[26/01/2012] News

Le raccomandazioni dell'Onu per i 6 settori basilari dell'economia verde-blu del mare

Il rapporto Onu "Green Economy in a Blue World" fa una serie di raccomandazioni per 6 settori basilari per l'economia marittima.

Pesca e acquacoltura. Circa il 30% degli stock ittici mondiali sono sfruttati eccessivamente, esauriti, o in recupero, il 50% è pienamente sfruttato. Secondo la Fao e la Banca Mondiale, «L'economia mondiale può guadagnare fino a 50 miliardi di dollari ogni anno ripristinando  gli stock ittici e riducendo la capacità di pesca ad un livello ottimale. L'acquacoltura, il settore in più rapida crescita della produzione alimentare, sta creando nuovi posti di lavoro e opportunità commerciali. Ma quando è mal pianificata può aumentare la pressione sugli ecosistemi marini e costieri già sofferenti. L'adozione di tecnologie verdi e  gli investimenti  per ridurre l'uso dei combustibili fossili potrebbero ridurre drasticamente l'impronta di carbonio del settore, migliorando il suo contributo a crescita economica, sicurezza alimentare e nutrizione ed alla riduzione della povertà. Le tecnologie verdi includono  metodi di pesca a basso impatto ed basso consumo di carburante e sistemi di produzione innovativi utilizzando environmentally friendly feeds. I piccoli produttori e commercianti dei Paesi in via di sviluppo rappresentano la maggioranza dei 530 milioni delle persone dipendenti dalla pesca nel mondo. Il rafforzamento delle agenzie regionali e nazionali della pesca, così come delle comunità e associazioni di pesca commerciale e delle cooperative, sarà fondamentale per l'uso sostenibile ed equo delle risorse marine.

Trasporto marittimo. L'International shipping transporta circa il 90% delle merci mondiali ed è il più sicuro, più sicuro, efficace ed ecologico mezzo più di trasporto alla rinfusa. Il settore beneficia già di un quadro normativo globale e di accordi, come la Convenzione Marpol, che regolano le emissioni di inquinanti atmosferici,  e di misure di efficienza energetica. Ma il settore potrebbe essere molto più "verde". Secondo il rapporto non sempre i Paesi sostengono ed attuano gli standard internazionali e  il passaggio delle navi a  fonti di energia compatibili con l'ambiente. L'altro problema è quello di prevenire l'immissione di specie acquatiche invasive trasportato attraverso l'acqua di zavorra delle navi, i cui effetti costano 100 miliardi di dollari l'anno, ma bisogna anche affrontare, come dimostrano la tragedia della Costa Concordia ed altri incidenti, «Gli aspetti tecnici, operativi e ambientali delle crescenti dimensioni delle navi».

Energie rinnovabili del mare. Il potenziale delle "marine-based renewable energy" (eolico, onde e maree) è alto, ma nel 2008 queste tecnologie energetiche rappresentavano appena l'1% di tutta la produzione di energia rinnovabile ed è improbabile che l'energia del mare diventi significativa prima del 2020, «Perché, con l'eccezione dell'energia eolica offshore, la maggior parte delle tecnologie marine basate sulle energie rinnovabili sono in fase di progettazione o dimostrazione. Anche le spese tecniche rimangono un ostacolo». Eppure le energie rinnovabili marine hanno un grande potenziale di creazione di posti di lavoro c verdi, anche se il tipo ed il livello di opportunità variano a seconda del contesto nazionale e della fonte di energia. Per sfruttare il potenziale della marine-based renewable energy per ka transizione verso la green economy il rapporto raccomanda: «Coerenti politiche a lungo termine, con obiettivi specifici per le marine-based renewable energy ed un sostegno finanziario mirato da parte dei governi per superare le barriere tecniche. Per passare dai piccoli prototipi agli impianti pilota. Sono necessari incentivi come sovvenzioni, sussidi e crediti d'imposta per incoraggiare gli investimenti privati​.  I governi devono guidare gli sviluppi in modo proattivo per ridurre il rischio di conflitti sociali, ambientali e giuridici e promuovere sinergie con gli utenti del mare».

Inquinamento degli oceani da nutrienti. Fertilizzanti come l'azoto e il fosforo sono essenziali per la sicurezza alimentare globale e hanno svolto un ruolo chiave nell'aumento della produzione agricola, ma l'uso inefficiente delle sostanze nutritive, contribuisce al degrado degli ecosistemi marini e delle acque di falda, compresa la formazione di "dead zones" povere do ossigeno. La quantità di azoto che raggiunge gli oceani e le coste è aumentata di tre volte rispetto ai livelli pre-industriali, soprattutto a causa dell'utilizzo agricolo delle acque e dei reflui non trattati. Secondo il rapporto «Con uno scenario "business as usual', questo potrebbe espandersi fino a 2,7 volte entro il 2050», ma «L''inquinamento dei nutrienti può essere ridotto, con innovazione, partenership pubblico-privato e creazione di posti di lavoro, attraverso: Un "approccio ciclico", che comprenda il sostanziale recupero e il riciclo dei nutrienti da rifiuti; Strumenti politici che includano una regolamentazione più rigorosa per la rimozione dei nutrienti dalle acque di scarico, piani obbligatori di gestione dei nutrienti in agricoltura e regolamentazione avanzata del letame. Sovvenzioni che incentivino il riciclaggio dei nutrienti».

Turismo costiero. L'economia turistica rappresenta il 5% del Pil globale e contribuisce al 6 - 7% dell'occupazione totale. «Si stima che più di un terzo dei viaggiatori sia favorevole al turismo ecologico - si legge nel rapporto - C'è un notevole potenziale per la creazione di posti di lavoro verdi nel settore turistico, dato che un posto di lavoro nella "core industry" si è mostrato in grado di creare un posto e mezzo di lavoro nei settori legati al turismo». I prodotti locali dell'agricoltura sostenibile e delle pesca e la salvaguardia della cultura locale sono esempi di settori in cui indirizzare gli investimenti verdi.

Per un turismo marino davvero "green" il rapporto evidenzia alcune cose fondamentali: Migliorare la gestione dei rifiuti per risparmiare soldi, creare posti di lavoro e migliorare l'aspetto delle destinazioni turistiche; Mobilitare partnership e strategie di finanziamento multisettoriale per ripartire i costi ed i rischi degli investimenti verdi e sostenere le piccole e medie imprese (che rappresentano la maggioranza delle imprese turistiche). Investimenti in efficienza energetica, in grado di generare ritorni significativi con  brevi periodi di ammortamento. Consultazione intersettoriale (tra governi, comunità e imprese) e gestione integrata delle zone costiere per garantire strategie di sviluppo nelle zone turistiche che soddisfino le esigenze dei diversi stakeholders».

Minerali nel mare profondo I "deep-sea minerals" sono un possibile flusso di nuove entrate in grado di sostenere gli obiettivi di sviluppo nazionali, ma le profondità marine sono una delle regioni meno conosciute e comprese del pianeta ed abbiamo ancora solo una conoscenza rudimentale dei servizi eco sistemici che sostengono questi ambienti. Secondo  "Green Economy in a Blue World"  «La gestione di tali risorse deve essere informato dalla scienza e dalle migliori pratiche ambientali applicate. Tutti gli stakeholders devono essere presi in considerazione nella gestione delle attività minerarie in  alto mare, nel contesto di un utilizzo sostenibile degli oceani. Le pratiche di gestione dovrebbero essere olistiche, basate su una visione integrata di tutti gli utilizzi umani attuali e futuri e dei servizi eco sistemici». 

 

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