
[12/01/2012] News
Mentre arriva la notizia che la Corte costituzionale ha dichiarato non ammissibili i due quesiti proposti dal Comitato referendario (per i quali sono state raccolte oltre un milione e 200mila firme) che puntavano ad abolire l'attuale legge elettorale (Porcellum), cresce l'allarme per il rispetto del risultato di altri due referendum, quelli sull'acqua pubblica (in realtà sui servizi).
Una preoccupazione che aveva (ri)lanciato il Forum italiano dei movimenti per l'acqua: «Ormai da giorni il Presidente del Consiglio Monti e i suoi ministri parlano di privatizzazioni alludendo anche ad un intervento sul servizio idrico.
Ultimi in ordine di tempo il sottosegretario Polillo secondo cui il referendum è stato "un mezzo imbroglio" e il sottosegretario Catricalà che ha annunciato "modifiche che non vadano contro il voto referendario" alla gestione dell'acqua.
Diciamo chiaramente a Monti, Passera, Catricalà e Polillo che non esiste nessuna liberalizzazione del servizio idrico che rispetti il voto referendario: il 12 e 13 giugno scorsi gli italiani hanno scelto in massa per la gestione pubblica dell'acqua e per la fuoriuscita degli interessi privati dal servizio idrico. Non pensi il Governo Monti con la scusa di risanare il debito di poter aggirare il voto referendario con trucchi e trucchetti, 27 milioni di italiani si sono espressi per la ripubblicizzazione del servizio idrico e questo ci aspettiamo dal Governo nei prossimi giorni.
Saremo molto attenti alle prossime mosse del Governo Monti sul fronte delle liberalizzazioni, non permetteremo che la volontà popolare venga abbattuta a colpi di decreto, di Antitrust o di direttive europee in stile Bolkestein. Metteremo in campo ogni strumento utile alla difesa dei referendum, a partire dalla campagna di obbedienza civile lanciata da noi del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua. L'applicazione dei referendum è la prima e la più urgente emergenza democratica nel nostro paese, per questo il Forum chiede, come già fatto e sinora senza risposta, un incontro urgente con il Presidente del Consiglio Mario Monti. Nel contempo chiede a tutte le realtà che hanno sostenuto i referendum, ai partiti che da fuori o dentro il Parlamento hanno dato indicazione per il "Sì" ai referendum di giugno, di prendere da subito una netta posizione in difesa del voto democratico del popolo italiano».
Oggi sulle ipotesi di liberalizzazione di diversi settori economici al vaglio del governo in questi giorni.
interviene in maniera molto decisa il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: «Il referendum non si tocca. I cittadini italiani hanno detto chiaramente che l'acqua è un bene comune e che sulla sua gestione non si possono fare profitti. Sarebbe molto grave se nel decreto in preparazione per il rilancio dell'economia l'esecutivo li inserisse tra servizi pubblici locali di rilevante interesse economico. Non è, comunque, con la privatizzazione che si risolvono i problemi della gestione dell'acqua in Italia, le dispersioni, gli sprechi e le difformità di ripartizione. Piuttosto, il risanamento del sistema idrico italiano è una grande opera pubblica che può funzionare da volano per la ripresa economica».
Secondo i senatori Ecodem Roberto Della Seta e Francesco Ferrante «L'Italia ha bisogno di liberalizzare molti settori economici oggi prigionieri di ristrette corporazioni, ma il Governo eviti l'errore di confondere questo obiettivo sacrosanto con norme che, contraddicendo il risultato dei referendum di giugno, impongano ai comuni di privatizzare in tutto o in parte la gestione dei servizi idrici. Trenta milioni di italiani hanno detto con chiarezza che l'acqua non è una merce, ma un bene comune da amministrare secondo criteri rigorosamente pubblici. Questa posizione così largamente maggioritaria va rispettata, chiarendo fuori da ogni possibile dubbio interpretativo che i servizi idrici sono fuori dai servizi pubblici locali cosiddetti di rilevante interesse economico. In questo campo ciò che serve è piuttosto una vera, indipendente, autorità di controllo nazionale chiamata a garantire che l'acqua venga gestita secondo criteri ambientalmente sostenibili, combattendo gli sprechi e penalizzando i consumi più alti, e socialmente equi».