[12/03/2012] News

A rischio estinzione il 38% degli uccelli marini del mondo

Pesca industriale, ratti, petrolio e plastica i pericoli maggiori

Negli ultimi decenni lo stato degli uccelli marini si è rapidamente deteriorato in tutto il mondo  e diverse specie e molte popolazioni sono pericolosamente vicine all'estinzione. E' quanto emerge da un nuovo ed impressionante rapporto pubblicato dal giornale scientifico "Bird Conservation International". Lo studio (Seabird conservation status, threats and priority actions: a global assessment), si basa sui dati di  BirdLife International e della Lista Rossa Iucn e lancia un nuovo allarme: «Gli uccelli marini sono più minacciati di qualsiasi altro gruppo di uccelli. Delle 346 specie di uccelli marini, 97 (il 28%) sono minacciate a livello mondiale e un ulteriore 10% è prossimo ad esserlo». Per quasi la metà di tutte le specie di uccelli marini si ritiene che abbiano popolazioni in diminuzione. Ad essere in pericolo sono soprattutto le specie di  albatros è particolarmente, con 17 delle 22 specie attualmente minacciate di estinzione.

Gli autori dello studio scrivono: «Abbiamo esaminato lo stato di conservazione e le minacce per tutte le 346 specie di uccelli marini, sulla base dei dati BirdLife International e le valutazioni della Lista Rossa Iucn 2010. Abbiamo dimostrato che, nel complesso, gli uccelli marini sono più minacciati rispetto ad altri gruppi analoghi di uccelli e che il loro stato si è deteriorata più rapidamente negli ultimi decenni. Le principali minacce attuali in mare sono poste dalla pesca commerciale (attraverso la competizione e la mortalità con gli attrezzi da pesca) e dall'inquinamento, mentre a terra gli alieni predatori invasivi, il degrado dell'habitat e il disturbo antropico sono le principali minacce».

John Croxall, presidente del Global seabird programme di BirdLife e principale autore del rapporto, spiega che «Gli uccelli marini sono un gruppo eterogeneo con una distribuzione a livello mondiale e come  predatori al vertice forniscono anche un valido indicatore della più ampia salute marina».  

Alla base della drammatica crisi degli uccelli marini ci sono le attività antropiche. BridLife International sottolinea che «In mare, la pesca commerciale ha degradato gli stock ittici e causato la morte di innumerevoli uccelli marini attraverso le catture accessorie accidentali, mentre a terra l'introduzione di specie invasive ha eradicato molte colonie di nidificazione». Inoltre, migliaia di uccelli marini vengono uccisi ogni anno, dopo essere stati catturati con vari  attrezzi da pesca. Un altro grave pericolo viene dalle fuoriuscite di petrolio e dai rifiuti di plastica che galleggiano su mari ed oceani.

Il rapporto riassume anche le varie responsabilità e legislazioni nazionali e internazionali, in particolare riguardo alle specie endemiche e minacciate a livello mondiale, ed esprime la convinzione che saremmo ancora in tempo per invertire queste declino, per questo presenta azioni necessarie, ma che devono essere attuate subito:  «Lo sfruttamento diretto rimane un problema per qualche specie sia in mare che a terra. Le azioni prioritarie necessarie riguardano: a) la protezione formale ed effettiva dei siti, specialmente per le Important bird area (Iba), le Iba marine dei siti di riproduzione e di alimentazione e aggregazione, come parte di reti nazionali regionali e globali di aree marine protette; b) la rimozione delle specie invasive, soprattutto predatori, specie aliene (è previsto un elenco di siti prioritari), nell'ambito di iniziative di recupero di habitat e specie; c) riduzione delle catture accessorie a livelli trascurabili, come parte dell'attuazione globale degli approcci ecosistemici alla pesca».

Un grosso problema emergente, ancora una volta sottolineato nello studio, è proprio quello delle specie invasive introdotte. Ratti e gatti rappresentano una minaccia fortissima per gli uccelli marini che si riproducono solo su alcune isole di piccole dimensioni, «In particolare i roditori, devono essere eradicati dalle principali colonie di uccelli marini». Diversi progetti di ripristino di successo hanno già avuto luogo e BirdLife sta attualmente collaborando con Conservation Island e l'Università di Santa Cruz della California, per compilare un elenco di siti prioritari per le future operazioni di eradicazione. BirdLife spera che questi dati «Contribuiranno a sviluppare una rete globale di Aree marine protette e ad agevolare l'attuazione di nuovi approcci per la gestione e la protezione dei sistemi marini».

Secondo Jean Christophe Vié, vicedirettore del global species programme dell'Iucn, «Questi nuovi dati dettagliati del  rapido deterioramento di queste creature forniscono una visuale importante sulla condizione degli oceani. Ora dobbiamo utilizzare queste informazioni per mettere in atto cambiamenti che invertano la perdita di questo gruppo di specie».

Bisogna ancora colmare alcune lacune nella conoscenze delle specie  e le priorità di ricerca riguardano protezione, specie aliene e pesca, ma per i ricercatori è anche «Necessario un nuovo lavoro sugli impatti dell'acquacoltura, delle attività di produzione di energia e sul cambiamento climatico (in particolare gli effetti sulla distribuzione delle specie preda e l'aumento del livello del mare)». 

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