
[15/02/2012] News
Tutti parlano della nuova svolta ambientalista di Barack Obama (che a dire il vero sembra più la riproposizione delle sue promesse bloccate in Parlamento dai repubblicani con l'aiuto non disinteressato di diversi democratici), ma se è vero che nel bilancio 2013 la Casa Bianca ha proposto più fondi per le rinnovabili e sicurezza energetica e delle condotte petrolifere, e che Obama rinnova l'appello a porre fine sussidi al settore petrolifero e gasiero, facendo imbufalire le Big Oil (che tanto finanziano già la campagna elettorale repubblicana), è anche vero che nel new green deal obamiano si intravede qualche punto grigio che a volte diventa nero.
l bilancio per l'anno fiscale 2013 propone di 27,2 miliardi dollari per il Department of energy (Doe), con un aumento del 3,2% rispetto a quel che il Congresso approvò l'anno scorso, e comprende 2,3 miliardi di dollari per la ricerca e sviluppo e per efficienza energetica, advanced vehicles e biocarburanti, che negli Usa vogliono soprattutto dire sussidi all'etanolo da mais, non certo un esempio di sostenibilità ambientale.
Certo, è impressionante che Obama, anche in vista della campagna elettorale, punti ad un incremento del 30% dei fondi destinati alla ricerca per le energie rinnovabili, sfidando i repubblicani che gli rinfacciano la vicenda della Solyndra, la società solare andata in bancarotta nel 2011 dopo aver ricevuto 535 milioni dollari in garanzie sui prestiti federali dal Doe.
Obama, dopo aver bloccato l'oleodotto Keynstone XL che avrebbe dovuto portare il petrolio delle sabbie bituminose canadesi fino alle raffinerie texane, ha proposto di finanziare sontuosamente il "pipeline safety grant program", aumentando del 50% le sovvenzioni al Dipartimento dei trasporti e dedicando molto di questo denaro alla modernizzare delle pipeline ed alla raccolta dei dati e ed al miglioramento delle indagini sugli incidenti petroliferi negli Usa. Che non è esattamente quel che vorrebbero associazioni ambientaliste molto vicine ad Obama, come Sierra Club, che chiedono non la modernizzazione dell'industria petrolifera, ma una rapida uscita dal petrolio e che comunque sia applicato il principio "chi inquina paga" in tutta la filiera petrolifera, pipeline comprese.
Comunque nel documento del bilancio si legge: «Per essere i leader dell'industria del domani, è fondamentale che noi investiamo in ricerca e sviluppo oggi», che è esattamente il contrario di quel che pensano i repubblicani, innamoratissimi della "vecchia" industria delle Big Oil e dei Kin Carbon e che ritengono inutile competere con la Cina per quanti riguarda cose come l'eolico o le nuove energie.
Barack Obama sa bene che questa proposta di bilancio è poco più di un manifesto elettorale, che il Congresso farà probabilmente in coriandoli, e che i repubblicani stanno già costruendo le trincee per evitare ad ogni costo l'abrogazione di circa 4 miliardi di dollari all'anno in sgravi fiscali per le multinazionali petrolifere e gasiere. Ma è probabile che Obama punti proprio su questo per far capire quale sia la differenza tra lui ed i candidati repubblicani, rendendo così palese che il partito dell'elefante vuole difendere gli enormi guadagni dei petrolieri e non l'ambiente e la gente comune.
Le Big Oil potrebbero però essere contente della proposta di rimpinguare il Pipeline safety program del Dipartimento dei trasporti dopo l'incredibile serie di incidenti avvenuti nel 2001, visto che prevede 248 milioni dollari per la Pipeline and hazardous materials safety administration, che nel 2 011 erano solo 76 milioni. Così come l'aumento del 50% dei fon di allo "State pipeline safety grant program" potrebbe essere uno dei prezzi da pagare a petrolieri e repubblicani per far loro accettare qualche regola e taglio.
Per finanziare l'espansione delle piattaforme offshore petrolifere e gasiere la Casa Bianca ha proposto in bilancio 386 milioni dollari, con un aumento di 28 milioni rispetto all'anno scorso, ma andranno soprattutto a finanziare i nuovi uffici e l'assunzione di ispettori, ingegneri e scienziati del Dipartimento degli Interni, incaricato di sovrintendere alle trivellazioni offshore di petrolio e gas naturale ed alla ricerca petrolifera e per esaminare i piani di risposta alle emergenze delle compagnie petrolifere. Siamo lontanissimi dalla moratoria sulle trivellazioni offshore chiesta da Greenpeace, Sierra Club e da molte associazioni ambientaliste.
Ma la proposta di Obama rischia così di scontentare tutti: sia gli ambientalisti che le Big Oil, che si sono legate al dito il disegno di legge sulla sicurezza delle pipeline approvato da Obama nel 2011, che prevede multe più elevate multe per gli sversamenti e più ispettori nei campi petroliferi e sulle piattaforme.
Quello che non piacerà sicuramente agli ambientalisti è che il bilancio prevede per il Doe 770 milioni dollari per la ricerca per realizzare piccoli reattori nucleari, proponendo quindi una sorta di "nucleare diffuso" ed andando incontro alla lobby nucleare che punta (senza troppo successo) sul mini-nucleare anche da esportazione. Siamo molto lontani dalle promesse di Obama di una specie di moratoria sul nucleare e dalle dichiarazioni di 4 anni fa sul nucleare considerato come energia non indispensabile per gli Usa.
Fortunatamente non finiranno sul nucleare i 350 milioni di dollari per il programma Advanced research projects agency-energy del Doe, con un aumento di oltre il 27% rispetto al bilancio approvato dal Congresso l'anno scorso.
Il bilancio del Doe include un'altra cosa che andrà di traverso agli ambientalisti: 12 milioni di dollari per finanziare un programma di ricerca per migliorare la sicurezza dello sfruttamento del gas naturale, compresa la contestatissima fratturazione idraulica, il fracking che è diventata la bestia nera di associazioni e comitati locali che lo accusano di inquinare aria e acqua. Il Doe dovrebbe collaborare con l'Environmental protection agency e l'US Geological Survey, concentrarsi sulla riduzione dei rischi per ambiente, salute e sicurezza del fracking. Ma gli ambientalisti sono contrari comunque al Fraking e non sembrano interessati ad una sua "migliore sicurezza" che non risolverebbe i problemi per falde idriche ed atmosfera che denunciano.
Un miliardo di dollari sarà destinato anche agli investimenti per il risparmio energetico del Dipartimento della difesa, (erano 400 milioni nel 2010), che è il più grande consumatore di energia del mondo ma che sta aumentando la quota di energie rinnovabili, arrivata all'8,5% della sua produzione ed approvvigionamento di energia. La Casa Bianca ha messo l'accento sull'energia pulita nel programma del dipartimento della difesa, coinvolto nell'affaire Solyndra, vista la difficoltà dei repubblicani ad attaccare il Pentagono: pochi parlamentari Usa avrebbero il coraggio di dire che il Paese non deve ridurre la dipendenza energetica dall'estero degli carri armati, degli aerei e delle navi militari.