
[27/12/2011] News
Il Nicaragua ha denunciato il Costa Rica alla Corte di giustizia internazionale dell'Aia (Cpi) per «violazioni della sua sovranità e danni importanti all'ambiente sul suo territorio». Il Nicaragua, che ha conti in sospeso con il Costa Rica fin dai tempi della rivoluzione sandinista e della guerriglia "contras" di destra, che trovava nel Paese confinante rifugi sicuri, dice che il governo di San Josè non riconosce «l'obbligo che gli incombe di non violare l'integrità del territorio nicaraguense così come delimitato dal trattato del 1858» e «l'obbligo che gli incombe di non causare danni al territorio nicaraguense».
Secondo il governo di Managua i lavori eseguiti dal Costa Rica nella zona di frontiera (nella foto) stanno già causando danni ambientali considerevoli al fiume San Juan. Inoltre il Nicaragua invita la Corte internazionale ad intimare al Costa Rica di «ristabilire lo statu quo ante, di indennizzare per tutti i danni causati, facendosi soprattutto carico dei costi supplementari causati in materia di dragaggio del fiume San Juan e di astenersi dal mettere in cantiere ogni nuovo progetto nella regione senza aver proceduto ad una buona valutazione sulle forme di impatto ambientale sull'ambiente transfrontaliero, valutazione che dovrà essere sottoposta al Nicaragua nei tempi giusti per permettergli di analizzarla e di reagire».
Managua chiede la cessazione «di tutti i lavori di costruzione intrapresi che portino danni, o siano in grado di portare pericoli» ai suoi diritti così come chiede una corretta valutazione di impatto ambientale che comprenda tutti i dettagli dei lavori». Secondo il Nicaragua il Costa Rica sta attuando nella maggior parte della zona di frontiera tra i due Paesi centroamericani grandi lavori di costruzione «che hanno gravi conseguenze per l'ambiente».
Nell'appello alla Cpi il governo sandinista di Managua sottolinea che «le attività intraprese in maniera unilaterale dal Costa Rica minacciano di distruggere il fiume San Juan del Nicaragua ed il suo fragile ecosistema, comprese le riserve della biosfera e le zone umide adiacenti al fiume, che beneficiano di una protezione internazionale e la cui sopravvivenza dipende dalla pulizia e dal flusso ininterrotto delle loro acque». La denuncia sottolinea che «la costruzione da parte del Costa Rica di una strada che segue un tracciato parallelo alla riva meridionale del fiume e le passa estremamente vicino, per un distanza del corso d'acqua di almeno 120 chilometri, da Los Chiles ad ovest al Delta ad est, costituisce la minaccia più immediata per il San Juan ed il suo ambiente». Per il Nicaragua, a causa dei lavori, «importanti volumi di sedimenti risultanti dagli scavi e dal livellamento del terreno che attualmente serve da fondazione alla strada con la terra spostata, vegetazione eradicata ed alberi abbattuti sono già stati scaricati nel fiume. La sedimentazione che si produce nel fiume rappresenta senza dubbio un pericolo imminente per la qualità dell'acqua, per la vita acquatica (comprese diverse specie in via di estinzione) e per la diversa fauna e flora presente sulle due rive, soprattutto nelle zone che fanno parte della riserva della biosfera Indio Maiz, uno dei nodi biologici più importanti del Corridoio biologico mesoamericano».
Anche se esistono nell'aria dispute territoriali e vecchie ruggini le accuse del Nicaragua (non proprio un esempio di gestione dell'ambiente) imbarazzano non poco il Costa Rica, presentato come esempio internazionale della salvaguardia della biodiversità e dello sviluppo sostenibile e dell'ecoturismo. Inoltre, dato che in Centro America si sono fatte guerre per molto meno, il pacifista Costa Rica, che non ha un esercito vero e proprio, guarda con crescente apprensione i movimenti alle frontiere delle truppe del Nicaragua, che ha il più potente e numeroso esercito centroamericano. In questo senso, il ricorso alla Corte di giustizia internazionale evita che la disputa frontaliera e ambientale degeneri in un conflitto aperto.
La Prensa, il più importante giornale del Nicaragua, annuncia che una delegazione di deputati del Costa Rica sarà il 5 gennaio in Nicaragua per partecipare ad un incontro organizzato dalla Alianza Evangélica de Nicaragua, per valutare dal punto di vista scientifico le conseguenze della strada sulle rive del San Juan de Nicaragua.
Mauricio Fonseca Pereira, presidente dell'Alianza Evangélica de Nicaragua ha spiegato a La Prensa che «è nel comune interesse che si dimostri scientificamente che si sta facendo un danno alla flora ed alla fauna e che in un futuro molto vicino questo colpirà entrambe le nazioni. Danneggiare il fiume San Juan è fare danno all'ecosistema, vogliamo evitare danni alla natura».