[24/02/2012] News toscana
Secondo la Regione Toscana la riunione che si è tenuta ieri pomeriggio in Prefettura a Livorno ha sortito «un patto fra tutti i soggetti interessati per risolvere la questione ungulati all'Elba». All'incontro (l'ennesimo in questi ultimi anni) erano presenti il prefetto Domenico Mannino, gli assessori regionali all'ambiente Anna Rita Bramerini, all'agricoltura Gianni Salvadori, l'assessore provinciale alla caccia Anselmi, i sindaci dell'isola, il presidente e il direttore del Parco, i rappresentanti del Corpo forestale dello Stato, l'Ambito territoriale di caccia dell'Elba, l'Ispra, le associazioni venatorie ed agricole.
La Regione spiega che «l'incontro era stato convocato per trovare insieme le soluzioni possibili ed a breve termine per arginare il problema del sovrappopolamento di cinghiali e mufloni. L'eccessiva presenza di questi ungulati è ritenuta responsabile di seri danni alle produzioni agricole, incidenti stradali e inconvenienti vari agli abitanti dell'isola ed ai turisti, e di una consistente diminuzione della biodiversità complessiva del territorio elbano».
Una novità ci sarebbe almeno in quello che scrive la Regione nella sua nota che riassume l'esito del summit sull'emergenza cinghiali elbana: «nel corso della riunione è stato espresso apprezzamento da parte dei rappresentanti delle istituzioni per l'impegno del Parco per le iniziative di contenimento numerico degli ungulati già attivate. Iniziative, è stato sottolineato, che hanno portato nel complesso a risultati importanti, mai registrati prima, con il "prelievo" di circa 1.200 cinghiali effettuato nell'ultimo anno. Un numero, si è rilevato ancora, davvero imponente in rapporto alle dimensioni e soprattutto alle caratteristiche oro-geografiche dell'isola, che conferma l'eccessivo, ed insostenibile, carico di ungulati selvatici».
Si tratta del riconoscimento di un lavoro che i Comuni elbani raramente avevano valutato positivamente ed i cacciatori sempre sminuito. Ma «pur rilevanti i risultati ottenuti, non sono ritenuti comunque sufficienti rispetto all'entità dl fenomeno, a riportare alla normalità la situazione - dice la Regione. Per questo si è ritenuto di far sedere intorno ad un tavolo tutti i soggetti interessati con lo scopo di concordare, programmare e mettere in atto azioni di maggiore impatto, che in accordo con le normative e le esigenze di tutela e valorizzazione delle aree naturali e la conservazione della biodiversità, fossero in grado di raggiungere lo scopo. Sono stati concordati un insieme di impegni aggiuntivi rispetto alle azioni già attuate con l'obiettivo di ristabilire una situazione di normalità sull'isola.
Ecco le misure decise dal vertice: «in primo luogo, c'è il potenziamento delle strutture di cattura, chiamate "chiusini", che per giudizio unanime stanno dando ottimi risultati. Verranno aumentati di numero e ne sarà ampliata la distribuzione sul territorio, soprattutto nelle zone ricomprese nel Parco e nelle aree esterne con la possibilità di gestione, per l'esterno, anche da parte dell'Atc (Ambito territoriale di caccia). E' stato inoltre deciso l'aumento del numero dei cacciatori di selezione da impiegare all'interno dell'area protetta che saranno abilitati con una speciale procedura semplificata. A seguito del "vertice" viene rivolto anche un invito ai cacciatori dell'isola a partecipare a corsi di abilitazione per "selecontrollori", che la Provincia di Livorno attuerà nella zona, in accordo con il Parco. Ciò consentirà anche di ottenere l'autorizzazione complessiva, su tutto il territorio elbano, per la caccia di selezione».
Di nuovo in realtà c'è abbastanza poco e queste misure sono quelle chieste sempre da Parco e Legambiente, che vorrebbe la completa eradicazione del cinghiale, introdotto dai cacciatori negli anni 60 all'Elba. Comunque, gli assessori regionali Gianni Salvadori e Anna Rita Bramerini sottolineano: «si è concordato un pacchetto di misure, sicuramente incisive e prontamente realizzabili, per dare risposte alla situazione che non era più sostenibile. Determinante è stato l'apporto delle Istituzioni presenti, in primo luogo quello del Prefetto e di tutti i soggetti interessati. Per quanto riguarda la Regione vi è inoltre l'impegno a cercare risorse aggiuntive da dedicare alla risoluzione del problema».