
[07/12/2011] News
Il segretario dell''Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec), Abdallah el-Badri, ha detto oggi in una conferenza stampa tenutasi a Doha, in Qatar, dove è in corso il Congresso mondiale sul petrolio, «Spero veramente che non ci sarà un embargo dell'Unione europea» sul petrolio iraniano. «Sarebbe effettivamente molto difficile rimpiazzare le centinaia di migliaia di barili di petrolio importati ogni giorno dall'Europa dall'Iran».
I ministri degli esteri dell'Ue hanno adottato sanzioni supplementari contro il programma nucleare di Teheran, ma i 27 Paesi dell'Ue non sono d'accordo sul divieto di importare petrolio iraniano, anche se i Paesi favorevoli all'embargo dicono che la Repubblica Islamica, senza le entrate petrolifere, non sarebbe in grado di realizzare un'arma nucleare.
All'embargo petrolifero non crede nemmeno la Russia, uno dei Paesi del G5+1 (gli altri sono Cina, Gran Bretagna, Francia, Usa e Germania) che hanno chiesto nuove sanzioni contro l'Iran dopo che l'International atomic energy agency (Iaea) ha detto di avere le prove che l'Iran in passato abbia lavorato alla bomba nucleare.
Il 4 dicembre il ministro degli esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, aveva messo in guardia americani ed europei: «Il prezzo del petrolio raddoppierà per raggiungere i 250 dollari al barile se l'Occidente metterà in atto un embargo sulle importazioni di petrolio iraniano».
Oggi il ministri dell'energia russo, Sergei Chmako, anche lui a Doha, ha detto che «La Russia non giudica necessario partecipare ad un embargo energetico contro l'Iran, anche se è un importante esportatore di petrolio e gas e non consuma una sola tonnellata di prodotti energetici iraniani. Non abbiamo bisogno di aderire all'embargo. E non abbiamo intenzione di importare del petrolio iraniano». In effetti i russi non consumano ma forniscono prodotti energetici all'Iran, a cominciare dal combustibile nucleare per far funzionale l'unica centrale nucleare iraniana che loro hanno terminato di costruire dopo che le fondamenta erano state gettate dai tedeschi ai bei tempi della dittatura dello Scià di Persia.
Intanto lo sceicco Mohammad al Maktum, emiro di Dubai, vice presidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, non sembra preoccupato per le attività nucleari iraniane (anche perché gli emirati vogliono fare altrettanto). Oggi in un'intervista alla Cnn ha detto: «L'Iran non sta sviluppando le armi atomiche tantomeno per colpire Israele.Che farebbe l'Iran con un arsenale nucleare? Colpirebbe Israele? E quanti palestinesi morirebbero? E crede che se l'Iran colpisse Israele garantirebbe la propria sicurezza? Non credo, personalmente, che l'Iran stia sviluppando un programma nucleare bellico».
Abbastanza sorprendente per un Paese che con l'Iran ha diversi conti aperti e che ospita basi militari occidentali. Ma non bisogna dimenticarsi che gli Emirati sono una federazione di monarchie assolute che vivono in un delicato equilibrio nel quale una minoranza ricchissima sfrutta, a volte fino alla schiavitù, una massa di immigrati privi di diritti. Anche per questo al Maktum è preoccupato di quel che succede in Siria: «La Siria e' un caso più complicato dell'Egitto o della Libia per via dell'Iraq e del Libano, ma quello che la gente vuole è lavoro, sono opportunità', e le sta la chiedendo a gran voce. A meno che Bashar non cambi e cominci a fare gli interessi della sua gente, andrà avanti così».
Intanto sulla Siria spirano venti di guerra: secondo al-Arabiya, dopo che ieri i media egiziani hanno dato notizia di navi da guerra Usa e della Russia (alleata del regime nazional-socialista siriano) dirette verso la costa siriana, il sito dell'emittente araba oggi annuncia che un sottomarino nucleare Usa avrebbe attraversato il Canale di Suez proveniente dal Mar Rosso e raggiunto il Mediterraneo si sarebbe diretto verso la Siria.