
[03/01/2012] News
Il 29 novembre 2011 il Consiglio di sicurezza dell'Onu aveva votato all'unanimità il prolungamento per un altro anno dell'embargo sulle armi e altre sanzioni imposte dal 2003 contro gruppi armati di ribelli nella Repubblica democratica del Congo (Rdc). Ora il rapporto finale del gruppo di esperti nominato dallo stesso Consiglio rivela quanto quell'embargo sia permeabile ed inefficace: «I gruppi di ribelli armati attivi nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) derivano i loro fondi da diverse fonti, in particolare dal commercio di risorse naturali, ma anche il commercio ordinario e da tassazioni illegali».
Il rapporto, oltre a monitorare l'embargo sulle armi e le altre sanzioni, fornisce dettagli sulle loro reti di reclutamento e fonti di finanziamento «Compreso il commercio di minerali, legname, carbone e cannabis ed altre colture».
I gruppi armati stranieri attivi nella Rdc orientale comprendono la Lord's Resistance Army (Lraa), le bande di fanatici religiosi provenienti dall'Uganda e attive nella provincia Orientale; le Democratic forces for the Liberation of Rwanda (Fdlr), che operano nel Nord e Sud Kivu; le Allied democratic forces (Adf ), originarie dell'Uganda ed attive nel Nord Kivu; le Forces nationales de liberation du Burundi (Fnl), presenti nel Sud Kivu meridionale. Secondo il rapporto «Solo la Lrs, a differenza degli altri, si sostiene con I saccheggi».
Il documento analizza i tentativi per integrare gli ex membri di gruppi armati nelle forze armate nazionali della Rdc ed esamina l'evoluzione del settore minerario e primi tentativi di implementare i controlli, come raccomandato dal Consiglio di Sicurezza, per escludere i gruppi armati e criminali dalla catena di rifornimento dei minerali.
L'esame della disponibilità di armi e munizioni nella Rdc ha scoperto alcuni esempi di importazioni illegali, pur rilevando che la maggior parte delle armi in possesso delle bande armate provengono dai furti o dalle "perdite" nei depositi controllati dalle forze armate nazionali. Il rapporto raccomanda di migliorare il controllo degli armamenti, compresa la marcatura delle armi di proprietà dello Stato.
Il governo della Rdc sta attuando una ristrutturazione di unità dell'esercito nelle zone orientali del Paese, con l'ordine di smilitarizzare i siti minerari attraverso una sospensione delle attività minerarie a partire da settembre 2011. Ma il generale Bosco Ntaganda, sotto sanzioni del Consiglio di Sicurezza e incriminato dalla Corte di giustizia internazionale (Cpi) ha perso ugualmente, insieme ad ufficiali dell'esercito fedeli a lui, il controllo di attività minerarie del Nord e Sud Kivu.
Il rapporto sottolinea la raggiunta consapevolezza dei problemi del conflitto sui minerali a livello internazionale e che anche alcune società minerarie che fanno affari nella Rdc orientale e con nei Paesi confinanti, stanno aumentando i controlli. La produzione mineraria del Nord e del Sud Kivu nel 20011 è calata a causa dei pochi acquirenti di minerali illegali, per questo «Anche i finanziamenti del conflitto sono diminuiti, ma è diventata criminale una percentuale maggiore del commercio».
Il gruppo di esperti ha identificato alcune delle vie di contrabbando alle frontiere, tra le quali un varco controllato e tassato dal generale Ntaganda a Goma. «Tre trading houses continuano ad esportare illegalmente, in maniera regolare, minerali dalle due province del Kivu - accusa il rapporto - Hanno fatto acquisti che finanziano i gruppi armati e le reti criminali all'interno delle forze armate nazionali».
Al contrario, nelle aree dove non ci sono conflitti armati, esiste un maggior controllo e tracciabilità delle risorse minerarie, con una migliore governance ed esportazioni in aumento.
Il commercio di oro una delle fonti più importanti dei gruppi armati della Rdc, la maggior parte di questo traffico non è registrato e le transazioni avvengono nelle capitali degli Stati vicini: Kampala, in Uganda, Nairobi in Kenia, Bujumbura in Burundi, ma anche a Mwanza nel nord della Tanzania.
Un vero e proprio saccheggio di uno Stato sovrano che, oltre al traffico di altri minerari necessari all'industria dell'elettronica, come casserite, coltan, tugsteno, wolframite, e si basa anche sul commercio di oro falso, carbone e legname e sul reclutamento di bambini soldato e di attacchi alle popolazioni civili.
A novembre il Consiglio di sicurezza aggiunse alla lista delle persone sotto embargo e ricercate anche Ntabo Ntaberi Sheka, comandante in capo della banda armata Mayi Mayi Sheka, responsabile di numerosi episodi di ferocia, come lo stupro di centinaia di donne a Walikale, nella Rdc orientale, avvenuto nel 2010.
I "minerali di guerra" riforniscono il business dell'elettronica di consumo mondiale, che così si alimenta delle atrocità in corso nella Rdc e che sono la vera ragione della guerra interminabile che ha fatto più di 5 milioni di morti.