[06/02/2012] News

Alemanno e i Beni Comuni

Nella puntata del 31 gennaio, a Ballarò il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha praticamente illustrato il nostro Manifesto European Common Goods.

Non ha citato il nostro Manifesto e non ha parlato di Beni Comuni, ma ha spiegato esattamente il meccanismo che prevede una partecipazione attiva dei cittadini nella gestione del patrimonio culturale investendo anche parte delle proprie risorse finanziarie.

Il sindaco aveva studiato la nostra proposta, ma si è dimenticato l'anima. Si è dimenticato che se si chiede un coinvolgimento attivo delle persone in cambio bisogna dare a queste persone una identità filosofica, un motivo di cui sentirsi fiere e una speranza di partecipare alla costruzione di un nuovo mondo, che speriamo migliore. Non siamo generali in ritirata, siamo cittadini che vogliono un riscatto del proprio ruolo e una speranza per il futuro.

Il turbo-capitalismo finanziario ha condotto a oligarchie che stanno snaturando l'assetto socio-economico che avevamo costruito in Europa dal dopoguerra. La finanza ha deciso di trasformare parte della sua carta in beni materiali e, per questo motivo, sta cercando di comprare a poco prezzo le risorse europee. Poi magari muoverà verso (o contro) la Cina, ma questa è un'altra storia.

E' la fine di un modello e dobbiamo pensare a un nuovo modello di convivenza. Non si tratta di investire le ultime risorse che abbiamo per preservare quello che vogliono depredarci. Occorre pensare a un inizio e non languire in una fine.

Se si parte dalla dichiarazione che un certo asset pubblico è un bene comune, poi è più facile pensare a forme di gestione partecipata di questo bene. E' più facile pensare che questo è l'inizio del riscatto di cittadini che non vogliono più essere considerati solamente dei consumatori.

L'atteggiamento di Alemanno mi ha ricordato quello del premier inglese Cameron quando ha lanciato il Manifesto della Big Society. Tutto logico e tutto fattibile: puntare sul volontariato come mezzo per supportare uno stato sociale che va restringendosi drammaticamente e che non è più in grado di garantire una qualità di vita decorosa soprattutto alle persone meno fortunate.

La Big Society è fallita perché mancava di cuore e non era l'inizio di un nuovo corso. Era una dichiarazione di impotenza e una resa di fronte ad una finanza ingorda capace di mettere le mani su tutte le risorse disponibili, anche quelle destinate ai deboli.

Vorremo allora lanciare un messaggio al sindaco Alemanno affinché allargasse la propria visuale e pensasse che in questo momento, in cui guida una grande città, può diventare un esempio per avviare un nuovo corso e non per demandare il suo ruolo a cittadini sempre più indifesi.

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