[13/12/2011] News

Il Canada si ritira ufficialmente dal Protocollo di Kyoto

E' il risultato dello sporco affare delle sabbie bituminose

Il ministro dell'ambiente del Canada, Peter Kent, ha annunciato ufficialmente l'uscita del suo Paese dal Protocollo di Kyoto, un modo abbastanza sleale per non mantenere gli impegni e per evitare circa 14 miliardi di dollari di penalità. Per nascondere il fallimento della riduzione delle emissioni di gas serra Kent non ha trovato di meglio che accusare il governo liberale dell'ex premier Jean Chrétien di aver firmato il Protocollo di Kyoto nel 1997, senza però prendere le misure necessarie per la riduzione dei gas serra.

«Adesso, è troppo tardi perché il Canada pervenga a rispettare gli obblighi imposti dal Protocollo di Kyoto». Quindi il governo conservatore fa come quel tizio che al ristorante si siede alla tavolata di amici e poi si eclissa senza pagare il conto comune.

Il Canada doveva obbligatoriamente informare l'Onu della sua decisione di abbandonare il Protocollo di Kyoto entro la fine dell'anno ed evidentemente è andato alla Cop17 Unfccc di Durban non per trattare, ma con una decisione già presa dal governo e per non pagare le penalità per il non rispetto dei suoi obiettivi di riduzione di CO2 e i fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo.

Kent, in una conferenza stampa convocata alla Camera dei Comuni di Ottawa appena due ore dopo il suo ritorno da Durban, ha detto: «Per il Canada, Kyoto fa parte del passato. Conseguentemente, invochiamo il nostro diritto legale a ritirarci ufficialmente dal Protocollo. Adesso è chiaro che il Protocollo di Kyoto non è una soluzione percorribile per il future».

Il governo conservatore canadese, eletto nel 2006 e riconfermato quest'anno, ha promesso di ridurre entro il 2020 del 17% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 2005. Più o meno gli stessi obiettivi degli Usa. Ora tutto il Nord America è fuori dal Protocollo di Kyoto.

Megan Leslie, portavoce ambientale del Nouveau parti démocratique/New democratic party (Ndp, di centrosinistra, che ha avuto un successo strepitoso alle ultime elezioni diventando il secondo partito del Canada) ha criticato in Parlamento le dichiarazioni di Kent: «quel che succede in realtà è che il nostro governo si sottrae ai suoi obblighi internazionali. Siamo come un bambino che non riesce in classe e che preferisce abbandonare la scuola prima che arrivino i cattivi voti».

Anche la presidente nazionale del Conseil des Canadiens, Maude Barlow, ha criticato la decisione di uscire da Kyoto: «Il governo Harper ha trasformato il Canada in un ritardatario recidivo sul problema più pressante della nostra epoca, la lotta contro il cambiamento climatico, questo non può che nuocere alla nostra reputazione internazionale».

Già a Durban, Laurin Liu, la portavoce del Npd che ha partecipato ai lavori della Cop17, aveva denunciato l'atteggiamento del ministro Kent che proponeva un accordo vincolante sul clima nel 2015 con il solo intento di fare ostruzionismo e di far saltare la Conferenza. «Questo è ridicolo sotto molti aspetti - aveva detto il deputato neodemocratico - Siamo riuniti a Durban per discutere della seconda fase di un trattato che esiste già e la cui negoziazione è durata decenni. Il ministro ha detto che spezzerà la schiena a questo trattato. Come pensa quindi che il mondo possa accettare un nuovo trattato con un Paese che non rispetta nemmeno quello che ha già ratificato?».

Poi la Liu ha ricordato che «Il Canada ha abbassato i suoi obiettivi di riduzione dei gas serra, ma malgrado questo non è stato capace di rispettarli. Il ministro non è soddisfatto di distruggere la sua credibilità in materia di cambiamenti climatici nel nostro Paese, ha tentato anche di sabotare la reputazione internazionale del Canada a Durban, facendo ostruzionismo ad ogni progresso e facendo delle proposte ipocrite che non sono nient'altro che una perdita di tempo».

