
[20/02/2012] News
Gli esperti dell'International atomic energy agency (Iaea) arrivati oggi in Iran non potranno visitare i siti nucleari della Repubblica Islamica. Lo ha annunciato l'agenzia Isna riportando una dichiarazione del ministro degli esteri iraniano Ali Akbar Salehi, che non ha precisato le ragioni di questa decisione. Il team di esperti dell'Iaea guidato da Herman Nackaerts sarebbe a Teheran per riprendere i colloqui sul programma nucleare. E' il secondo viaggio in meno di un mese e la precedente visita era avvenuta in un clima cordiale e collaborativo.
Gli uomini dell'Iaea sono a Teheran per partecipare a due giorni di negoziati sul programma nucleare iraniano. Proprio oggi il capo dell'Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran, Fereydoon Abbasi Davani, ha detto all'agenzia ufficiale Isna che «100 chilogrammi di uranio sono stati arricchiti al 20% nell'impianto nucleare di Natanz, nell'Iran centrale» e ha aggiunto che «il processo di arricchimento si e' svolto sotto la supervisione dell'Iaea».
Oggi l'ambasciatore dell'Iran a Roma, Mohammad Ali Hosseini, ha detto in un'intervista ad AgenParl che «il programma nucleare è un pretesto per imporre sanzioni contro l'Iran e chiunque tenterà una guerra di aggressione se ne pentirà presto», ed ha aggiunto che «né le pressioni o le minacce, né le vili uccisioni contro gli scienziati nucleari iraniani dissuaderanno la fiera nazione iraniana dal perseguire l'affermazione dei propri diritti».
Secondo l'ambasciatore «oggi il pretesto è il programma nucleare pacifico della Repubblica islamica, mentre il perseguimento e l'utilizzo della tecnologia nucleare con intenti pacifici sono ritenuti dalla totalità delle leggi e dei Trattati internazionali in materia, tra i diritti naturali, legittimi e fondamentali dei Paesi».
Per riguarda la minaccia di interrompere le forniture di petrolio all'Italia, Hosseini ha sottolineato: «i rapporti tra Iran e Italia da tempi lontani ad oggi ed in ogni ambito, politico, culturale e economico sono profondi, ampi e in crescita... però riguardo l'interruzione delle esportazioni petrolifere l'Assemblea Consultiva islamica sta valutando la situazione. I deputati dell'Assemblea si sono trovati fortemente sotto pressione da parte dell'opinione pubblica e chiamati a prendere reciprocamente una decisione in proposito».
Per quanto riguarda le possibili reazioni della Repubblica islamica in caso di intervento militare occidentale contro l'Iran, Hosseini ha risposto che «i Paesi che continuamente suonano tamburi di guerra sono deboli sul piano della logica e della ragione. Questi governi, i loro Paesi e i rispettivi popoli sono alle prese con le conseguenze e le ripercussioni negative delle loro passate campagne militari inutili in Iraq e Afghanistan. La situazione in Iran è completamente diversa. Sebbene gli iraniani non siano un popolo bellicoso e aggressivo, tuttavia chiunque intentasse una guerra di aggressione se ne pentirebbe presto. Le dimensioni e i tempi che potrebbe assumere qualsiasi aggressione nei confronti dell'Iran non sono immaginabili né prevedibili».
Intanto l'Iran, per bocca dell'amministratore delegato della Compagnia nazionale iraniana del petrolio (Nioc), Ahmad Ghalebani, ha nuovamente annunciato che potrebbe sospendere presto le forniture di petrolio a diversi Paesi europei se l'Ue «proseguirà le sue azioni ostili». Ghalebani ha detto all'agenzia Mehr che «le sanzioni iraniane potrebbero colpire la Germania, la Spagna, l'Italia, la Grecia, il Portogallo e l'Olanda».
Ieri Teheran aveva annunciato la sospensione le vendite di petrolio alle compagnie petrolifere francesi e britanniche (quindi anche alla Bp che era stata "esentata" dall'embargo all'Iran da Usa ed Ue). Secondo la Mehr «la Nioc ha inviato un ultimatum a diverse raffinerie europee: firmare dei contratti a lungo termine (per un periodo che va dai 2 ai 5 anni) o vedersi private del petrolio». L'agenzia non dice quali siano le raffinerie interessate, ma diverse raffinerie italiane trattano petrolio iraniano. Grecia, Italia e Spagna da sole consumano il 68% del greggio iraniano esportato nell'Ue e la Grecia arriva da sola al 35%.
A fine gennaio Ghalebani aveva profetizzato che l'embargo Ue avrebbe portato il costo del petrolio a 150 dollari al barile e oggi la JP Morgan ha portato la stima sul prezzo 2012 del Brent da 120 fino a 135 dollari il barile. La nuova stima tiene conto delle tensioni tra Iran e l'Occidente. L'Iran produce 3,5 milioni di barili di petrolio al giorno e ne esporta 2,5 milioni. La Ue assorbe poco più del 20% delle sue esportazioni, circa 600 mila barili al giorno. L'Italia ne acquista 180 mila barili, il 13% del nostro fabbisogno. Già ieri il prezzo del Brent europeo era schizzato a 120 dollari al barile e gli esperti del Fondo Monetario Internazionale dicono che se a luglio l'Iran dovesse bloccare le esportazioni si arriverebbe a 150 dollari al barile. Gli iraniani sottolineano che «calcolando che ogni 10 dollari in più del prezzo del petrolio si traduce in una minore crescita del Pil dello 0,5%, un incremento di 30 dollari significherebbe un Pil in una decrescita dell'1,5%».