[17/02/2012] News

Indonesia: piĆ¹ di 400mila ettari di foreste della Nuova Guinea esclusi dalla "moratoria"

Secondo il rapporto di Greenomics-Indonesia "Peatland and forest at serious risk from Merauke food and energy estate development", più di 400.000 ettari, tra i quali 350.000 ettari di torbiere, avrebbero perso ogni forma di protezione nell'Iria Jaia, la parte occidentale della Nuova Guinea occupata dall'Indonesia. Le aree protette sarebbero state cancellate nel 2011 durante la revisione della moratoria sulle nuove concessioni forestali alla quale si è impegnata l'Indonesia (prendendo anche sostanziosi finanziamenti dalla Norvegia).

Greenomics-Indonesia, che ha la sua sede nella capitale indonesiana Jakarta, ha concentrato la sua indagine sul The Merauke Integrated Food and Energy Estate (Mifee), un gigantesco progetto di colonizzazione agricola nel sud di Irian Jaia, che alla fine si dovrebbe estendere su 1.200.000 ettari, con l'intento dichiarato di migliorare la sicurezza alimentare ed energetica nella regione, ma gli ambientalisti e le Ong dei diritti umani dicono che il Mifee arricchirà soprattutto le grandi industrie alimentari e comporterà un disastro ambientale, con la cancellazione di grandi aree di torbiere e foreste per riconvertirle all'agricoltura industriale e in piantagioni.

Greenomics pubblica mappe molto recenti che dimostrano che il progetto interessa aree off-limits in base alla moratoria nazionale sulle nuove concessioni forestali: 406,718 ettari di queste zone protette sono state cancellate dal Mifee: «l'area comprende 349,678 ettari di torbiere e di 88,818 ettari di foresta primaria». Il "trucco" si basa sul fatto che la moratoria forestale comprende esenzioni per alcune colture alimentari ed energetiche, comprese la canna da zucchero e il riso, così come per l'estrazione e lo sviluppo dei combustibili fossili. Una moratoria che già così sarebbe un colabrodo, ma Greenomics dice che alcune delle aree del Mifee sono state assegnate per coltivare  grano e sago, per allevare bestiame e per le piantagioni di palma da olio, che non sono esentate dalla moratoria.

L'Ong teme che «il programma sarà utilizzato per espandere lo sviluppo della palma da olio in aree che dovrebbero essere off-limits all'interno della moratoria».

Una moratoria che in Indonesia è stata praticamente subito disattesa, visto che è stato ufficialmente approvata solo nel maggio 2011, dopo cinque mesi di dibattito, e che si è subito limitata sostanzialmente alla impossibilità di riconvertire le foreste solo per alcuni tipi di coltivazioni.

L'intento originale della moratoria era molto più ampio e strombazzato dal governo come esempio virtuoso in occasione delle Conferenze mondiali sul clima: dare una finestra temporale all'Indonesia per sviluppare un piano per la "Reduce emissions from deforestation and forest degradation" (Redd+)  con il miliardo di dollari messo sul tavolo dalla Norvegia, ma continue scappatoie hanno frenato i progressi del programma.

Fortunatamente nel governo indonesiano non tutti sarebbero d'accordo con questo bluff che rischia di far arrabbiare molto i munifici norvegesi e si sta ricominciando a premere per approvare le riforme necessarie per limitare la distruzione delle foreste.

Il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono ha proposto come elemento centrale del suo mandato il  piano "7/26", che prevede un 7% di crescita economica annuale con una riduzione del 26% delle emissioni di gas serra entro il 2020.

Il piano prevede incentivi per sviluppare aree degradate non-forestali invece di distruggere foreste e torbiere, un impegno per decentrare la gestione del territorio alle comunità locali e sforzi per migliorare la trasparenza delle concessioni di terre. Ma l'Indonesia ha uno dei più alti tassi di deforestazione del mondo ed è uno dei maggiori emettitori di gas serra del pianeta. Deforestazione, degrado delle foreste da parte delle imprese cartiere e dell'olio di palma, distruzione delle torbiere provocano più di tre quarti di emissioni di CO2 del Paese.

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