
[30/12/2011] News toscana
Stefano Casini Benvenuti su Repubblica cronaca di Firenze ha posto correttamente -cosa che avviene di rado anche in Toscana- il rapporto tra crescita, politiche economiche e le dimensioni dei governi locali.
E lo fa partendo dalla precarietà, incertezza e diciamo pure confusione sugli assetti istituzionali da tempo ormai in fibrillazione ora con le comunità montane ora con le province e i piccoli comuni.
L'autore si chiede giustamente se alla ottimizzazione del governo locale basta l'abolizione delle Province o serve anche l'aggregazione dei Comuni. Va detto subito che non basta né l'una né l'altra perché alla ottimizzazione servono anche altri ruoli senza i quali le stesse dimensioni dei governi locali più o meno nuove resterebbero comunque tagliate fuori da aspetti cruciali e qualificanti delle politiche ambientali nell'ambito delle quali anche le piccole e medie industrie potrebbero e dovrebbero giovarsi.
Mi riferisco al governo del suolo specie dopo i recenti e meno recenti disastri ma anche a quelle politiche di tutela della natura e alle politiche agricole, forestali, turistiche. Qui la manutenzione del territorio, ad esempio, e non i piani casa potrebbero certamente offrire importanti oltre che urgenti opportunità di lavoro anche a molte piccole imprese finanziabili dagli enti locali -specie se si sbloccherà il patto di stabilità- le autorità di bacino, i parchi e le aree protette.
E' su questo terreno insomma che anche in Toscana si gioca quella partita a cui accenna Casini Benvenuti ma che non riguarda esclusivamente i governi locali. In Lunigiana come all'Elba, in Val di Cornia come per l'Arno o il Serchio, sul Magra come sull'Appennino Tosco Emiliano e alle Foreste Casentinesi, ai Navicelli come in San Rossore al governo del territorio sono preposti soggetti istituzionali come le autorità di bacino, i parchi nazionali e regionali che il PIT aveva praticamente snobbato e ora dovrebbero essere ‘ripristinati' nei loro insostituibili ruoli.
Senza inventare soluzioni balorde del tipo di quelle in circolazione che a costo zero unirebbero una sorta di trasformazione dei parchi in aziende gestite da manager e altre sciocchezze, come se le istituzioni -e i parchi sono a tutti gli effetti soggetti istituzionali dotati addirittura di un piano di area vasta- fossero aziende.
Per qualcuno anche l'Italia era un'azienda ma ha fatto più danni della grandine.
Se dopo tanti rinvii della nuova legge regionale queste dovessero essere le novità ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Mi auguro davvero che si tratti solo di ‘voci' e che tali restino.