
[05/01/2012] News
Ieri è arrivato a Niamey, la capitale del poverissimo Niger, il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi, dove ha incontrato il suo collega Mohamed Bazoum ed il presidente Issoufou Mahamadou. La visita è stata l'occasione per firmare due accordi sulla cooperazione economica e tecnica e sull'aiuto alimentare di urgenza.
Il 2011 è stato l'anno in cui la Cina ha "sfondato" in Niger, facendo preoccupare non poco i francesi che erano riusciti a contenere la presenza di Pechino con uno scellerato patto stipulato con il regime autoritario rovesciato con un colpo di Stato dell'esercito che poi ha riconsegnato il potere ai civili.
I cinesi non sembrano calcare le orme del colonialismo e del neocolonialismo francese e nel 2001 hanno realizzato le vie di accesso al secondo ponte sul fiume Niger a Niamey, il Pont de l'Amitié Chine-Niger, costruito un ospedale, trivellato 70 pozzi ed edificato due scuole primarie, più hanno avviato un progetto pilota di illuminazione ad energia solare e inviato stock di medicinali, materiale medico e scolastico e per gli uffici governativi. Inoltre 225 nigerini sono andati in Cina per corsi di formazione professionale e per studiare.
Ma dietro tutto questo c'è poco di umanitario e molto del pragmatismo cinese che propone in Niger, come in altri Paesi africani, una cooperazione "win-win" o "gagnant-gagnant" come dicono a Niamey, che ha aperto le porte a molte imprese cinesi che lavorano nello sfruttamento e nella raffinazione del petrolio e che sono finalmente riuscite ad avere concessioni nei giacimenti di uranio che fiono ad ora erano il regno assoluto della multinazionale francese Areva, un vero e proprio Stato nello Stato e la vera ambasciata e testa di ariete di Parigi in Niger.
Secondo i cinesi «Il simbolo più eclatante di questa cooperazione è soprattutto l'entrata in servizio il 28 novembre 2011 del progetto petrolifero integrato di Agadem. Grazie allo sfruttamento dei campi petroliferi di Agadem, nell'estremo nord-est nigerino , da parte della società cinese China national petroleum corporation (Cnpc) ed alla messa in servizio della raffineria di Zinder (Soraz), società a capitale sino-nigerino, il Niger ottiene il rango di Paese produttore ed esportatore di petrolio. Dispone automaticamente di un'industria petrolifera completa».
Che questa sia in mano ai cinesi è un dettaglio, in un Paese che fino ad ora aveva conosciuto solo la rapina del colonialism francese e la cleptocrazia delle sue complici classi dirigenti. Attualmente la produzione è di 20.000 barili al giorno, dei quali 7.000 restano in Niger e 13.000 sono destinati all'esportazione. Il presidente Issoufou ha assicurato che la produzione sarà portata ad 80.000 barili il giorno all'inizio del 2014, dei quali 60.000 per l'esportazione: «Il che produrrà delle risorse e delle entrate fiscali sostanziose per lo Stato, in grado di finanziare le ambizioni del mio programma elettorale, ad un livello di 9 miliardi di euro in 5 anni», una cifra enorme per il Niger che, nonostante 40 anni di sfruttamento dei suoi giacimenti di uranio che mandano avanti le centrali nucleari francesi, è all'ultimo posto del mondo nell'indice di sviluppo umano.
I cinesi lo hanno capito ed in cambio di materie prime danno quel di cui in Niger c'è bisogno: cibo, infrastrutture, acqua, medicine, scuole e la Cnpc utilizza tecnici locali sia ad Agadem che a Zinder, correggendo la propensione all'invasione delle sue maestranze che ha provocato non pochi problemi in altri Paesi africani.
A novembre sono state firmate due convenzioni tra Niger e Cina per ricostruire la strada di Diffa-N'guigmi alla frontiera con il Ciad e per collegare N'guigmi a Bilma a diverse centinaia di km a nord.
Ma il colpaccio i cinesi volevano farlo con l'uranio, e ci sono riusciti: nel 2011 è stata costi tuita la società sino-nigerina Somina per sfruttare il giacimento di Azilik nell'Agadez. Un'esperienza nuova per il Niger, quinto Paese produttore di uranio del mondo, che fino ad oggi ha subito solo la sua predazione e pesantissime ricadute per l'ambiente e la salute delle popolazioni che vivono vicine alle miniere a cielo aperto.
Il 28 novembre scorso, inaugurando la produzione di petrolio e la raffineria di Zinder, l'ambasciatore cinese in Niger, ha avuto buon gioco a dire che «Dopo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con il Niger, la Cina non ha mai esitato né lesinato sui mezzi per sostenere il popolo nigerino».
Lo ha fatto corteggiando tutti, dai presidenti autoritari, ai militai golpisti, al nuovo governo democratico, ed ora raccoglie i frutti di questo nuovo colonialismo economico "soft" che non chiede obbedienza politica ed adesione ad un modello, ma materie prime in cambio di cooperazione fedele e grata, consapevole di essere ormai una grande potenze economica e politica che però si presenta ancora (in Africa) come un Paese in via di sviluppo che fa affari con Paesi in via di sviluppo.