[14/12/2011] News toscana

Presentata in commissione Ambiente e territorio la Pdl di riforma degli Ato

La Regione Toscana risponde a quanto dettato, in tema di Ato, dalla Finanziaria 2010 del governo (dal 31 dicembre 2011 gli attuali ambiti ottimali devono essere soppressi) e dal nuovo anno cambia radicalmente la governance complessiva del sistema idrico e di gestione dei rifiuti. Le linee guida della proposta sono state illustrate e discusse in commissione Ambiente e territorio presieduta da Vincenzo Ceccarelli (Pd), alla presenza di tutti i soggetti coinvolti, a vario titolo, nel complesso e delicato tema della gestione dei servizi pubblici.

La Giunta regionale ha confermato l'intenzione, ferme restando le competenze dello Stato in materia, di avviare un confronto con le rappresentanze politiche, economiche e sociali, sulle «possibili nuove forme e modalità di gestione dei servizi pubblici locali».

Anzi la Regione per l'acqua parla espressamente di «raggiungimento dell'obiettivo di un unico gestore pubblico a livello di ambito territoriale ottimale, da costruire a partire dalla prima scadenza delle concessioni in essere». Il nuovo scenario prevede, per il servizio idrico integrato, superata l'attuale suddivisione del territorio regionale in sei ambiti territoriali, l'istituzione di un unico Ato con tutti i comuni della regione (ad esclusione di Marradi, Firenzuola e Palazzuolo sul Senio, già passati, per la gestione del servizio idrico, all'Emilia-Romagna).

Per i rifiuti viene confermata la scelta fatta nel 2007 dell'istituzione di tre Ambiti territoriali ottimali per ognuno dei quali sono già in corso le procedure per individuare il gestore unico. In termini di funzioni, quelle attualmente svolte dagli Ato saranno attribuite alle Authority. Per l'acqua una sola, l'Autorità idrica toscana, per il servizio di gestione dei rifiuti le Autorità saranno invece tre, una per ciascun ambito di area vasta (Toscana Centro, Toscana Costa e Toscana Sud).

L'Autorità idrica toscana sarà composta da un'Assemblea dei sindaci con funzioni di indirizzo e programmazione e sarà eletta da apposite Conferenze territoriali composte dai sindaci dei comuni che formano gli attuali Ato per garantire un costante rapporto con i territori. Ci saranno poi un direttore generale, un consiglio direttivo (con funzioni consultive e di controllo) e un collegio dei revisori.

Stesso schema per le tre Autorità dei rifiuti ma in questo caso le assemblee dei sindaci saranno naturalmente tre e saranno composte da tutti i sindaci del corrispondente ambito territoriale. Previste anche forme di partecipazione attiva tramite un Comitato consultivo (istituito presso la giunta regionale) per la qualità dei servizi composto, tra l'altro, da soggetti designati dalle associazioni sindacali, dei consumatori e ambientaliste, nonché dal Forum dei movimenti per l'acqua.

Tra i suoi compiti, quello di segnalare situazioni di particolare criticità e formulare proposte sulla qualità, l'efficienza e l'efficacia dei servizi. Parallelamente sarà istituito l'Osservatorio del servizio idrico integrato e di gestione dei rifiuti che servirà a supportare il ruolo che la Regione intende assumere riguardo alla programmazione del sistema oltre a garantire trasparenza e informazione sui dati relativi ai servizi. Sarà composto da tecnici qualificati e acquisirà dalle Autorità tutte le informazioni e i dati relativi ai servizi provvedendo alla loro analisi, valutazione ed elaborazione.

Gli stakeholder hanno evidenziato un sostanziale apprezzamento all'impianto normativo e una preoccupazione, è stata espressa soprattutto dai presidenti degli Ato, sul "periodo di transizione".

«La fase di avvio dell'Autorità Idrica Toscana (AIT), infatti, non è ben definita, non sono indicati il legale rappresentante, la sede legale, chi provvede agli adempimenti per il passaggio del personale e all'approvazione del bilancio di previsione entro il 31 dicembre». Secondo Cispel, «i tempi di attivazione non devono andare oltre marzo 2012 ed è necessario chiarire le competenze fra organi politici e tecnici».

Le maggiori perplessità, soprattutto riguardanti la riforma del servizio idrico, giungono dal mondo ambientalista. Per Legambiente, che ha inviato alla commissione regionale Ambiente le osservazioni, la carenza più marcata «è inerente ad un aspetto ambientale che ha riflessi sulla governance dell'acqua: non si fa riferimento alcuno ai bacini idrografici che non vengono mai citati.

Eppure il bilancio idrico (le entrate e le uscite) per la risorsa idrica si fa a scala di bacino idrografico. Questo è stato compreso fin dal 1989 con la legge 183 e poi riportato nella legge Galli del 1994, norme che hanno preso questo territorio come riferimento per svolgere le pianificazioni. Il contesto ambientale non può essere totalmente dimenticato a favore di suddivisioni puramente amministrative.

In questo modo si continua a tenere il servizio idropotabile separato e lontano da provvedimenti presi ad altri livelli (vedi Piano di distretto, Piani di bacino) che tra l'altro sono sovraordinati». Per questo l'associazione ambientalista nonostante la necessità di rispondere alla L.191/2009, non è convinta «che con la scelta dell'Ato unico per il servizio idrico si migliorino in modo certo qualità, efficienza e efficacia, a tutela dell'utenza e dell'ambiente».

Intanto la pdl ha avuto il via libera a maggioranza dalla commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale, presieduta da Marco Manneschi (IdV). Nel parere, che fa proprie alcune osservazioni dell'ufficio legislativo, si chiede di chiarire meglio alcune norme di funzionamento del Comitato consultivo per la qualità del servizio. Altre osservazioni interessano l'Osservatorio regionale presso il Consiglio: la commissione rileva che quest'ultimo appare più un organo di supporto all'attività gestionale della Giunta regionale, che non alle funzioni di indirizzo e controllo del Consiglio.

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