[07/02/2012] News toscana

Per un turismo in Toscana davvero sostenibile

«Occorre scindere le attività turistiche dall'aura di santità»

Il turismo per alcuni paesi (e regioni) è un'importante fonte di reddito e di sviluppo. In Toscana rappresenta circa il 12% del Pil regionale ma d'altra parte 42 milioni di presenze medie all'anno, pongono anche alcuni interrogativi per chi come greenreport.it guarda al mondo con gli occhiali della sostenibilità. L'United nation environmental program (Unep) definisce gli impatti socio-culturali del turismo come "gli effetti prodotti dalle relazioni dirette o indirette dei turisti con la comunità locale e di interazione con l'industria turistica". Noi aggiungiamo inoltre che produce anche impatto ambientale, come del resto ogni cosa che fa l'uomo. Al di là dell' "incidente", la vicenda della Costa Concordia offre quindi lo spunto per alcune riflessioni che riguardano il settore turistico (non solo quello via mare), che abbiamo voluto affrontare con l'aiuto di Marinella Sichi (ha insegnato all'Università di Scutari e adesso lavora per la Regione Toscana), esperta di turismo ed in particolare dell'impatto ambientale che provoca il settore.

Come è cambiato nell'ultimo decennio il turismo su scala globale?

«Dopo un lungo periodo caratterizzato da una crescita esponenziale che lo aveva trasformato da attività elitaria ad un fenomeno così importante da essere considerato  l'elemento caratterizzante il tempo moderno (homo festivus), a seguito del crollo delle Torri Gemelle di New York, il turismo ha subito una ulteriore mutazione genetica. Nonostante gli attentatori stessi fossero entrati negli Usa da turisti e le innumerevoli evidenze di intolleranza, esso è riuscito a conservare l'alone nostalgico e manicheo di fratellanza tra i popoli che lo avvolge. Tuttavia dal 2001, si sono modificati alcuni movimenti: da un lato si sono intensificati i controlli all'ingresso dei paesi ricchi nel tentativo di limitare il flusso in entrata, mentre nell'altro senso, quello dai paesi ricchi alle appetibili mete a buon mercato nei paesi poveri, si è cercato in ogni modo di neutralizzare le sensazioni di pericolo che i frequenti attentati a danno dei turisti riverberavano. La cronaca sui media mostra in simbiosi le reazioni delle popolazioni locali, talvolta violente, ai comportamenti arroganti delle carovane di turisti ed al contrario enfatizza, attraverso trasmissioni televisive espressamente dedicate ai benefici della vacanza esotica, la facilità di trasformarsi in ricco nababbo.  Occorre inoltre sottolineare che uno dei principali motivi del potenziamento del settore turistico è stata la finanziarizzazione globalizzata. Dopo la fine degli accordi di Bretton Woods e la liberalizzazione degli scambi, i pagamenti all'estero di servizi hanno consentito una facile giustificazione per lo spostamento di capitali verso i paradisi fiscali». L''Italia (e la Toscana) vista la sua storia, la ricchezza dei monumenti, la bellezza dei suoi territori, il paesaggio... rappresenta una grande attrattiva turistica. Purtroppo non sempre si tratta di un turismo di qualità ma è anche costituito da flussi turistici "mordi e fuggi" che portano impatto ambientale sul territorio. Almeno questo tipo di turismo "lascia" qualcosa? Cioè oltre ai costi ci sono dei benefici economici per le comunità locali? 

«Occorre scindere le attività turistiche dall'aura di santità che le circonda riprendendo a misurare il settore per gli effettivi costi e ricavi che produce, alla pari di tutti gli altri ambiti economici. Da tempo ormai in Italia ne abbiamo abbandonato la misurazione oggettiva conteggiando banalmente solo gli arrivi e le presenze. Di conseguenza non siamo in grado, anche per l'alto sommerso che vi si registra, di stimarne il reddito di calcolarne i ricavi, in genere privati, dai costi che invece sono sostenuti principalmente dalla collettività ospitante. Certamente nel caso di Firenze i commercianti del centro traggono indubbi vantaggi dal turista, anche se non resta per il pernottamento, mentre tutta la collettiva fiorentina ne sostiene i costi. Ovviamente il beneficio economico migliore viene trattenuto là dove si verifica il pernottamento».

