
[18/01/2012] News toscana
Dopo i disastri della Liguria e della Lunigiana dove siamo ancora alle prese con le emergenze, si aggiunge ora quello del Giglio dove incombono altri pesanti rischi che costringono ad una vera e propria corsa con il tempo.
Non sarà sfuggito neppure al lettore più distratto che in entrambi i casi pur così diversi nelle cause e negli effetti, lo scenario è quello di ambienti di straordinario valore, tanto è vero che vi operano famosi parchi e aree protette dalle 5 Terre a Montemarcello-Magra fino all 'Arcipelago Toscano. E se ciò non bastasse siamo in presenza di un ampio tratto di mare e di costa dove opera -caso unico- una speciale area protetta internazionale cosiddetta Santuario dei cetacei che si estende anche alla Sardegna dove pure operano prestigiosi parchi come nel tratto francese e del Principato di Monaco.
Un tratto mediterraneo dove da poche settimane eravamo e tuttora siamo alle prese -tanto per non farci mancare niente- con la perdita dei bidoni avvelenanti alla Gorgona che al pericolosi aggiungono anche il ‘mistero' su come sia potuto accadere.
Che possa trattarsi unicamente o principalmente di questioni di bilancio per cui come è già accaduto in troppi casi anche meno recenti e in altre parti del paese non sta in piedi visto che talvolta non si è riusciti a utilizzare al meglio e alla svelta neppure risorse disponibili.
Dovrebbe essere ormai chiaro infatti che in discussione per lo stato, per le regioni e le istituzioni locali vi è oggi come non mai il governo del territorio a partire proprio dai dagli ambienti più pregiati e a rischio. E la ragione dovrebbe essere evidente; se persino nel santuario dei cetacei, nei parchi e nelle altre aree protette possono accadere cose del genere vuol dire che qualcosa non gira nel verso giusto.
Da quanto tempo si susseguono le denunce e le polemiche sulla navigazione qui come nelle Bocche di Bonifacio i cui danni risultano sempre più evidenti come emerge chiaramente anche da una recentissima ricerca della Regione Toscana sul nostro tratto di mare dove alla sporcizia e ai veleni si accompagnano sempre più specie aliene, erosioni minacciose e tanto altro ancora.
E se qualcuno denuncia i rischi derivanti per il nostro Arcipelago dove fortunatamente ogni tanto torna a farsi vedere anche la foca monaca non è mancato e non manca chi la butta in politica e se la rifà magari con il Tozzi intruso ‘straniero'.
E così si scopre che quel parco -che non opera sulle Alpi- a mare non conta un tubo perché lì -come altrove-decide il ministero e tanti saluti se poi non lo fa o lo fa a capocchia. Ciò è tanto vero che al Senato si sta discutendo una legge che dovrebbe rafforzare ulteriormente questo potere di comando ministeriale che in più d'un caso somiglia a quello del comandante del Concordia.
Ecco, se vogliamo venire a capo di questo imbroglio occorre ripartire dai ruoli che nella filiera ambientale e delle politiche di governo regionale e nazionale spettano e non precariamente alle istituzioni su un piano di pari dignità anche con quegli speciali soggetti preposti alla tutela della natura e del suolo; parchi e bacini. E dobbiamo ricordarcene subito visto che parchi come quello dell'Arcipelago o quello di San Rossore -che sta nel bel mezzo di quel mare- hanno scadenze ravvicinate che vanno gestite non burocraticamente.
* Responsabile Aree protette e pa4rchi per Legautonomie