
[16/12/2011] News
In un blitz condotto questa mattina dai carabinieri del Ros sono stati arrestate 11 persone riconducibili al clan locale di Cosa nostra, tra queste anche il sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, già assurto all'onore delle cronache per le sue iniziative a favore dell'abusivismo edilizio.
Una notizia che non arriva certo inaspettata per il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, e quello regionale siciliano, Mimmo Fontana, «L'arresto per associazione mafiosa del primo cittadino di Campobello di Mazara purtroppo, non ci sorprende affatto. Ciro Caravà è quel sindaco che ha promesso un condono edilizio straordinario ai suoi cittadini in cambio della sua rielezione. Un modo di amministrare la cosa pubblica più che sospetto e perfettamente in linea con le gravi accuse che gli vengono contestate».
A giugno Legambiente aveva denunciato nel suo dossier "Mare Monstrum" la vicenda di Caravà, che aveva condotto la campagna elettorale garantendo la sanatoria edilizia agli 800 proprietari di case abusive lungo gli otto chilometri di costa del paese. Il Cigno Verde spiega che «Il sindaco assicurava di aver trovato cavilli giuridici negli archivi della regione Siciliana che permettevano di "risolvere il problema". Quelle case però erano e restano insanabili, perché realizzate entro i 150 metri dal mare, fascia su cui la legge regionale del 1976 impone l'inedificabilità assoluta. Per questo il Sindaco si era meritato anche la bandiera nera di Goletta Verde».
«Ricordiamo - dicono Cogliati Dezza e Fontana - che già nel 2008 il Ministero dell'interno aveva disposto un'ispezione per presunte infiltrazioni mafiose. Oggi dalle intercettazioni abbiamo avuto la conferma di come al Comune di Campobello i mafiosi fossero di casa. Ma i segnali inquietanti della loro familiarità con gli amministratori locali certo non mancavano. Nonostante ciò la politica non è stata in grado di impedire una gestione quantomeno sospetta del bene pubblico ed è dovuta intervenire la magistratura per porre fine a questa vicenda».
Ecco come il dossiere Mare Mostruim spiegava quel che è successo a Campobello di Mazara:
Una campagna elettorale piena di suspence, quella delle ultime amministrative a Campobello di Mazara. I proprietari delle centinaia di case abusive tirate su lungo gli otto chilometri di costa del comune trapanese, se è vero che il sindaco lo hanno rieletto è anche vero che stanno ancora trattenendo il fiato. Perché, nonostante le rassicurazioni, le carte "salva abusi" nascoste nelle cantine degli archivi della Regione Siciliana e che lui è andato a stanare non sono ancora state mostrate.
Ciro Caravà, eletto per la seconda volta alla guida di Campobello di Mazara, ha fatto della prospettiva di una sanatoria generale la sua bandiera elettorale. La sua ferma volontà di risolvere una volta per tutte il problema degli abusivi gli avrebbe permesso di riesumare dai faldoni degli uffici della Regione un decreto datato 1973. Quella carta magicamente trasformerebbe in case legali gli 800 immobili che da decenni sono considerati insanabili perché realizzati entro i 150 metri dal mare, su cui la legge regionale del 1976 impone l'inedificabilità assoluta.
Secondo il sindaco quell'atto era stato "smarrito", ma certificherebbe l'approvazione del Programma di fabbricato del 1971, in cui gli amministratori comunali di allora avevano previsto una zona di completamento urbano, ovvero zona B, proprio dove sorgono le case contestate di Tre Fontane (nella foto).
Curioso che per decenni i cittadini di Campobello siano stati lasciati nella ingiusta convinzione di essere dei fuorilegge. Così come è curioso che la Regione Siciliana, approvato il piano, non ne abbia dato notizia e quindi nemmeno una copia al Comune. Dove, a onore di cronaca, giacciono 7.000 pratiche di condono, grosso modo il numero degli aventi diritto al voto. In attesa del miracolo e della pubblica ostensione del decreto, Legambiente ha verificato a sua volta le carte. E ha trovato il decreto e smascherato il bluff: si riferisce a un altro piano urbanistico, un piano sovracomunale del 1973 (stilato per beneficiare dei fondi post terremoto) che stralcia quelle aree, considerandole "bianche" quindi non assimilabili alle zone B dove sarebbe possibile prevedere nuove edificazioni.
Siamo quindi di fronte a una fantasiosa interpretazione dell'amministrazione Caravà. Con buona pace dei suoi cittadini elettori e abusivi.
Intanto a Campobello nei primi giorni di giugno sono stati arrestati due consiglieri comunali di maggioranza colti in flagranza di reato mentre intascavano mazzette per agevolare delle pratiche edilizie. Già nel 2008 il Ministero dell'interno aveva disposto un'ispezione per presunte infiltrazioni mafiose. Recentemente si è dimesso dal consiglio comunale Antonino Grigoli, nipote di Giuseppe, re dei supermercati in Sicilia, oggi in carcere con l'accusa di essere il prestanome del superlatitante Matteo Messina Denaro. Grigoli è finito sotto indagine nell'operazione antimafia Golem II per aver avuto rapporti con Salvatore Messina Denaro, fratello del boss, oggi in carcere dopo 17 anni di latitanza.