Turismo elitario e turismo di massa con pregi e difetti che comportano. Ma esiste una "terza via"?

«Una terza via esiste ed è ben delineata in molti studi, basterebbe applicarla. La teoria del ciclo di vita delle destinazioni turistiche, la loro evoluzione e maturazione,e la forza centrifuga che il turismo di masse esercita, tendono a convertire le altre attività, modificando le destinazioni stesse. I valori ambientali, sociali e culturali vengono snaturati e lentamente le destinazioni perdono la loro attrattiva originale o cambiano le mode. Occorre prenderne atto, gli obiettivi perseguiti devono essere concentrati sull'effettiva adozione di un turismo socialmente sostenibile, accettando di valutare la pressione che questa attività, fortemente antropica, esercita sugli ecosistemi ed i rischi ambientali che essa comporta, in un'ottica di lungo periodo».

Quello turistico è un settore produttivo a tutti gli effetti, il cui operato va analizzato e valutato a nostro modo di vedere con le "lenti" della sostenibilità (ambientale, sociale ed economica). La Regione Toscana si sta muovendo verso questa direzione? Cosa può fare ancora per centrare l'obiettivo della sostenibilità per questo settore?

«L'esempio del paesaggio toscano è emblematico. Il turista sfrutta un bene, il paesaggio vicino, coltivato e curato dall'impegno dell'agricoltore, senza sopportarne i costi. Sulla stessa scia le città d'Arte. Per questo occorre perseguire una politica toscana del turismo che sappia mettere a profitto i beni culturali ed il paesaggio a vantaggio della collettività e al contempo preservarla per le future generazioni. La Regione Toscana deve quindi applicare concretamente il concetto di sostenibilità. Evitando gli investimenti esteri che producono la riserva e la colonizzazione di ampi territori. Vaste destinazioni vergini, fino ad oggi predilette dal turismo di massa, sono ritenute troppo rischiose, per questo occorre selezionare zone attrattive e meno rischiose. Così il mercato delle crociere, finora ritenuto sicuro, ha visto negli anni passato grandi tassi di crescita. Il mercato si sta quindi  riorganizzando verso mete a basso rischio terrorismo ed alta qualità culturale. I grandi tour operators di proprietà di imprese multinazionali sono quindi alla ricerca di nuove destinazioni, da colonizzare. Queste non possono essere Montecatini o Viareggio, devono essere specifiche enclave corrispondenti all'immaginario collettivo del "borgo toscano". Finti villaggi tipici dove tenere i turisti separati dal contesto locale per rendere più profittevole ogni loro spesa. Borghi ristrutturati e privati, come Castelfalfi sorgeranno come funghi. L'aeroporto fiorentino -  nonostante il traffico aereo abbia subito una forte riduzione - si doterà di una nuova pista per far atterrare i voli charter a spese della collettività, consentendo così, anche in Italia il fenomeno già definito neocolonismo. Un modello di turismo di cui la Toscana non ha assolutamente bisogno. Come nel caso della Crociere, questi investimenti sono profittevoli solo per gli azionisti. I redditi ricavati dalla vendita dei soggiorni, delle escursioni ecc, remunerano in gran parte gli investitori esteri,  riservando ai Toscani solo poche briciole e qualche posto di lavoro stagionale di basso profilo professionale. Occorre quindi togliersi gli occhiali da presbiti, per adottare lenti che guardando lontano ed essere cogenti nel considerare la popolazione locale al centro del benessere economico che il turismo produce».

Torna all'archivio