[16/02/2012] News

Bill Gates e la geoingegneria

I rischi del "miracolismo" tecnico e della privatizzazione della lotta al global warming

Un gruppo di super-ricchi, come il fondatore della Microsoft Bill Gates  e il presidente della Virgin Richard Branson, sembrano essere sempre più interessati alla geoingegneria e starebbero generosamente finanziando un gruppo di scienziati che lavorano in questo campo molto controverso, con il dichiarato intento di prevenire un disastroso cambiamento climatico.

Diversi team scientifici da tempo fanno pressione sui governi nazionali e sulle organizzazioni internazionali perché finanzino esperimenti che comportano interventi di geoingegneria sui "meccanismo globali" che regolano il pianeta, progetti che comportano la manipolazione del clima su larga scala e che, attraverso "miracoli" tecnologici, dovrebbero impedire l'aumento delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera e negli oceani. Tra questi metodi uno dei più discussi (e fino ad ora fallimentare) è la fertilizzazione degli oceani per creare un grande dissipatore naturale di carbonio, oppure il progetto di spruzzare particelle riflettenti o altre sostanze chimiche nell'atmosfera per riflettere la luce solare e diminuire l'effetto serra.

Si tratta di quello che viene chiamato il "Piano B", respinto da tutte le grandi associazioni ambientaliste e che, nonostante numerosi tentativi di introdurlo, non ha trovato spazio nemmeno alla recente conferenza Unfccc di Durban. Ma il gruppo di scienziati e grandi imprenditori che ci sta lavorando ribatte che il "Piano B" è ormai necessario, se si vuole davvero salvare il pianeta, proprio perché  i politici, i governi e le conferenze climatiche dell'Onu non sono in grado di raggiungere un accordo sui drastici tagli delle emissioni climalteranti che sarebbero necessari. 

Ancora una volta, davanti all'impotenza della politica, si cerca la via di uscita della soluzione tecnologica (e probabilmente tecnocratica) per rispondere a problemi creati  dall'economia, come il  cambiamento climatico.

In pochi sono convinti  che gli impegni ed il calendario approvato alla Cop 17 dell'Unfccc di Durban siano davvero in grado di ridurre le emissioni di gas serra fino a bloccare ed invertire gli effetti del global warming, soprattutto dopo che un rapporto del Dipartimento dell'energia Usa ha rivelato che nel 2010 c'è stato il maggior aumento delle emissioni di CO2  e che secondo l'International energy agency,  se non verrà attuata un'azione coordinata a livello internazionale per ridurre le emissioni, entro il 2017 le temperature globali potrebbero raggiungere livelli pericolosi.

In questo scenario la geoingegneria può diventare un'alternativa attraente, anche perché  è a relativamente  buon mercato e "politicamente meno pericolosa" rispetto alle dure scelte che i governi dovrebbero fare per ridurre le emissioni e avviare una vera e propria rivoluzione energetico-economica. Inoltre c'è il fascino del "miracolo"  tecnico che esercita una grande attrazione sulla specie umana, la tentazione da lemming sempre presente nell'homo sapiens sapiens di avvicinarsi al baratro e poi di uscirne fuori con un artificio da padrone del pianeta. Ma le tecniche della geoingegneria sono molto controverse e la stessa Convention on biological diversity (Cbd) dell'Onu ne ha denunciato i gravi pericoli per gli equilibri biologici del pianeta ed ha vietato gli esperimenti su grande scala.

Kara Scharwath, un'esperta di responsabilità sociale delle imprese e marketing sociale che attualmente lavora per Corporate Citizenship alla Walt Disney Company , spiega che tra i rischi maggiori ci sono:  la possibilità di un'applicazione unilaterale con effetti che vengono sperimentati su scala globale e con conseguenze vastissime; Il rischio concreto (come già dimostrato negli esperimenti di fertilizzazione dell'Oceano artico) che questi colossali progetti non riescano comunque a bloccare il cambiamento climatico ma che però  diventino una "scusa" (ed una sottrazione di fondi) che  scoraggerebbe gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra e per realizzare gli adattamenti necessari ad affrontare i cambiamenti climatici, in particolare nei Paesi in via di sviluppo; l'altissimo potenziale di conseguenze impreviste che potrebbero creare  problemi ambientali ancora più gravi al nostro "pianeta vivente"; La paura (e per qualcuno la segreta speranza) che queste nuove tecnologie della geoingegneria  possano essere utilizzate come arma climatica globale.

L'entrata in campo di ricconi come Bill Gates e di diverse multinazionali a sostegno della geoingegneria dà però un impulso "privato" alla geoingegneria che potrebbe essere addirittura più pericoloso. Anche Jane Long, direttore  del Lawrence Livermore national laboratory è molto preoccupato e in una recente conferenza su geoingegneria ed etica ha detto: «Avremo bisogno di proteggerci da interessi ed essere sicuri che le scelte non siano influenzate da soggetti che potrebbero fare una notevole quantità di denaro attraverso la scelta di modificare il clima, soprattutto utilizzando una proprietà intellettuale esclusiva».

Gli scienziati che lavorano a progetti di geoingegneria negano che i super-ricchi si intromettano nel loro lavoro o facciano pressioni indebite. David Keith, della Harvard University, uno dei principali sostenitori della ricerca geoingegneria ha detto: «Anche la percezione che un piccolo gruppo di persone abbia un'influenza illegittima è molto dannosa per una tecnologia che ha un potere estremo sul mondo. Le preoccupazioni che un piccolo gruppo domini il dibattito sono legittime, ma le cose non sono così. Stanno cambiando, dato che partecipano Paesi come l'India e la Cina. L'epoca in cui la mia voce o quella di pochi era dominante è finita. Abbiamo bisogno di un dibattito molto ampio».

A parte che la presenza e l'interesse di  Cina ed India non sembra proprio tranquillizzanti...  come dar torto a Kara Scharwath  quando scrive: «Non sono sicura cosa sia peggio l'idea di scatenare tali potenti forze umane controllate sul nostro pianeta o la possibilità che finiscano  nelle mani di individui disonesti e non siano adeguatamente studiate e testate».

Torna all'archivio