[28/12/2011] News

La Cina manterrĂ  le sue esportazioni di terre rare (controlli ambientali permettendo)

L'industria dell'elettronica e la green economy mondiale tirano un sospiro di sollievo: la Cina ha annunciato che manterrà le sue quote di esportazioni di terre rare nel 2012 agli stessi livelli del 2011, cioè il 90% di quelle mondiali. Ma le esportazioni potrebbero ugualmente subire una flessione perché il governo sta procedendo per far rispettare ai produttori cinesi del settore le severe norme ambientali che ha approvato.

Il ministero del commercio cinese ha annunciatio che concederò a 31 imprese nazionali di esportare in totale quasi 24.900 tonnellate di terre rare nella prima metà del 2012, che rappresentano l'80% delle esportazioni per tutto il 2012. Il che, per il prossimo anno, porterebbe le esportazioni totali di terre rare cinesi a circa 30.000 tonnellate. Ma lo stesso ministero ha avvertito che 20 grandi aziende del settore devono ancora passare i controlli per verificare che i loro processi produttivi soddisfino gli standard ambientali governativi.

Inoltre, nel 2012 ci saranno anche maggiori controlli sulle esportazioni di alcuni metalli rari, tra i quali il disprosio che è indispensabile per le auto "eco-compatibili". Se le imprese cinesi non riusciranno a soddisfare gli standard approvati dal governo centrale e se verranno attuate restrizioni più dure, le esportazioni cinesi di terre rare potrebbero alla fine diminuire considerevolmente nel 2012.

La Cina che tiene i cordoni delle materie prime della green economy ha invece i forzieri più pieni di energie sporche: carbone e petrolio.

La China national petroleum corporation (Cnpc) ha annunciato di aver dato il via allo sfruttamento del grande campo petrolifero di Lukqun, nella regione autonoma dello Xinjiang Uigur, dove c'è la riserva di petrolio più profonda del mondo. Il campo petrolifero, a nord del lago ydingkol, nel bacino del Turpan, ha riserve per 100 milioni di tonnellate.

Nel 2011 la Turpan-Hami Oil Field, una fuiliale della Cnpc, ha aperto 113 pozzi petroliferi a Lukqun e la produzione del campo a dicembre ha raggiunto le 1.100 tonnellate di greggio al giorno. La Cnpc vuole trivellare altri 70 pozzi nel 2012, ampliando la produzione di altre 100.000 tonnellate.
Sepre nello Xinjiang Uigur, nell'area del lago Sha'er, è stato scoperto un immenso giacimento di carbone con riserve valuate in 89,2 miliardi di tonnellate, il più grande scoperto in Asia.

Wei Cheng, direttore aggiunto del centro di sfruttamento del giacimento di carbone dello Sha'er, ha spiegato all'agenzia ufficiale Xinhua: «Abbiamo sottoposto alle autorità centrali un piano di sfruttamento di questo giacimento di carbone gigante. Una volta approvato il piano, potrà cominciare il suo sfruttamento. Degli esperti in prospezioni hanno lavorato per un anno per valutare le riserve del giacimento di carbone. La qualità del carbone è buona, con bassi tenori di zolfo, fosforo e cenere, una forte potenza calorifera ed un volume relativamente asso di elementi tossici».

Secondo diversi studi e rapporti, in totale le riserve di carbone nello Xinjiang superano i 200 miliardi di tonnellate, circa il 40% di quelle di tutta la Cina. Chissà se i rigidi standard ambientali per le terre rare varranno anche per il petrolio ed i carbone estratti in due grandi bacini lacustri in aree in un già precario equilibrio ecologico?

Terre rare, petrolio, carbone, energia eolica... si capisce perché la Cina non vuole e non può mollare la presa sulla vasta, ribelle e musulmana regione autonoma dello Xinjiang e perché la disperata opposizione degli uiguri turcomanni ha ben poche probabilità di riuscire ad ottenere quel Turkestan Orientale indipendente che è nei loro sogni e negli incubi del regime comunista di Pechino, delle Big Oil e King Coal di Stato e dei coloni e dei minatori cinesi han.

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