[05/03/2012] News

Continua il massacro di elefanti in Camerun. Indispensabile la cooperazione tra Stati in Africa ed Asia

Da gennaio, solo nel Parco nazionale di Bouba Ndjidda, nel nord del Camerun, alla frontiera con il Ciad, secondo il governo sono stati uccisi 128 elefanti - ma per la direzione del Parco i pachidermi abbattuti dai bracconieri sono almeno  480. Céline Sissler Bienvenu, dell'Ifaw, è convinta che la situazione potrebbe già essere senza speranza: «se un po' meno di 500 elefanti sono stati abbattuti, la perdita sarebbe catastrofica per questo Parco che non ne conta più di 600 individui».

Philip Forboseh, responsabole locale del  Wwf di Garoua, il capoluogo della regione dove si trova Bouba Ndjidda, spiega che  «il traffico d'avorio è qualcosa di transfrontaliero e nessun Paese può contrastarlo efficacemente senza cooperare con gli altri».

Nel Parco di Bouba Ndjidda è in corso un vero e proprio massacro e i ranger non possono nulla contro i bracconieri provenienti dal Ciad e dal Sudan, spesso reduci o militanti delle milizie ribelli, equipaggiati fino ai denti di armi da guerra, kalachnikov e pistole automatiche. Il Camerun è l'ultimo Paese del massacro degli elefanti, dopo che i bracconieri li hanno sterminati in Ciad e nella Repubblica Centrafricana. Alcuni gruppi scambierebbero direttamente l'avorio con armi e munizioni utilizzate nei conflitti de Paesi vicini. I ranger del Parco Nazionale camerunense sono armati solo di quattro vecchissimi fucili Mas 36 e un piccolo team di 5 guardiaparco e 20 guardie volontarie non può certo controllare una superficie di 220.000 ettari e difenderla da tagliagole abituati a massacrare tutto ciò che respira.

Nel 2003 il governo del Camerun ha avviato, con l'aiuto  dell'Ong The Last Great Ape (Laga), specializzata nell'applicazione delle leggi sulla fauna, un'operazione di lotta contro i bracconieri ed i trafficanti, sono aumentati gli arresti e le condanne ma non il bracconaggio. Eric Kaba,  addetto stampa di Laga ammette: «molti commercianti illegali sono stati arrestati e l'avorio è sparito totalmente dai luoghi pubblici. . . ma il mercato gira ancora. Più discreto di prima, il traffico d'avorio non è per niente scomparso: è più organizzato, sofisticato e molto più internazionale. Si è strutturato in potenti mafie criminali, rendendo la lotta più complicata. Vediamo solo dei sudanesi che stanno trasportando avorio a dorso di cammello, ma la testa del traffico si trova altrove e dispone di contatti all'estero».

La destinazione dell'avorio degli elefanti uccisi in Camerun è in Asia, ma prima le zanne passano per l'Egitto  e  Forboseh.  evidenzia: «bisogna che questi Paesi cooperino mettendo in campo un sistema di controllo e di allarme. Devono anche creare un protocollo che permetta alle loro diverse forze di sicurezza di agire quando viene dato l'allarme». Ma la direzione del Parco di Bouba Ndjidda non ha nessun sistema di comunicazione con l'esterno e l'area protetta non è nemmeno coperta da una rete telefonica. A due mesi dall'inizio del massacro il governo camerunense non dava segni di reazione e solo dopo pesanti critiche dell'Unione europea si è deciso ad inviare 100 soldati nell'area protetta. David Hoyle, direttore conservazione del Wwf Camerun, pensa che occorrano iniziative urgenti: «devono essere reclutati dei guardiaparco in più e devono essere anche armati  per una maggiore efficacia».

Del massacro  degli elefanti in Camerun se ne è occupato anche il segretario  della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites), John Scanlon: «questo recente episodio  di bracconaggio su grande scala riflette una nuova tendenza che abbiamo osservato in diversi Stati che ospitano una fauna importante. I bracconieri che dispongono di armi sofisticate decimano dei branchi di elefanti, spesso del tutto impunemente, Il programma di sorveglianza del bracconaggio degli elefanti ha rivelato che il numero degli elefanti uccisi in modo illegale è aumentato nel 2011. Questo picco del bracconaggio è una grande preoccupazione non  solo per il Camerun, che è membro della Cites, ma per l'insiene dei 38 Paesi che ospitano elefanti africani e per il segretariato Cites».

Scanlon ha designato Ben Janse Van Rensburg della Cites come coordinatore del sostegno agli sforzi dei Paesi africani contro il bracconaggio degli elefanti  e con lui lavorerà anche l' International consortium on combating wildlife crime, che riunisce l'Interpol, l'Organizzazione mondiale delle dogane  mondiale, l'Ufficio Onu contro la droga ed il crimine e la Banca mondiale.

La Cites sottolinea che «un bracconaggio più elevato riguardante gli elefanti africani è stato constatato in tutti i Paesi che costituiscono l'habitat naturale dell'animale. L'avorio illegale che è stato sequestrato proviene dall'Africa dell'est, dell'ovest, centrale e del sud. Questo dimostra la necessità di adottare un approccio nazionale, regionale ed internazionale per assicurare la conservazione dell'elefante africano».

Ma è a tutta la grande fauna del continente nero che i bracconieri hanno dichiarato guerra: malgrado l'intensificarsi della repressione, il contrabbando di corna di rinoceronti non diminuisce in Sudafrica. Secondo la brigata speciale antibracconaggio  "Hawks", l'ultimo attacco dei bracconieri (molti dei quali vengono dal Mozambico) ha provocato la morte di un rinoceronte ed il ferimento di altri due in maniera grave a Cap Est.

Il portavoce degli Hawks, McIntosh Polela. detto che il 2 marzo  «i ranger di pattuglia del Parco di Kariega   hanno scoperto questi tre rinoceronti privati dei loro corni». L'attacco è venuto dopo che 4 sospetti erano stati arrestati a fine febbraio per aver ucciso due rinoceronti nel Parco nazionale di Kruger, la brutta sorpresa è che i bracconieri erano tre impiegati del parco e un poliziotto. Il primo marzo a Johannesburg  un corno di rinoceronte insanguinato è stato ritrovato nel bagagliaio di una macchina durante i controlli su un incidente stradale, una scoperta che ha portato all'arresto di 4 trafficanti.

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