
[10/02/2012] News
Lucio Antinoro sindaco di Favignana e presidente dell'Area marina protetta (Amp) delle Isole Egadi ha espresso «Stupore e disappunto per l'attacco portato all'ente gestore dalla Organizzazione di pesca di Trapani (Op) sui giornali, in merito alla proposta per la riperimetrazione dell'Amp.
«Si tratta di un attacco infondato, immotivato e offensivo, frutto di informazioni erronee sia sull'iter della proposta che nel merito della stessa, fornite impropriamente dal signor Braschi, un membro della Commissione di riserva, organo meramente consultivo, che non ha nessun ruolo nella gestione diretta dell'Amp e nel confronto con l'utenza e gli operatori della pesca. Tali informazioni, fornite in maniera strumentale per fini squisitamente politici, hanno indotto nella Op Trapani un atteggiamento di ostilità verso l'Amp, che, al contrario, in questi anni ha intrapreso un faticoso percorso di riavvicinamento e concertazione con la marineria trapanese. Ne sono prova le deroghe introdotte nel giugno 2011, per la pesca della mennola, di cui hanno beneficiato anche alcuni pescatori della Op e la forte iniziativa avviata dall'Amp con la Regione e il Ministero delle Politiche Agricole, a sostegno della piccola pesca tradizionale con il tartarone.
La proposta di riperimetrazione trasmessa a marzo al Ministero dell'ambiente è un atto tecnico preliminare per aprire formalmente l'iter istruttorio, che sarà condotto direttamente dal Ministero, con il nostro supporto, e sarà lungo e articolato, prevedendo vari tavoli tecnici con gli operatori. L'attuale parere della Commissione di riserva è un atto dovuto preliminare. Abbiamo scritto al Ministero dell'ambiente evidenziando come il comportamento del Braschi sia poco consono al ruolo istituzionale svolto e come abbia frainteso, strumentalmente, il compito della Commissione, addirittura scavalcando, o sostituendosi, al Ministero dell'Ambiente, all'Ente gestore e al Presidente della Commissione, che è il solo soggetto titolato alle interlocuzioni istituzionali.
In ogni caso il dialogo con i pescatori non si è mai interrotto e non si interromperà mai, e al fine di fugare ogni dubbio e spiegare la procedura dell'istruttoria che porterà alla riperimetrazione dell'Amp, convocheremo per un incontro tecnico chiarificatore l'Op, che invitiamo a diffidare dei cattivi consiglieri e a sottrarsi alle strumentalizzazioni politiche, e il Consorzio di Gestione della Pesca Artigianale di Trapani, che rappresenta il 70% della marineria trapanese, con cui abbiamo una leale collaborazione e che già si è dissociato dall'iniziativa dell'altra organizzazione».
Sulla questione interviene anche Legambiente Egadi, che definisce infondato l'attacco dell'Op perché «Frutto di un'errata interpretazione dell'azione condotta dall'Ente Gestore, poiché al momento è solamente un atto preliminare puramente di tipo tecnico per avviare il percorso di rielaborazione del perimetro dell'Amp presso il ministero, al quale seguiranno (nei tempi corretti) i momenti di confronto tra le parti coinvolte. Azioni come gli articoli del giorni scorsi, pertanto, in un momento delicato come questo, in cui il settore della pesca già si trova in uno stato di forte destabilizzazione, potrebbe rivelarsi controproducente per il rapporto di scambio creatosi, a livello locale, tra la categoria e le istituzioni».
Gli ambientalisti sottolineano che «L'Ente gestore, Comune di Favignana, e la direzione dell'Amp Isole Egadi nell'ultimo anno hanno avviato, infatti, un percorso di dialogo con gli operatori del settore ittico, non solo delle isole, al fine di mitigare i conflitti sorti in seguito all'entrata in vigore del regolamento e dei disciplinari dell'AMP. Esempio di ciò, la deroga ottenuta dai pescatori per la cattura delle mennole con reti ad imbrocco nella zona C di Marettimo, o la posizione presa dall'Ente gestore riguardo al divieto di utilizzo del "tartarone" per la pesca del "cicirello" e "ritunno" nelle acque delle Egadi. Per cui intendiamo rivolgere agli addetti del settore (a tutti i livelli) un invito a smorzare i toni, a non pensare secondo strategie politiche, ma a contribuire a mantenere sereno il clima agendo in modo costruttivo, perché in una lotta tra fazioni in questi casi i veri sconfitti sono gli operatori del settore ittico e un territorio già abbastanza pieno di criticità. Lasciamo alle spalle la visione della politica come "guerra" tra parti contrapposte, piuttosto uniamo le forze e spendiamo risorse e tempo per raggiungere quelli che dovrebbero essere gli obiettivi comuni. Molte sono le minacce serie e reali che incombono sul futuro della pesca (ricerca di petrolio, campi eolici offshore, regolamenti comunitari non sempre ade guati alle realtà locali) per le quali occorre trovare soluzioni. La priorità deve essere, per il bene collettivo, proporre per costruire insieme.
Il Circolo Legambiente Isole Egadi dà anche il suo sostegno alla marineria dell'arcipelago egadino e all'Ente Gestore dell'AMP Isole Egadi, «Per le azioni intraprese riguardo al divieto di pesca con il "tartarune", in seguito all'attuazione delle disposizioni previste dal Regolamento CE n. 1967 del 2006, noto come "Regolamento Mediterraneo". Quello del "tartarune" è l'esempio di come sia talvolta limitativo per le peculiarità territoriali, il fatto che le attività di pesca vengano regolamentate dall'Ue che, dovendo intervenire su realtà molto differenti l'una dall'altra, pone dei vincoli generali che poco si confanno alle particolarità di singole località. Così accade che un attrezzo, come il "tartarune", tradizionalmente utilizzato dagli operatori della piccola pesca delle Isole Egadi nei mesi invernali per la cattura di specie ittiche molto apprezzate sul mercato locale, come il cicerello o lo zerro ("ritunno"), poiché assimilato dalla normativa ad una rete da traino, rischi di scomparire per sempre, con grave danno economico per comunità già fortemente disagiate per via dell'insularità e che, con questo sistema di pesca riescono a ottenere discreti guadagni in un periodo in cui l'attività lavorativa è fortemente ridotta a causa delle condizioni meteorologiche spesso avverse e di strutture portuali non idonee, che non consentono alle piccole imbarcazioni che compongono la flotta di poter operare regolarmente».