[04/01/2012] News

I miseri risultati degli stress test post-Fukushima: centrali nucleari passabili per un pericolo "accettabile"?

Dunque i famosi "stress test" pubblicizzati ed attesi dopo la catastrofe di Fukushima hanno dato i loro primi responsi in Francia che con la Gran Bretagna ha più reattori nucleari e che per questo hanno fatto insieme pressione sull'Ue perché i test fossero in realtà ridotti al minimo.

Secondo Réseau Sortir du Nuclèaire «Questa logica è aberrante: normalmente, più le responsabilità sono pesanti più le esigenze devono essere elevate! Se questa compiacenza per delle esigenze di sicurezza basse si tradurranno in un incidente, saranno anche i Paesi che hanno fatto la scelta di non sviluppare il nucleare che ne patiranno».

Gli antinuclearisti francesi ce l'hanno col rapporto reso noto ieri dall'Autorité de sûreté nuclèaire (Asn): «Tutto va bene... ma c'è ancora molto lavoro da fare e in qualche caso bisognerà incrociare le dita. E' questo in sostanza il riassunto delle 375 pagine, al di fuori degli allegati, del rapporto dell'Asn sulle Evaluations complémentaires de sûreté, altrimenti dette stress-test. Un rapporto "à la louche" privo di ogni rigore scientifico».

Il verdetto degli stess test del 3 gennaio ha assicurato che le centrali francesi sarebbero sicure e l'Asn non chiede la chiusura di nessun impianto nucleare, neanche della vecchia e contestatissima centrale di Fessenheim, la decana del parco atomico francese che accumula incidenti e falle nella sicurezza.

Le centrali sono affidabili, però secondo lo stesso presidente dell'Asn, André Claude Lacoste, occorrono lavori colossali ed investimenti massicci per rafforzare la sicurezza. L'Asn non fornisce nessuna cifra ma secondo Sortir du Nuclèaire, «Viste le misure previste dall'Autorité, i lavori potrebbero contarsi in decine di miliardi di euro. In conclusione, i cittadini che dovranno pagare l'essenziale della fattura hanno ragione di chiedere: se il parco nucleare francese è sicuro, perché prevedere dei lavori faraonici, che si riveleranno lenti, complicati ed immensamente cari? Al contrario, se le centrali non sono sicure, questo significa che la loro vita è in gioco: in questo caso è urgente chiudere gli impianti».

Di fatto l'Asn ha detto che le centrali nucleari francesi, che dopo Fukushima sono state propagandate come le più sicure del mondo da Edf ed Areva, possono essere considerate "passabili", se si fa riferimento alle esigenze della sicurezza pre-Fukushima. Ma riguardo ai rischi "imprevedibili", come terrorismo, pirateria informatica, impatti con aerei, fattore umano, guasti simultanei... nel rapporto è scritto nero su bianco nelle pagine 225 e-226 che attualmente «La soglia di sicurezza delle installazioni non è stata raggiunta».

Le raccomandazioni dell'Asn per quanto riguarda i lavori da fare non sono accompagnate né da un calendario preciso né da un budget definito. L'Asn ha però chiesto a Edf di fornire entro 6 mesi un "nocciolo duro", cioè un insieme di disposizioni materiali ed organizzative che permettano di evitare un incidente grave. Lacoste ha fatto l'esempio dell'installazione di «Diesel di ultimo soccorso» per ogni reattore ma, «Non prima del 2018» e gli antinuclearisti lo sfottono: «Attendiamo... o preghiamo?».

Réseau Sortir du Nuclèaire martella Nicolas Sarkozy a pochi mesi dalle elezioni: «Nello stesso momento in cui il Presidente della Repubblica parla di un aumento dell'Iva di diversi punti e mentre la Francia attraversa una crisi economica senza precedenti, il conto pare ancora più salato. E' ancora più forte a causa di uno studio molto recente degli esperti di energia dell'associazione Global Chance (Coûts comparatifs pour une sortie du nucléaire en 20 ans et un scénario de poursuite du nucléaire comme le scénario DGEC), che stima che un'uscita totale dal nucleare costerebbe 60 miliardi di euro in meno che proseguire il programma nucleare francese.

L'uscita dal nucleare, come hanno dimostrato i nostri vicini tedeschi, sarebbe molto più leggera per le finanze pubbliche, permettendo allo stesso tempo la rigenerazione del tessuto economico ed industriale francese, creando nel passaggio entro il 2020 più di 600.000 posti di lavoro qualificati non de localizzabili».

Jean-Marie Brom, il fisico nucleare portavoce di Réseau Sortir du nucléaire conclude «Questo rapporto presenta l'interesse di essere rigorosamente non scientifico perché si basa solo su vecchi studi e no riattualizzati: è impubblicabile in una rivista scientifica. D'altronde, è politico: ci si trovano tutte le ragioni per continuare con le centrali, invece di chiuderle, secondo la lettura che ne hanno fatto. Infine, è profondamente religioso: dobbiamo sperare che non succeda niente di imprevedibile fino a che non avranno fatto i lavori... »

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