
[02/12/2011] News
Diversi anni fa, parlando di biologico, sottolineavamo come la sostenibilità ambientale e sociale comincia anche da cosa mangiamo. Il caso dello scontro sul chi produce alimenti più "sani" tra Barilla e Plasmon a colpi di pubblicità comparate ha, come sostiene Andrea Ferrante, presidente nazionale AIAB «il merito di attrarre l'attenzione su come il cibo è prodotto e sul valore nutrizionale, o disvalore tossico, di cui è portatore».
Perché come è emerso dal convegno ‘Nuove frontiere di ricerca e sostenibilità in agricoltura biologica: energia, biodiversità e acqua' il biologico non ha il budget per comprare intere pagine pubblicitarie di grandi testate nazionali ma come dimostra l'Aiab «Abbiamo però lavorato negli ultimi decenni - spiega sempre Ferrante - a dare sostanza alle istanze di azzeramento dell'uso della chimica nella produzione agricola. Non per migliorare il nostro posizionamento competitivo di mercato, ma per autentica missione. Non per ridurre il residuo nel prodotto finito, ma per evitare un intero complesso inquinante. Ne abbiamo fatto un valore, che vale più di un'inserzione pubblicitaria».
La riflessione sulla sobrietà energetica del biologico, in essere o da perseguire, è incardinata - viene spiegato in un comunicato - nel quadro della ricomposizione dei sistemi agro-zootecnici su scala aziendale o consortile, rimettendo in campo una visione integrata del sistema produttivo, dove i cicli di massa ed energia si chiudano con un bilancio positivo e con un contributo alla mitigazione climatica. Il convegno ragiona intorno a un'equazione: BIO=mc2, ossia qualificare il ruolo del biologico nel razionalizzare usi e flussi di biomasse e combustibili.
«La riconnessione di un tessuto agro-zootecnico che ricomponga usi sostenibili di foraggi e mangimi e riciclo delle biomasse, si iscrive di diritto in questo scenario di ricostruzione di senso produttivo e ambientale - spiega Luca Colombo, coordinatore scientifico FIRAB che con Aiab ha organizzato il convegno -. Con il convegno odierno intendiamo verificare come il biologico possa e debba intervenire nel ripristino di equilibri ambientali e climatici. Si tratta di una prospettiva che, sempre per ricollegarsi al contesto internazionale, incrocia anche i temi della Conferenza Mondiale di Rio sullo Sviluppo Sostenibile, in programma a giugno del 2012, a 20 anni da quella che inaugurò la stagione dei grandi appuntamenti mondiali delle Nazioni Unite».
Geograficamente ospitato a Milano, città che nel 2015 accoglierà l'Esposizione Universale sul tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, il convegno porta a sintesi proprio i due grandi temi che incardinano il percorso dell'Expo, presentando così l'occasione per offrire spunti e contenuti per l'agenda tematica che la fiera dovrà cominciare a elaborare.
Il convegno, inoltre, si tiene in contemporanea con la COP17 (la Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici) in programma a Durban, Sud Africa, dove l'agricoltura deve riuscire ad accreditarsi come settore cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici e dove dovranno emergere con definitiva nettezza le pratiche lesive degli equilibri climatici da quelle che li subiscono e mitigano.
Stando ai dati prodotti dall'IPCC, l'agricoltura, nel suo complesso, contribuisce per il 13,5% delle emissioni globali di gas climalteranti[1], con il 47% e 58% delle emissioni antropogeniche di CH4 e N2O[2], originate da produzione e uso di fertilizzanti, fermentazione enterica, combustione di biomassa, gestione delle deiezioni e coltivazione di riso, mentre l'intero sistema agroalimentare contribuisce per un quarto delle emissioni in Europa[3]. Il biologico, però, può ridurre in modo significativo le emissioni serra dell'agricoltura. Una metanalisi condotta da FIBL nel 2010 su 45 studi ha messo in evidenza che lo stock di carbonio organico nel suolo dei terreni gestiti in maniera biologica è in media di 37.4 tonnellate di carbonio per ettaro, contro i 26.7 dei terreni di aziende convenzionali.
Ma anche il biologico può fare di più e meglio: «È indiscutibile - conclude Vincenzo Vizioli, presidente FIRAB - che la sequestrazione carbonica dei suoli, le ridotte emissioni di gas a effetto serra e l'uso sostenibile delle risorse naturali, qualifichino il biologico come un modello virtuoso, ma la ricerca è ancora carente e va largamente incentivata e finanziata per determinare pratiche, tecnologie, qualità degli input, che migliorino e potenzino la sua performance nei diversi contesti colturali e produttivi, non limitandosi tra l'altro a prendere in considerazione la sola produzione primaria, ma anche i processi di filiera e commerciali che interessano le derrate biologiche».
Domani, sabato 3 dicembre, alle ore 9.30 presso il Centro congressi della Provincia si terrà la tavola rotonda Il movimento biologico rimette l'agricoltura e i suoi attori al centro di una economia solidale di utilità sociale, economica e ambientale, con la quale AIAB si confronterà con le istituzioni, le forze politiche e l'associazionismo.