
[05/12/2011] News
Finalmente qualcosa che cresce... la diseguaglianza tra i redditi più elevati e quelli più bassi. Lo rivela l'Ocse, in un rapporto presentato oggi di cui dà notizia l'Ansa. Nel nostro Paese, scrive l'organizzazione, lo stipendio medio del 10% più ricco è oltre 10 volte superiore a quello del 10% più povero (49.300 euro contro 4.877). Inoltre, la quota di reddito nazionale complessivo detenuta dall'1% più ricco è passata dal 7 al 10% negli ultimi 20 anni.
Nel nostro Paese dove la parola crescita è sulla bocca di tutti, ma nessuno sa declinarla sulla sostenibilità sociale (men che meno a quella ambientale) aggrappandosi alla vecchia (e non più vera) idea che se crescono i ricchi crescono anche i poveri che raccolgono "le briciole" della tavola, ecco la certificazione del fallimento dell'attuale modello di sviluppo. Crescere all'infinito è pura ideologia intesa come falsa coscienza perché per evidenti e conosciute leggi fisiche niente può crescere all'infinito. Noi, e per noi intendiamo l'occidente, siamo arrivati a quel limite, ma non vogliamo accettarlo. Non vogliamo pensare a una diversa formula di crescita, non più basata su beni fisici, e dunque eccoci di fronte al fatto compiuto. E non è un bel vedere.
La manovra di Monti non sappiamo se ridurrà questa forbice, anche se ne dubitiamo fortemente, tuttavia quanto sostiene sempre l'Ocse per quanto riguarda le politiche fiscali dovrebbe far riflettere: «la quota crescente di reddito per la popolazione con le retribuzioni più elevate suggerisce che la sua capacità contributiva è aumentata. In tale contesto, le autorità potrebbero riesaminare il ruolo redistributivo della fiscalità onde assicurare che i soggetti più abbienti contribuiscano in giusta misura al pagamento degli oneri».
Non solo poi non si cresce, se non nelle disparità, ma cala pure la capacità dei servizi pubblici (sanità e istruzione) di contribuire proprio alla riduzione delle disparità, mentre aumenta il ruolo di sussidi sociali e imposte sul reddito nella redistribuzione della ricchezza, superiore alla media Ocse. In questo contesto, conclude l'organizzazione parigina, «la sfida principale consiste nel creare posti di lavoro qualitativamente e quantitativamente migliori, che offrano buone prospettive di carriera e la possibilità concreta di sfuggire alla povertà», dato che «l'occupazione è il modo per migliore di ridurre le disparità».