
[15/12/2011] News toscana
Che il PIT non andasse bene fu abbastanza chiaro fin da subito quando la passata amministrazione regionale lo approvò. C'erano troppe cose che non configuravano correttamente la dimensione e i caratteri ambientali e paesaggistici di una regione che in talune delle 38 schede paesaggistiche apparivano persino grotteschi.
E altrettanto inadeguato risultava il modello istituzionale di gestione di quelle politiche che tagliava fuori confinandoli in ruoli del tutto gregari livelli di pianificazione oggi essenziali come i bacini e i parchi e le altre aree protette.
Traspariva chiaramente insomma quanto fosse sbagliata e pericolosa l'idea che la gestione di quelle complesse politiche potesse e dovesse essere affidata unicamente a soggetti elettivi i quali peraltro erano già entrati in fibrillazione a partire dalle comunità montane, ai piccoli comuni fino alle recenti decisioni sulle province.
La nuova giunta di Enrico Rossi affidò alla Università di Firenze -Facoltà di Architettura il compito di mettere a punto proposte correttive. Dopo una ampia consultazione l'Università fiorentina ha presentato queste proposte che confermano la fondatezza di quei giudizi critici dati a caldo.
Ne esce una configurazione complessiva più corretta della nostra realtà paesaggistica e ambientale regionale e soprattutto le linee di un percorso che recupera quei ruoli interprovinciali e interregionali che poco saggiamente erano stati emarginati e penalizzati con effetti negativi che sono sotto gli occhi di tutti a dimostrazione che il riordino delle competenze non può passare da mere operazioni di estromissione e ancor meno di tagli non solo finanziari.
Dalle proposte del documento riemerge tutta l'urgenza, ad esempio, di politiche di programmazione e pianificazione ambientale del territorio regionale. Ecco perché sarebbe bene dopo tanti rinvii -e mentre a Roma si è fatto finora di tutto per far fuori i parchi- varare finalmente la nuova legge regionale sulle aree protette.
Che a luglio sia stata approvata una legge in base alla quale le aree protette devono conformare il loro piano a quello energetico andava bene forse per il vecchio Pit non certo con quello che propone il documento dell'Università di Firenze che sostiene proprio il contrario; sono le politiche di settore infatti che devono conformarsi a quelle di pianificazione complessiva.
Renzo Moschini, Gruppo di San Rossore