
[14/02/2012] News
Il comandante della Quinta Flotta americana: «iraniani pronti ad attacchi suicidi contro le nostre navi»
Dopo il doppio attentato contro diplomatici israeliani in India e in Georgia, Israele ha subito accusato l'Iran e il partito libanese di Hezbollah di essere i responsabili degli attacchi. Durante una riunione dei deputati del Likud, ieri un'auto dell'ambasciata israeliana è esplosa a New Delhi, ferendo quattro persone, tra le quali l'autista e la moglie di un diplomatico, mentre a Tbilisi l'attacco ad un'altra auto dell'ambasciata israeliana in Georgia è stato sventato perché la bomba è stata scoperta prima che esplodesse.
Oggi la scena si è ripetuta a Bangkok, in Thailandia, dove un cittadino iraniano ha causato un'esplosione. Secondo il Bangkok Post l'iraniano avrebbe lanciato una granata contro la polizia, ma ha colpito un albero ed è rimbalzata verso di lui esplodendo e gli ha fatto perdere entrambe le gambe. Sono rimaste ferite altre cinque persone. Un alto funzionario israeliano ha detto ad "Haaretz" che «la polizia thailandese crede che le esplosioni siano un attacco terroristico fallito, in quanto vere e proprie esplosioni non hanno avuto luogo nei pressi dell'ambasciata israeliana».
Ieri la polizia tailandese aveva trovato 400 casse di materiali per la fabbricazione di bombe in un negozio che si pensa sia collegato a un complotto per compiere attentati. I grossi quantitativi di urea e ammonio sono stati trovati in un edificio a 35 km da Bangkok, solo pochi giorni dopo che l'ambasciata Usa aveva avvertito di possibili attacchi terroristici ai siti turistici della capitale thailandese, molto frequentati dagli israeliani.
In molti pensano che questi attentati siano una ritorsione dei servizi segreti iraniani per quelli fatti dagli israeliani contro gli scienziati che lavorano al programma nucleare iraniano, ma anche un avvertimento ad Israele che preme per bombardare gli impianti nucleari iraniani entro la primavera. Insomma, la guerra a bassa intensità di questi giorni sarebbe un preludio ad una guerra avventuristica che potrebbe infiammare il Medio Oriente ed il mondo. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto che è stato il governo islamico di Teheran ad organizzare gli attentati ed ha rivelato che negli ultimi mesi Israele avrebbe sventato altri attacchi contro i suoi diplomatici in Azerbaijan, in Thailandia e in altri Paesi.
Il ministro della difesa Ehud Barak, che è in visita a Singapore, ha detto: «il fallito attentato a Bangkok dimostra che l'Iran e i suoi emissari continuano a operare sulla strada del terrore. Iran ed Hezbollah sono elementi terroristici implacabili che costituiscono un pericolo per la stabilità della regione e del mondo».
Gli iraniani hanno immediatamente risposto alle accuse di Netanyahu. Il portavoce del ministero degli esteri di Teheran, Ramin Mehman Parast , intervistato dalla rete satellitare Al-Alam, ha detto: «è una guerra di propaganda. Noi condanniamo ogni sorta di azione terroristica. Qualsiasi attacco terroristico è condannato e respingiamo in maniera netta i commenti non veritieri fatti da un rappresentante di Tel Aviv».
Ma è chiaro che una guerra sporca è già in corso: ieri il ministero degli esteri dell'Iran ha convocato l''ambasciatore dell'Azerbaigian a Teheran «per trasmettergli le più vive proteste contro le attività di intelligence israeliane nello Stato caucasico - si legge in una nota pubblicata dalla radio ufficiale Irib. La Repubblica islamica protesta contro la libertà d'azione garantita agli agenti del Mossad che operano sul territorio azero con l'obiettivo di raccogliere informazioni sull'Iran e il rifugio che le autorità di Baku avrebbero assicurato ai killer degli scienziati nucleari iraniani, l'ultimo dei quali è stato assassinato a Teheran lo scorso mese di gennaio».
L'agenzia di stampa ufficiale Irna sottolinea che l'Iran «ha inviato una nota di protesta all'inviato azero, Javanshir Akhundov , chiedendo che il suo governo impedisca al Mossad israeliano di utilizzare il territorio dell'Azerbaigian per lanciare operazioni contro Teheran». Secondo l'Irna, «i terroristi legati agli omicidi degli scienziati nucleari iraniani sono fuggiti in Israele proprio attraverso l'Azerbaigian»; secondo Teheran sono gli uomini coinvolti direttamente negli omicidi deglki scienziati nucleari, come quello di Mostafa Ahmadi Roshan, ucciso l'11 gennaio dall'esplosione di una bomba a Teheran, organizzati da Israele.
