e dei rifiuti. Perché l'ultimo referendum su questo era (nucleare a parte) anche se è passato come la battaglia per l'acqua pubblica.
Con l'abrogazione della cosiddetta "legge Ronchi" avvenuta appunto tramite la consultazione referendaria se non si è passati dalla padella nella brace poco ci manca. Perché se siamo tutti d'accordo che è giusto che questo "bene comune" sia gestito dal pubblico, sul come non è con un sì e un no che abroga una legge che si possa calare l'asso.
Stessa cosa per i rifiuti, considerando anche che non tutti quelli che hanno votato sapevano che anche questi erano in discussione.
Ancora una volta, però, dobbiamo registrare l'incapacità della politica di fornire una risposta convincente da cui la scelta di andare per vie referendarie che più che di partecipazione e democrazia puzza di "pilatismo".
Gestire bene i beni comuni, scusate il gioco di parole, non è assicurato - lo dimostrano i fatti concreti non le parole - né dal pubblico né dal privato in quanto tali. Servono dei criteri di sostenibilità da rispettare e ben venga se a farlo lo è il pubblico, purché lo faccia in modo rigoroso e senza demagogia. Chi paga e come la gestione degli acquedotti è il nodo per la gestione della risorsa idrica. Come si rende efficace ed efficiente e sostenibile ambientalmente ed economicamente il ciclo integrato dei rifiuti, il nodo della gestione appunto dei rifiuti.
«Ci aspettiamo che il Governo Monti ponga rapidamente mano all'attuazione all'Agenzia nazionale di vigilanza sulle risorse idriche per una rapida definizione delle tariffe e dia il via alla definizione di un quadro regolativo chiaro e stabile per tutti i servizi pubblici» dice nel merito Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana, aprendo l'incontro sulla riforma delle Autorità di Ambito organizzato da Confservizi Cispel Toscana, la società di consulenza e formazione Ti Forma e l'Associazione Nazionale delle Autorità di Ambito, Anea.
Aggiungendo che «Il settore idrico e quello dei rifiuti stanno pagando le conseguenze del vuoto legislativo dopo che due anni fa la legge Calderoli ha abolito gli Ato, facendoli restare privi di soggetto di domanda, di regolatore locale, di stazione appaltante. E' stato da irresponsabili arrivare a questo punto, consegnando settori cruciali per il Paese alla navigazione a vista, al giorno per giorno».
In particolare i due sistemi tariffari hanno subito colpi continui: «Il più grave quello alla tariffa idrica, con l'abrogazione per via referendaria della remunerazione del capitale investito - ha proseguito - A mesi dal referendum niente si sa ancora sul nuovo sistema tariffario da adottarsi alla luce dell'esito referendario».
Nel campo dei rifiuti - ricorda la nota di Cispel - il passaggio totale da tassa a tariffa è rinviato da anni, e la stessa tariffa è oggetto di continue verifiche della giurisprudenza, riguardo all'iva, alla riscossione, eccetera.
Ora non c'è più tempo per attendere si legge ancora: «La legge 148/2011 - sostiene sempre il presidente di Confservizi Cispel Toscana - stabilisce la cessazione degli affidamenti illegittimi fra marzo e giugno del 2012: occorre dunque procedere molto velocemente, evitando altri rinvii e dotando questi due importanti settori di un quadro di regolazione locale chiaro e stabile».
Le Regioni stanno procedendo a decisioni sulle Ato ognuna a suo modo. La Toscana approverà entro l'anno scelte fondamentali: la riduzione a una sola Autorità di ambito per il servizio idrico e a tre per i rifiuti. «Importante è che si chiuda rapidamente questo capitolo, senza ulteriori rinvii», conclude De Girolamo.
Tutte considerazioni comprensibili, ma se è certamente vero che bisognerebbe far presto, bisognerebbe pure fare bene. Lo diciamo perché siccome il referendum si è fatto, bisognerà giocoforza tenere conto dell'esito, in primis per un principio di democrazia e poi non fosse altro per evitare una serie di ricorsi ai tribunali con il rischio di far decidere a loro e ancora una volta non alla politica, il daffarsi...