[11/01/2012] News

Scienziati di tutto il mondo, comunicate!

Il 2011 è stato un pessimo anno per la politica di prevenzione dei cambiamenti del clima. Oscurata dalla crisi economica, il contrasto all'aumento indesiderato della temperatura media del pianeta è scesa giù nell'agenda delle priorità dei governi che hanno mandato i loro rappresentanti a COP 17, la Conferenza delle Parti organizzata a Durban, in Sud Africa, dalla Nazioni Unite. L'opinione pubblica è ormai distratta da altri problemi, in apparenza più impellenti.

Ma se credete che la minaccia del clima resti, in tutta la sua gravità. E se volete che il 2012 sia l'anno in cui i politici invertano la rotta e avviino seri negoziati sulla politica di contrasto ai cambiamenti climatici, occorre che usciate da vostra torre d'avorio e scendiate in campo. Schiarendovi.

L'invito che Nature, la più difficile e (secondo molti) la più prestigiosa rivista scientifica al mondo, rivolge agli scienziati (in particolare, ai ricercatori che si occupano di clima) con un editoriale pubblicato nei giorni scorsi ha pochi precedenti. Perché chiede loro un serio, concreto, forte impegno politico. Che consiste, in buona sostanza, in una campagna di comunicazione per spiegare al grande pubblico il rischio che incombe sulla società umana.

Il programma richiama alla memoria il manifesto reso pubblico nel 1955 da Albert Einstein e Bertrand Russell per informare l'opinione pubblica mondiale e mobilitarla contro il rischio della guerra nucleare. Entrambi convinti che gli scienziati, in quanto esperti, hanno anche obblighi verso la società. E, quindi, obblighi politici. Che non consistono nell'assumere decisioni in vece di tutti i cittadini che ne sanno poco. Ma consiste solo e unicamente nell'informare i cittadini che ne sanno di meno.

Allo stesso modo, Nature chiede agli scienziati sul clima una mobilitazione straordinaria per informare i cittadini che tendono a dimenticare il rischio associato ai cambiamenti climatici, perché esercitino i loro diritti democratici e facciano pressione sui politici.

Utilizzando tutti gli strumenti tecnici messi a disposizione del sistema di comunicazione (e, in particolare, quelli ormai rodati relativi alla comunicazione del rischio) per raggiungere due obiettivi. Il primo è quello di trasmettere il contenuto tecnico dei fatti osservati e delle previsioni contenute nei modelli nella maniera più viva e appassionata possibile, senza compromettere il rigore scientifico del messaggio. Il secondo è comunicare tutte le incertezze associate alle previsioni senza perdere di vista il nucleo della questione su cui c'è il massimo consenso.

L'editoriale di Nature suggerisce agli scienziati non solo cosa, ma anche come fare. Una ricetta che può essere riassunta nel saggio consiglio di Stephen Schneider, il grande climatologo scomparso poco più di un anno fa: conosci il tuo pubblico, conosci te stesso, conosci la tua materia.

È una ricetta che può (che deve) essere utilizzata da tutti i ricercatori in quella che il fisico John Ziman ha definito l'era post-accademica della scienza, per via dei rapporti sempre più stretti con la società. Ma è una ricetta che nel caso del clima assume la massima importanza e la massima urgenza.         

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