Ieri un articolo pubblicato dal Times dava ragione agli iraniani, rivelando che gli agenti del Mossad utilizzano passaporti appartenenti ai cittadini stranieri durante le loro operazioni segrete all'estero. Gli agenti segreti israeliani utilizzerebbero soprattutto passaporti appartenenti ai cittadini inglesi e francesi. Oggi Irib riporta stralci dell'articolo: «un cittadino britannico che nel 2009 aveva fatto volontariamente il servizio di leva nell'esercito israeliano, ha raccontato che proprio agli inizi della sua "esperienza" una "giovane donna del Mossad" gli chiese "in prestito" il suo passaporto sostenendo che la risposta affermativa conformerebbe il suo "impegno" verso Israele». Secondo il Times il passaporto gli venne restituito dopo 18 mesi e sopra c'erano timbri di ingresso in Turchia ed Azerbaijan, Paesi che il cittadino britannico non aveva mai visitato. Una simile storia e' stata raccontata al Times da un francese, al quale dopo un anno sarebbe stato restituito un passaporto con timbri della Russia e diversi altri Paesi.
Sempre oggi, tanto per non surriscaldare la situazione, il vice ammiraglio Mark Fox, comandante della Quinta Flotta americana di stanza nel Bahrain, ha detto in una conferenza stampa a Manama che «l'Iran ha incrementato la sua forza navale nel Golfo Persico e ha preparato battelli che potrebbero essere usati per attacchi suicidi, ma la Marina americana è in grado di impedire loro di bloccare lo stretto di Hormuz. Gli iraniani hanno aumentato il numero di sottomarini e il numero di imbarcazioni veloci da attacco. Alcuni dei loro battelli sono stati equipaggiati con una grossa testata che potrebbe essere usata come un ordigno suicida. Gli iraniani hanno una vasto assortimento di mine e abbiamo osservato con interesse i loro sviluppi di razzi a lungo e corto raggio e di missili balistici a medio e lungo raggio e, naturalmente, lo sviluppo del loro programma nucleare. L'Iran ha ora 10 piccoli sottomarini».
Alla domanda che chiede se vanno prese sul serio le minacce di Teheran di bloccare il transito delle petroliere nello stretto Hormuz per rappresaglia per un eventuale attacco ai suoi impianti nucleari, Fox ha risposto: «possono renderci la vita estremamente difficile? Si, possono. Se noi non facessimo niente e loro potessero operare senza essere bloccati, si, potrebbero chiudere lo stretto di Hormuz. Ma non posso immaginare che noi saremo mai in questa posizione».
Ma la guerra è da tempo anche informatica ed il direttore dell'Organizzazione di difesa passiva dell'Iran, il generale di brigata Gholam Reza Jalali, ha detto a ll'Irna che «gli esperti iraniani sono sufficientemente informati delle minacce cibernetiche e tutte le installazioni nucleari del Paese sono immuni agli attacchi cibernetici. Fino ad ora, nessuna traccia di attacco cibernetico o nessuna minaccia di virus è stata segnalata nel settore energetico iraniano. Attualmente un gran numero delle minacce del nemico vengono dirette verso l'energia nucleare, il commercio elettronico ed i settori finanziari e bancari e gli esperti del Paese sorvegliano queste minacce».
L'Iran ha creato una "brigata" cibernetica nel 2011, dopo che nell'ottobre 2019 il ministro dei servizi segreti iraniani, Heidar Moslehi, aveva ammesso che i sistemi informatici dei suoi impianti nucleari erano stati infettati dal virus Stuxnet, con tutta probabilità inoculato dagli israeliani in 30,000 indirizzi IP iraniani, fino a raggiungere i computer di Busher, la prima centrale nucleare del Paese. Teheran allora accusò anche la Siemens di aver fornito informazioni agli israeliani per facilitare l'infezione dei loro sistemi informatici nucleari.
Allora il governo della Repubblica Islamica ne approfittò per realizzare il "Web pulito" una censura dei siti internet per proteggere gli iraniani dal «basso rispetto dell'etica e della moralità» su internet. Entro il 2012 dovrebbe debuttare anche un motore di ricerca islamico-sciita,chiamato "Ya Haq", per accedere alla rete Internet. Negli ultimi giorni in Iran ci sono stati molti problemi di collegamento ad internet e le imprese hanno difficoltà a comunicare con i loro partner nazionali e internazionali senza ricorrere alle reti virtuali private Vpn, il cui utilizzo è illegale in Iran.