
[13/03/2012] News
Gli esperti lo chiamano "flusso genico". Per noi profani si tratta di una parziale ibridazione dovuta all'incrocio tra specie diverse, ma non abbastanza diverse. Ce ne siamo accorti nei mesi scorsi quando l'antropologia molecolare ci ha dato evidenza di "incroci" tra i sapiens con una serie di altre specie del genere Homo. A dimostrazione che il nostro cammino evolutivo non è stata una marcia lineare (e trionfale) nella storia della vita. Ma è un groviglio inestricabile di vie e viuzze che si incrociano più che nella casba di una città araba.
Non destano, dunque, eccessiva meraviglia i risultati del completo sequenziamento del genoma del gorilla - anzi, di Kamilah, una femmina di Gorilla gorilla gorilla - pubblicati nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Nature da un nutrito gruppo di genetisti guidati da Aylwyn Scally, del Wellcome Trust Sanger Institute, di Hinxton, nel Regno Unito.
L'impresa completa il ciclo di sequenziamento di tutte le grandi scimmie antropomorfe: orango, scimpanzé, uomo e, appunto, gorilla. Consentendoci un'analisi comparativa davvero interessante. In primo luogo perché conferma che con i gorilla noi sapiens e gli scimpanzé abbiamo avuto un progenitore comune, l'ultimo dei quali è vissuto circa 10 milioni di anni fa. Poi la linea dei gorilla si è separata da quella degli uomini e degli scimpanzé. Con questi ultimi, invece, abbiamo avuto un ultimo progenitore comune intorno a sei milioni di anni fa.
L'analisi comparata mostra che l'uomo ha il 70% del proprio Dna più simile a quello dello scimpanzé che non a quella del gorilla. E mostra che c'è una nostra maggiore vicinanza filogenetica con gli scimpanzé piuttosto che con i gorilla. Fin qui nulla di inatteso. Il fatto è che gli scimpanzé mostrano che un discreto 15% del loro Dna più simile a quello del gorilla che non all'uomo. E che noi stessi abbiamo un 15% di Dna più simile a quello del gorilla che non a quello dello scimpanzé.
Com'è possibile? In una narrazione "lineare" della storia evolutiva e nel quadro di una definizione rigida di specie il fatto è inspiegabile. Ma la storia evolutiva non è affatto lineare. E il concetto di specie è piuttosto ambiguo. Occorre ricorrere a un'altra spiegazione: quella del "flusso genico". Che in termini tecnici significa diffusione di geni tra popolazioni diverse. E in termini più prosaici significa che dopo i vari ultimi progenitori comuni membri della linea dei gorilla si sono incrociati con un certo successo riproduttivo con membri della linea scimpanzé e con membri della linea umana. Dando luogo, appunto, ad un incrocio inatteso di geni.
Morale. L'antropologia molecolare sta riscrivendo la storia dell'evoluzione umana. Rendendola sempre più simile a quella di un cespuglio inestricabile, invece che a una albero.
Non basta. Il sequenziamento del Dna del gorilla ha mostrato anche che c'è stata una separazione netta, ancorché graduale, tra i gorilla che abitano la parte orientale dell'Africa rispetto a quelli che abitano a Occidente. Dando luogo a due specie (concetto ambiguo, che conserva un suo valore tuttavia) diverse. Proprio come è successo tra scimpanzé comuni e bonobo. O, per certi versi, tra Neandertal e sapiens.
È il caso di dirlo, l'intreccio (della storia evolutiva delle grandi antropomorfe) si infittisce.