
[30/12/2011] News
Dopo il dibattito sviluppatosi tra non poche contraddizioni e ambiguità sul ventennale della legge bisogna pensare a qualcosa di più impegnatovo. Esigenza tanto maggiore dopo il cambio di governo e ministro che richiede che alle denunce di cui si sono fatte carico in questi ultimi mesi in particolare alcune associazioni ambientaliste si accompagnino finalmente proposte politico-istituzionali che al momento restano segnate purtroppo dal testo del senato di cui sono restati finora in ombra o del tutto assenti taluni degli aspetti più allarmanti.
Il tutto reso più grave da quanto accade anche in molte regioni dove anche i parchi regionali -vedi il Lazio- sono sotto pressione e a rischio.
Il panorama nazionale resta così connotato praticamente da una sostanziale paralisi con parchi nazionali commissariati, da presidenti non pagati, da una condizione delle aree protette marine sempre più malmessa, da un ministero privo di qualsiasi strumento oltre che risorsa idonea a gestire una realtà per molti versi sconosciuta sia per quanto riguarda piani, progetti, impegni come hanno documentato anche alcuni libri della Collana ETS dedicati alle aree protette marine, il paesaggio, i piani, le Alpi.
Si è così sempre più appannato il ruolo dei parchi sia nazionali che regionali tanto più grave nel momento in cui esso dovrebbe essere ripensato e rilanciato anche in rapporto alla situazione e alle disposizioni comunitarie come avemmo modo di discutere al Pisa in occasione dell'evento europeo promosso dalla Legautonomie e introdotto da Roberto Gambino. (Vedi l'ultimo numero di Toscanaparchi). Una opacizzazione che ha trovato allarmante conferma nel testo del senato che configura per gli enti parco ruoli e finalità estranee e in palese contraddizione con la lettera e lo spirito della legge quadro.
Un rilancio del ruolo dei parchi come ormai abbiamo avuto modo di dire in più di una occasione e documento del Gruppo richiede oggi innanzitutto una rimessa a fuoco delle politiche ambientali e della loro gestione integrata e trasversale come previsto dal titolo V della Costituzione. Suolo, paesaggio, natura costituiscono il terreno operativo di quel governo dei beni comuni per trovare quella unitarietà e integrazione che è andata via via venendo meno anche per le ferite inferte alla legge sul suolo, alla stessa 394 e anche dal nuovo codice dei beni culturali che è tornato a separare quello che la Convenzione europea vuole sempre più unito e integrato.
E' sull'ambiente nel suo complesso che è andato perdendosi e riducendosi sempre di più il ruolo di governo, di progettazione e programmazione del sistema istituzionale nazionale, regionale e locale. Sulle politiche ambientali dello stato come delle regioni e gli enti locali ha gravato in crescendo la politica dell'emergenza, del condonismo, dei piani casa che hanno ridotto il ministero dell'ambiente ad una insignificante presenza burocratica come risulta chiaro nel caso dei parchi.
Va dunque rilanciata e ripensata in questo nuovo contesto nazionale e comunitario la funzione dei parchi e delle altre aree protette perché la rete del governo ambientale non riducibile a mere operazioni urbanistiche e assalti alle coste ne esca rinsaldata e capace di operare a quei livelli di giustezza e adeguatezza in cui tutti i livelli istituzionali senza prevaricazioni e penalizzazioni possano e sappiano agire in concorso e non in conflitto.
Vanno pertanto e innanzitutto respinti tutti quei tentativi comunque camuffati ora con le ragioni di bilancio ora facendo del parco un ente subalterno e sfigurato che lascia ad altri le funzioni importanti di pianificazione e governo e non riducibili a quelle caricature che circolano anche in parlamento.
Questa non è ‘manutenzione' ma tanto meno governance di cui si parla e si straparla sorvolando sul fatto che essa significa una rafforzata capacità di governo imperniata su quella messa in comune di ruoli e responsabilità politiche e amministrative che per i parchi da tempo sono venute meno e lo diventerebbero anche di più se dovessero andare avanti talune norme del testo del senato.
Va in sostanza -specie alla luce di quanto è accaduto anche recentemente con i disastri ambientali- recuperata quella matrice di fondo delineata chiaramente dalla legge quadro e da molte leggi regionali che vuole i parchi con i bacini protagonisti e i piani del paesaggio non separati dal resto delle politiche ambientali e non soggetti confinati ai margini del governo del territorio come è accaduto specie dopo la norma che ha sottratto il paesaggio ai piani dei parchi che in base all'attuale normativa dovrebbero addirittura fare tre piani quando è ormai l'ora di farne uno solo anche dei due previsti dalla legge e non per mettere cerotti sulle malefatte dell'attuale malgoverno ambientale.
L'appuntamento nazionale del gruppo dovrebbe ripartire da qui da questa esigenza di una politica nazionale in grado di fare dei parchi -nazionali e regionali- i protagonisti di quelle politiche marino-costiere proposte e sostenute dalla comunità europea; Santuario dei cetacei, Bocche di Bonifacio: della Convenzione alpina con particolare riferimento alle Dolomiti: da APE dove in alcune regioni qualcosa si è riusciti a fare ma manca qualsiasi imput nazionale specialmente in riferimento al sud dove anche i finanziamenti europei non hanno trovato i progetti giusti. Anche per questo al nostro incontro dovremo invitare non soltanto il ministro Clini ma anche il ministro alla coesione Fabrizio Barca che già in passato riuscimmo a coinvolgere in alcune iniziative del centro Giacomini.
Sono i temi sui quali abbiamo avviato anche una riflessione sul sito e che dovremo riuscire a rendere sempre più precisi e chiari. Ecco perché l'incontro nazionale deve potersi svolgere avendo alle spalle il sostegno e l'impegno di alcune regioni e realtà locali.
Renzo Moschini, Gruppo di San Rossore