
[02/01/2012] News
In gioco c'è la sopravvivenza
Quello che comincia oggi è il settimo anno di vita di greenreport.it, che ha iniziato le sue pubblicazioni proprio il 2 gennaio, del 2006. Non è banale dire che in questi 7 anni il mondo sia profondamente cambiato. In peggio, non c'è dubbio, perché l'urgenza di una riconversione ecologica dell'economia continua ad essere sempre più lontana dai pensieri di chi governa, che ha dimostrato di non saper neppure imparare dagli errori: la pedagogia delle catastrofi, nel caso delle crisi - ambientale, economica e finanziaria - non ha funzionato. E hanno funzionato solo in parte le catastrofi naturali e quelle tecnologiche: Fukushima ha costituito il macigno indispensabile per affondare la follia nucleare, che tuttavia è così ramificata che in molti Paesi continua impunemente a galleggiare, ricordando ciò che è avvenuto per esempio con l'amianto, che nonostante le prove, le evidenze scientifiche, le sentenze, in molte nazioni continua ad essere utilizzato e prodotto, continuando a seminare morte.
Tuttavia i segnali positivi non possono e a maggior ragione non devono essere ignorati, perché costituiscono la speranza di un futuro duraturo per le prossime generazioni. In questi 6 anni abbiamo cercato di evidenziare in ogni modo tutte le possibile buone pratiche e le buone notizie, ma effettivamente non è che il lettore di greenreport possa dire di cibarsi di tante notizie ottimistiche. Eppure è proprio questo obiettivo che deve tenere fermo il nostro giornale: divulgare per quanto possibili quegli esempi di buone pratiche e di buon governo che possano essere un punto di riferimento per quella riconversione di cui ha bisogno il pianeta. In questo ottica assumono un significato di rilievo le firme che costituiscono un appuntamento fisso per il nostro giornale: la rubrica Verso la scienza della sostenibilità a cura del direttore scientifico del wwf Gianfranco Bologna, che ogni venerdì riesce a dimostrarci che sparsi per il mondo lavorano nel silenzio grandi laboratori e grandi equipe di scienziati che stanno costruendo nella quasi totale indifferenza della politica il mondo sostenibile di domani, rispondendo alle esigenze che i cambiamenti climatici stanno imponendo.
Come ricordava proprio Gianfranco Bologna venerdì scorso, citando l'economista T m Jackson autore del libro Prosperità senza crescita «La scomoda realtà attuale è che ci troviamo di fronte alla fine imminente dell'era del petrolio a buon prezzo, alla prospettiva di un costante aumento dei prezzi delle commodity, al continuo e progressivo deterioramento di aria, acqua e suolo, ai conflitti per l'uso delle risorse, dell'acqua, dei patrimoni forestali, del suolo e dei diritti di pesca, e all'importante sfida di stabilizzare il clima globale e di frenare i cambiamenti globali che abbiamo innescato in tutti i sistemi naturali, ormai da decenni. E ci troviamo di fronte a tutto questo con un'economia fondamentalmente incrinata, che ha un disperato bisogno di rinnovamento».
Nulla sarà business as usual, e allora la crisi economica deve diventare l'opportunità per investire in nuove priorità, recuperando ai governi il loro ruolo, ovvero il compito di dettare regole ai mercati per il benessere comune e il rispetto dei beni comuni.
La scienza e il lavoro, nella loro funzione fortemente educatrice sono anche al centro della rubrica di Pietro Greco, che ogni martedì evidenzia piccole storie e grandi temi, così come l'industria verde, sostenibile senza bisogno di aggettivi, su cui riflettono i pensieri di Nicola Bellini, l'economista toscano che non disdegna sovente di presentare anche le particolarità che arrivano dall'estremo oriente. Le economie emergenti, Cina ed India in primis, ma anche America latina, continuano del resto ad essere un serbatoio di news fondamentale (e, in senso più fisico, un serbatoio di materie prime, di terre rare, e di necessità di sviluppare un sistema di incentivazione delle risorse riproducibili analogo a quello che riguarda le energie)) che greenreport riesce a fornire senza mai omettere il proprio punto di vista.
Il mondo è cambiato profondamente anche dal punto di vista della comunicazione, lo fa continuamente e se greenreport.it vuole mantenere il proprio ruolo di punto di riferimento dell'informazione ambientale di qualità, ha il dovere di starci, anche nei social network: il 2011 è stato infatti l'anno che ha visto l'esordio su facebook e poi su twitter, con decine di nuovi ‘follower' che ogni giorno accrescono il 2.0 di greenreport, il tutto mentre i navigatori italiani subiscono un primo stop, quasi avessimo raggiunto la soglia fisiologica di utenti internet. Per il 2012 l'obiettivo è quello di raggiungere sempre più persone, ma come sempre avvenuto, senza che questo diventi un'ossessione, perché a greenreport sta a cuore che l'informazione ambientale di qualità arrivi soprattutto a chi decide e fa, a chi può e deve diventare protagonista della riconversione ecologica dell'economia.