
[07/12/2011] News
Il gigante minerario Rio Tinto ha scelto, non a caso, la poverissima e turbolenta Guinea, dove anche negli ultimi giorni ci sono stati scontri tra forze governative e opposizione, per tenere il suo Consiglio di amministrazione e il boss in persona della multinazionale, Tom Albanese il 5 dicembre è andato con tutto il suo Comitato esecutivo in visita di cortesia a Conakry dal presidente della Repubblica Alpha Conde.
Alanese ha evocato le prospettive di sviluppo per la Giunea derivanti dal colossale progetto minerario dei Monti Simandou, a Bayla a più di 950 km da Conakry, e a quanto riferisce Aminata.com, secondo lui l'incontro «E' stata l'occasione per il Comitato esecutivo di discutere dei principali fattori legati allo sfruttamento dei giacimenti con l'Autorité Giunéenne, perché la società conta di investire miliardi di dollari nel quadro dello sfruttamento dei minerali ferrosi», poi ha assicurato, contro l'evidenza della storia di Rio Tinto in Guinea, che «i benefici della società serviranno alla protezione dell'ambiente, allo sviluppo delle infrastrutture sociali di base, tra le quali la salute e l'educazione».
Rio Tinto definisce "world-class" il progetto della miniera di ferro di Simandou, una concessione della Simfer S.A., che le appartiene per il 95%, mentre il restante 5% è dell'International finance corporation (Ifc), il braccio privato della Banca Mondiale. Nel 2010 Rio Tinto ha firmato un accordo con Chalco, l'impresa statale cinese che produce alluminio, per realizzare una joint venture per lo sviluppo e la gestione di Simandou. Nel 2011, il governo della Guinea e la Simfer hanno firmato un accordo transattivo che conferma il titolo SIMFER SA una concessione meridionale di Simandou. L'accordo transattivo che prevede che il governo abbia il diritto di prendere una quota fino al 35% della Simfer e una quota del 51% di una "special purpose vehicle" che costruirà e gestirà le infrastrutture ferroviarie e portuali.
Albanese si è detto soddisfatto dell'incontro con Conde «che ha permesso di rivedere il cammino percorso dalla società e le disposizioni pratiche che saranno prese per la materializzazione di questo grande progetto minerario. Per far questo Rio Tinto conta di costruire una linea ferroviaria che colleghi Beyla a Benty ed un porto minerario moderno in acque profonde a Matakan, nella prefettura di Forécariah».
Alpha Condé, dopo l'incontro con la Rio Tinto, ha messo i puntini selle i con un comunicato ufficiale della presidenza della Repubblica nel quale dice di aver chiesto alla multinazionale mineraria di «Osservare e rispettare strettamente il nuovo codice minerario in vigore nel Paese, al fine di far profittare le popolazioni guineane delle ricadute prodotte da queste "potenzialità" del sottosuolo».
Coindè, che all'incontro con la Rio Tinto si è portato dietro anche i ministri delle miniere e dei trasporti, ha chiesto ad Albanese «Di passare subito alla fase esecutiva per permettere alla popolazione di beneficiare delle ricadute economiche».
Il progetto Simandou prevede: la realizzazione di una gigantesca miniera da 95 milioni di tonnellate di minerale di ferro all'anno; una ferrovia Trans-Guinea di circa 650 km per il trasporto del minerale dalla concessione mineraria alla costa della Guinea; il nuovo porto in acque che dovrebbe essere realizzato a a circa 60 km a sud di Conakry. Un investimento complessivo di almeno 10 miliardi di dollari per mettere in produzione la miniera e le sue infrastrutture entro la metà del 2015.
Rio Tinto dice di aver investito fino ad oggi già 1,5 miliardi di dollari e che «Simandou sarà il più grande progetto integrato di miniera di ferro e infrastrutture mai realizzato in Africa e produrrà vantaggi economici e sociali sostenibili per la Guinea. Migliaia di posti di lavoro verranno creati durante la fase di costruzione. Una volta operativa la miniera avrà 4.000 lavoratori a tempo pieno. Al momento abbiamo più di 1.800 persone che lavorano al progetto, il 90% dei quali sono guineani».
Un affare gigantesco che rimane molto lucroso nonostante che, con il Codice minerario approvato dalla Guinea, sembra finito il far west della corruzione e dell'arbitrio delle multinazionali, vere padrone di questo poverissimo e sfortunato Paese che vive su un immenso forziere pieno di risorse minerarie.