
[24/01/2012] News
Sarà Arpat la "voce" sullo stato di salute del mare
Sono cominciate le operazioni di bunkeraggio alla Costa Concordia. Da ieri è già pronta la cisterna che dovrà caricare il carburante che verrà estratto dalla nave. Le panne sono già tutte sistemate intorno alla nave. Le cose stanno procedendo bene e il mare è calmo. Nella mattinata è stata avvistata una macchia oleosa e sono due le ipotesi in campo sulle cause: un primo urto della nave sugli scogli, oppure, ed è più probabile, l'ennesimo lavaggio di qualche cisterna in mare, uno dei grossi e annosi problemi dell'arcipelago toscano denunciato da anni dal Parco e da Legambiente.
Ma la concentrazione è tutta sulle operazioni di defueling, con la consapevolezza che questo materiale denso, viscoso e leggero - che attualmente ha una temperatura di 15 gradi e per poter essere pompato dovrà essere scaldato fino a 30 per poter allibrare - provocherebbe un disastro ambientale enorme nel caso dovesse fuoriuscire. Infatti essendo più leggero dell'acqua avrebbe un'estensione rapidissima in mare che le panne conterrebbero a fatica. La macchia che si verrebbe a creare comprometterebbe plancoton e fitoplancton e l'olio, una volta portato al largo dal mare, si degraderebbe e fondo in modo del tutto simile al disastro della Bp nel Golfo del Messico. L'impressione, comuqnue, è che ci sia una grossa professionalità al lavoro. Non c'è confusione, se non il circo mediatico, ma quello che si vede è un ottimo lavoro di squadra. Il pompaggio effettivo dovrebbe avvenire non prima di un paio di giorni, probabilmente sabato. Serviranno poi settimane per la conclusione delle operazioni.
Come aveva annunciato ieri il commissario per l'emergenza Franco Gabrielli, dunque, ricerche dei dispersi e defueling di Costa Concordia sono operazioni che dovranno procedere in parallelo. Non è possibile aspettare oltre per lo svuotamento dei carburanti contenuti nella nave. I rischi sono troppo elevati.
E cosi è stato. Su input del commissario, la Smit Salvage la società che curerà tutta l'operazione di svuotamento, coadiuvata dalla flotta messa a disposizione dal gruppo Neri di Livorno, stamattina ha dato il via ai lavori.
La chiatta/cisterna darà supporto alle operazioni di recupero delle quasi 2.400 tonnellate di combustibile e sono state posizionate sul lato sinistro della nave 54 tonnellate di cemento che servono ad ancorare più saldamente la grande imbarcazione.
Successivamente sarà inserito un tubo (una flangia) sulla fiancata della nave per poi poter iniziare le operazioni di recupero del carburante all'interno dei serbatoi, che verrà scaldato attraverso dell'aria e reso fluido per eseguire l'operazione di aspirazione. Si tratta quindi di mettere a punto una serie di accorgimenti preliminari, tra cui le ispezioni dello scafo effettuate dai sommozzatori della Smit a circa 18-20 metri di profondità, per le quali serviranno un paio di giorni, mentre la durata prevista per l'intervento nel suo complesso, è di circa un mese.
L'inquinamento nell'area della sciagura c'è già stato (non il disastro), avevano detto prima Gabrielli e poi il ministro per l'ambiente Corrado Clini. La conferma visiva si è avuta ieri sera quando al largo dell´Isola del Giglio alcuni residenti hanno avvistato una chiazza d´olio di discrete dimensioni (circa 300 metri per 200) fuoriuscita dalla nave al momento dell'impatto o in una fase successiva.
Il recupero di questi idrocarburi lo sta effettuando una nave della Castalia, e la chiazza è stata circondata dalle panne. Anche se Arpa ed Ispra escludono che per ora ci siano forme di inquinamento diffuso del mare, c'è apprensione per il dissalatore, che fornisce l'acqua potabile all'isola del Giglio e che si trova a poco distante dal punto dell' "incidente".
