[16/01/2012] News

Naufragio Concordia, Greenpeace: un disastro ambientale nel santuario dei cetacei "di carta"

Anche Greenpeace e Wwf lanciano l'allarme sul possibile disastro ambientale che potrebbe colpire le iasole toscane e la costa  dopo il naufragio della Costa Concordia. Greenopeace spiega che «Contiene migliaia di tonnellate di carburante e, forse, tonnellate di altre sostanze pericolose come lubrificanti, vernici, sostanze clorurate e amianto. C'è il rischio di una seria emergenza ambientale, in pieno Santuario dei Cetacei, senza interventi urgenti. Nelle cisterne della nave ci sarebbero circa 2.400 tonnellate di carburante. Lo sversamento di solo 3/400 tonnellate di carburante dal portacontainer Rena, in Nuova Zelanda, ha ucciso circa 20 mila uccelli marini e inquinato decine di chilometri di costa. L'emergenza ambientale che si profila nel caso della Costa Concordia è tristemente simile a quella che ha seguito l'affondamento, il 5 aprile 2007, della nave da crociera Sea Diamond a Santorini (Grecia) e ripropone la questione dei rischi causati dall'avvicinamento alla costa dei grandi traghetti».

Greenpeace conferma le preoccupazioni già espresse dai tecnici, da  Legambiente e dallo stesso ministro Clini e chiede che  «Venga messo a punto e attuato con urgenza un piano per lo svuotamento delle cisterne di carburante della nave e quindi la rimozione della medesima. Lo svuotamento delle cisterne, che potrebbe essere complicato se il carburante,  a causa delle basse temperature, avesse assunto una consistenza semi-solida, deve essere avviato immediatamente, prima che eventuali mareggiate infliggano danni strutturali al relitto, causando la dispersione del carburante».

Gli ambientalisti denunciano che ancora  una volta «In un'area teoricamente protetta come il Santuario dei Cetacei non esiste alcuno strumento per bloccare una nave con carico pericoloso se è in corso una tempesta, come nel caso della Grimaldi Lines, o impedire alle navi da crociera di avvicinarsi pericolosamente alla costa, come avvenuto per la Costa Concordia (leggi il rapporto).  Il Santuario dei Cetacei nasce da un accordo tra Italia, Francia e Monaco e dovrebbe tutelare l'Alto Tirreno e il Mar Ligure per le eccezionali caratteristiche ambientali dell'area. Purtroppo, è solo un "parco di carta", senza alcuna misura di gestione efficace».

Anche il Wwf scrive al ministro dell'ambiente e solleva con forza il problema del controllo delle rotte all'interno del Santuario internazionale dei Cetacei e chiede «Un atto di verità e coerenza perché venga avviata una gestione reale, e non puramente formale, in un'area marina preziosa per la biodiversità, interessata ogni anno da oltre 10.000 transiti commerciali (non considerando quindi le imbarcazioni private), senza alcun obbligo di rotte certe e senza alcun riscontro satellitare costante, mentre l'unica attività ad alto impatto veramente vietata è quella delle gare motonautiche offshore.  In assenza di regole basilari che sono state troppe volte rinviate, il Santuario dei Cetacei, istituito nel 1999, non è in grado di tutelare adeguatamente i propri beni ambientali e paesaggistici, e perde totalmente la sua ragion d'essere, tanto da poter essere dichiarato un sostanziale fallimento. Ne sono gli esempi più recenti il drammatico incagliamento della Costa Concordia al Giglio e quanto accaduto all'alba del 17 dicembre 2011, quando l'Eurocargo Venezia  della Grimaldi Lines, ha perso due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti tonnellate di un catalizzatore al cobalto-nichel estremamente inquinante a sud dell'isola di Gorgona, a una ventina di miglia dalla costa e a una profondità variabile tra i 120 e 600 metri, per un totale di 198 fusti metallici non ancora recuperati».

Tutti  eventi che portano il Wwf a ribadire «La necessità di mantenere un dialogo strutturato con gli operatori del mare e chiede l'istituzione di un tavolo di confronto, che riprenda l'impostazione di quello del 2001 sul traffico marittimo pericoloso, per prevenire che incidenti di tale natura possano compromettere gli ecosistemi marini».

Il Panda si rivolge direttamente  alla Costa Crociere perché »Nell'ambito delle azioni messe in atto in questa delicata fase delle operazioni di recupero, continui a garantire la massima attenzione per scongiurare ogni tipo di impatto ambientale potenzialmente annesso alla tragedia, a partire dal rischio di sversamento di carburante che fino ad ora è stato mantenuto sotto controllo».

Nella nota inviata al ministro il wwf ricorda anche che «Nell'alto Tirreno insistono aree di enorme pregio come i parchi nazionali dell'Arcipelago Toscano, della Maddalena, delle Cinque Terre, come l'Argentario, il Golfo dei Poeti, Lerici, Portofino, come la Corsica, le Bocche di Bonifacio o il ponente ligure. Un immenso patrimonio di bellezza e biodiversità, di paesaggi mozzafiato e natura, di cultura e tradizioni oltre che di lavoro, che viene quotidianamente messo a rischio dal traffico petrolifero: 49 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi vengono movimentate dal porto di Genova, 14 da quello si Savona, quasi 5 da quello di Livorno» e chiede «Di fare il punto anche sull'applicazione dell'accordo volontario sul traffico marittimo pericoloso sottoscritto nel giugno del 2001, su iniziativa dei ministri dell'Ambiente e dei Trasporti, con Confindustria (anche  per conto di Confitarma, Unione Petrolifera, Assocostieri e Federchimica), l'Assoporti, le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) e le maggiori associazioni ambientaliste (Amici della Terra, Italia Nostra, Legambiente, Marevivo e Wwf Italia). L'accordo prevedeva un articolato programma di interventi concreti finalizzati a prevenire i rischi connessi al trasporto marittimo di sostanze pericolose, innanzitutto mediante la più rapida messa al bando dalle nostre acque delle navi petroliere monoscafo, oltre ad altre misure per evitare il lavaggio delle cisterne in mare, per una più calibrata formazione professionale degli equipaggi, per la rapida ratifica della Convenzione internazionale "bunker oil", per la tutela di particolari aree quali le bocche di Bonifacio e la laguna di Venezia».

Secondo il  Panda, «Non solo è fondamentale avere a 10 anni di distanza un bilancio condiviso, ma anche rilanciare su altri settori quali ad esempio lo stato di applicazione della Bunker Oil Convention  in vigore dal novembre 2008. Inoltre il Wwf chiede per questo settore una particolarissima attenzione anche al cosiddetto doppio bunker per i serbatoi delle navi da crociera che, come la vicenda della Costa Concordia dimostra, potenzialmente possono creare elevate criticità ambientali per le grandi quantità di combustibile trasportate». Gli ambientalisti sottolineano  che «Il problema della delicatezza del Mediterraneo dev'essere assunto nel suo complesso al di là delle situazioni puntuali. Infatti sulle coste del Mediterraneo non solo insistono 750 porti turistici e 286 porti commerciali, ma anche 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche. Questo sistema interessa la movimentazione di oltre 2000 traghetti, 1500 cargo, 300 navi cisterna, centinaia di imbarcazioni commerciali; stime delle Nazioni Unite attestano che il Mediterraneo ogni anno è attraversato da oltre 200.000 transiti. La sicurezza nasce dunque non solo dal fissare regole, ma anche dal farle rispettare garantendo i necessari controlli».

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