Dopo le dichiarazioni in patria di Kent è intervenuta anche la leader del Npd, Nycole Turmel, «L'inazione dei conservatori di Stephen Harper in materia di ambiente intacca la reputazione del Canada e mette in pericolo il buon lavoro in Canada. Il resto del mondo progredisce adottando nuove soluzioni energetiche, ma sotto Stephen Harper il Canada accumula ritardo. E' non solo una cattiva notizia per il nostro ambiente, ma anche per le famiglie canadesi che saranno escluse dai lavori di qualità legati al settore energetico».

Il Npd ha presentato alla Camera dei Comuni una mozione che esorta il governo canadese a prendere «misure urgenti per preservare il nostro ambiente e proteggere i lavoratori canadesi legati alle nuove forme di energia» e la Kent ha sottolineato: «I nostri principali partner commerciali, in Europa e negli Usa, chiudono le loro porte all'energia canadese a causa dell'inazione di Stephen Harper in material ambientale. I Canadesi e le Canadesi hanno chiaramente indicato che non vogliono essere lasciati indietro. Dobbiamo investire per costruire un mondo sostenibile per le prossime generazioni ed investire nei lavori del futuro. L'inazione dei conservatori riguardo ai cambiamenti climatici nuoce all'immagine del Canada a livello mondiale ed invia un messaggio chiaro ai Paesi che progrediscono verso una nuova economia energetica: non investite qui».

Il 10 dicembre anche il Npd aveva partecipato alla grande manifestazione "Kyoto, pour l'espoir" che si è tenuta a Montreal, organizzata da diverse associazioni ambientaliste del Quebec. C'era anche Christy Ferguson, coordinatrice della campagna clima-energia di Greenpeace Canada, che ha spiegato cosa c'è dietro il no del Partito Conservatore a Kyoto: «Il governo Harper continua ad abbandonare il suo popolo e la comunità internazionale sulla questione più urgente del nostro tempo. Dobbiamo toglierci di dosso le sabbie bituminose e fare del Paese un leader della lotta ai cambiamenti climatici».

Il 23 novembre Greenpeace ha pubblicato il rapporto "Who's Holding Us Back" che svela la collusione tra il governo Harper e le multinazionali e le associazioni che operano nello sfruttamento delle sabbie bituminose e che dimostra come la Shell e l'Association canadienne des producteurs pétroliers contribuiscono all'inazione climatica del Canada e lo incoraggino a far deragliare i negoziati internazionali dell'Unfccc.

Il dossier sottolinea che «L'intensificazione dello sfruttamento delle sabbie bituminose, la crescita più rapida dei gas serra in Canada, imprigionerà il Paese in un'economia che produrrà grandi quantità di carbonio durante numerosi decenni». Keith Stewart, responsabile della campagna clima-energia di Greenpeace conclude: «Il Canada deve smettere di alimentare, con il suo carburante sporco, il fuoco dei cambiamenti climatici ed abbracciare la rivoluzione delle energie pulite. E' venuto il tempo di mettere fine allo sfruttamento delle sabbie bituminose».
Esattamente quello che il premier Harper e il ministro Kent non vogliono fare, né a Durban né ad Ottawa.

E il Kyoto Club in serata ha deciso di scrivere un appelo per far cambiare idea al governo canadese, ecco il testo:

il Canada ha annunciato la sua uscita dal Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici. Fino al 2017 il Protocollo sarà l'unico strumento per contenere le emissioni di gas serra mondiali.

La defezione canadese indebolirebbe lo sforzo, peraltro già insufficiente, per evitare gli impatti più pesanti del global warming. Kyoto Club si rivolge direttamente al Governo canadese, tramite la sua Ambasciata in Italia, per chiedere un ripensamento.

Il Canada dia ascolto alla faccia verde della sua economia, anziché alla voce di quelle industrie, come quelle legate alla lavorazione delle sabbie responsabili del 5% delle emissioni climalteranti del paese nordamericano, i cui interessi sono incompatibili con quelli del pianeta.

Kyoto Club propone a cittadini e associazioni di scrivere all'Ambasciata del Canada per esprimere il proprio dissenso sull'uscita del paese nordamericano dal Protocollo di Kyoto:

Ambasciatore James Fox - Ambasciata del Canada in Italia

e-mail: rome-gr@international.gc.ca

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