Sul fronte dei dispersi (pare che il numero sia di 24 ma non ci sono certezze) le ricerche sono proseguite tutta la notte nella parte non sommersa e con la luce del giorno anche sott'acqua. I palombari del Comsubin hanno aperto un varco al ponte 3 facendo esplodere delle microcariche, per consentire ai sommozzatori di Vigili del fuoco e Guardia di Finanza di procedere con la ricerca.
Tutte queste operazioni devono poi fare i conti con le condizioni meteo climatiche specialmente come ovvio quelle del mare. Da stasera, secondo le previsioni, pare che intorno all'isola del Giglio le acque tornino ad agitarsi (onde fino ad un 1m) a causa dei venti di tramontana che arriveranno da nord, ma il tempo comunque rimarrà buono almeno fino a sabato sera.
Il "consuntivo" ad oggi, di questo drammatico evento è già tale da farlo entrare nella storia della marineria italiana. L'auspicio è che almeno dal punto di vista ambientale si possa scongiurare il disastro e che dal punto vista politico questa sciagura sia utile per porre maggiore attenzione ai tanti problemi del mare, un ecosistema che ha bisogno di tutela a largo come sotto costa, perché è meno "resiliente" di quanto si creda.
Sempre il capo del dipartimento della protezione civile Franco Gabrielli, quale Commissario delegato per la gestione dell'emergenza all'Isola del Giglio, ha inoltre annunciato in serata che sarà l'Arpat - Agenzia per la protezione ambientale della Toscana - a dare informazioni dettagliate e periodiche sullo stato ambientale del mare attorno all'Isola del Giglio.
L'Agenzia fa parte del Comitato tecnico-scientifico che coadiuva le operazioni in loco ed è coinvolta per l'aatvitàdi monitoraggio ambintale con il lavoro di vari settori di attività e vari laboratori.
Da martedì 17 gennaio sono iniziati i primi campionamenti di acqua in prossimità del relitto della nave grazie al battello oceanografico dell'Agenzia, Poseidon, che con il suo lavoro garantisce continuità all'attività di monitoraggio ambientale.
Di questa attività viene data informazione da Arpat sia tramite il sito dell'Agenzia, nel quale è stata predisposta una sezione apposita segnalata con un banner nella home page, sia attraverso il canale Twitter.
Intanto Legambiente torna oggi sull'incidente segnalando con Sebastiano Venneri, responsabile Mare come «Le acque nere, le acque grigie, i rifiuti pericolosi, gli oli lubrificanti, i composti del cloro e dei metalli pesanti rappresentano, senza ombra di dubbio, un fattore di alto rischio ambientale . Basti pensare che, secondo uno studio dell'Environmental Protection Agency (Epa) una nave da crociera molto più piccola della Concordia, produce in media in una settimana 800.000 litri di acque nere, 4.000.000 di litri di acque grigie e circa 95.000 litri di acqua di sentina con oli. Oltre a queste sostanze sono presenti all'interno della nave i rifiuti delle lavanderie, dei laboratori fotografici, detergenti, detersivi e prodotti chimici per la manutenzione della nave, le vernici e i liquidi contenuti negli accumulatori elettrici. Tutte sostanze che possono determinare una significativa contaminazione dell'ecosistema marino, molto fragile e delicato».
«Ogni giorno che passa - ha aggiunto Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - aumenta il rischio di possibile contaminazione per le sostanze provenienti dalla nave. Occorre quindi intervenire rapidamente, oltre che per evitare la fuoriuscita del carburante, anche per cercare di eliminare, contenere e bonificare la maggior quantità di rifiuti pericolosi all'interno della struttura. Anche la macchia d'olio già individuata, ampia 200 metri per 300, potrebbe essere frutto del lavaggio delle cucine, perché composta da oli lubrificanti e detergenti. Proprio nelle cucine infatti, si trovano enormi quantità di sostanze inquinanti: dalle tonnellate di derrate alimentari in putrefazione agli stessi oli alimentari».