[30/11/2011] News toscana

Acqua: meglio non mal-trattare

L'acqua è un bene naturale. Trasformarla in un prodotto artificiale è una avventura costosa, energivora e fragile. L'esempio della Val di Cornia è da manuale.

Finora per tutti gli usi, potabili, industriali ed agricoli, si sono usate le acque della falda idrica profonda. L'uso eccessivo ha portato ad un pauroso abbassamento del livello e all'intrusione di acque salate dal mare.

La salinizzazione delle acque e l'aumentata velocità di deflusso delle acque nella falda idrica sempre più ridotta hanno indotto l'aumento della presenza di boro ed arsenico. Insomma si sta raschiando il barile e le acque sono sempre più cariche di detriti.

Qui scatta il dilemma. Ritornare a far pace con l'ambiente o continuare sulla strada della forzatura e della violenza ambientale? E' stata scelta questa strada ed allora giù con impianti di filtrazione, dissalatori da milioni di MW/h di energia elettrica e tutto l'armamentario della vecchia ingegneria muscolare.

Ma sarebbe possibile anche una strada diversa. Sopra le falde idriche, così stressate, scorre il fiume Cornia.
Intanto si potrebbe favorire la ricarica della falde, con opere di ingegneria ambientale che hanno costi irrisori e benefici di milioni di mc/anno. Invece proseguono opere di asportazione del mantello ghiaioso e attività che ostruiscono l'infiltrazione delle acque di scorrimento. Le industrie di rapina degli inerti hanno la priorità, al momento, rispetto all'acqua come bene di tutti, ma la cosa non sembra preoccupare neppure quelli che si ritengono, impropriamente, gli eredi del recente referendum.

L'acqua di scorrimento del fiume potrebbe essere utilizzata, per molti mesi all'anno, per alimentare direttamente il sistema degli acquedotti.

Come è stato dimostrato da un folto gruppo di cittadini ci sono zone in cui la costruzione di pozzi in alveo è estremamente semplice e di basso costo.

L'acqua prelevata dallo scorrimento sostituirebbe quella pompata da pozzi profondi e quindi la falda avrebbe tempo di ricaricarsi con un duplice beneficio:
1) minore salinizzazione e quindi abbassamento dei titoli di boro e di arsenico.
2) Ritorno di acque dolci in quelle zone agricole ora in forte decadimento produttivo a causa della impossibilità ad irrigare perché con acque salmastre sottostanti.

La più grande opera a favore dell'agricoltura sarebbe quella di usare le acque di superficie per il settore potabile.
Invece siamo regrediti all'autarchia di scopo fino a bruciare risorse pubbliche in altre opere che non andranno mai a beneficio dell'agricoltura, ma questo è un altro capitolo.

In Val di Cornia c'è già un grande lago con le condotte che arrivano in gran parte delle terre agricole della vallata. E' sotto i piedi dei suoi abitanti.
Sono le falde idriche, che si estendono per decine di Km quadrati: vanno ripristinate e rispettate e possono continuare a svolgere la loro funzione di accumulo e distribuzione di acqua per l'agricoltura.

Molti, in passato, sostenevano che le acque di scorrimento del Cornia non fossero idonee all'uso potabile per un loro contenuto di boro. Prelievi ed analisi fatti dai cittadini hanno dimostrato che questo non è vero. Ed anche l'ARPAT, dopo anni, ha dovuto prenderne atto.

Ma comunque è strano che in presenza di un supposto inquinamento delle acque superficiali da boro non abbiamo mai avviato una ricerca delle fonti inquinanti. Nella bassa vallata ci prendiamo il boro, forse scaricato imprudentemente nel bacino idrico, e neppure andiamo a controllare da dove viene il regalo.

Comunque sia è dimostrato che le acque di scorrimento del Cornia sono non solo potabili, ma molto più leggere e gradevoli delle acque di falda; insomma abbiamo un'acqua paragonabile con le migliori acque minerali e la lasciamo scorrere.

In alternativa prendiamo l'acqua peggiore, la trattiamo, consumando una quantità enorme di energia elettrica e quindi creando inquinamento, per poi far pagare questo spreco ai cittadini con aumenti delle bollette o comunque con denaro pubblico.

 

Torna all'archivio