
[14/03/2012] News
Non calcolata la distruzione delle torbiere
Nello studio "Oil sands mining and reclamation cause massive loss of peatland and stored carbon", tre ricercatori canadesei, Rebecca C. Rooney, Suzanne E. Bayley e David W. Schindler del dipartimento di Scienze biologiche dell'università dell'Alberta, hanno quantificato la trasformazione del paesaggio boreale provocato dall'apertura delle miniere di sabbie petrolifere nella provincia canadese dell'Aerta, «per valutare il suo effetto sullo stoccaggio e il sequestro del carbonio».
Su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), dove è stato pubblicato il loro lavoro, i ricercatori sottolineano che «contrariamente alle affermazioni fatte sui media, le torbiere distrutte dalle miniere a cielo aperto non verranno ripristinate. Gli attuali piani dettano la loro sostituzione con foreste e laghi di stoccaggio degli sterili, pari alla distruzione di oltre 29.500 ettari di habitat di torbiere. I cambiamenti del paesaggio causati dalle miniere attualmente approvate rilasceranno tra 11,4 e 47,3 milioni di tonnellate di carbonio stoccato e ridurranno il potenziale sequestro del carbonio di 5,734 - 7,241 tonnellate metriche C/y. Queste emissioni non erano state precedentemente quantificate e dovrebbero essere incluse nelle stime già elevate di emissioni di carbonio provenienti dalle sabbie petrolifere minerarie e dalla raffinazione del bitume. Una valutazione equa dei costi e dei benefici di estrazione di sabbie petrolifere richiede una rigorosa valutazione degli impatti sul capitale naturale ed i servizi eco sistemici».
Le sabbie bituminose canadesi sono da tempo nel mirino degli ambientalisti perché il greggio che si estrae da queste ha emissioni di CO2 maggiori a quelle delle fonti fossili convenzionali. Ora viene fuori che l'industria delle "oil sands" distruggerà totalmente quasi 30.000 ettari di torbiere, emettendo milioni di tonnellate di carbonio in più. Il team canadese spiega che «i vincoli imposti dal paesaggio "postmining" e la sensibilità della vegetazione delle torbiere pregiudicano il ripristino delle torbiere che dominavano il paesaggio pre-minerario. Le torbiere drenate saranno invece trasformate in foreste "upland", che immagazzinano molto meno carbonio».
I ricercatori non hanno dubbi: «le dichiarazioni da parte delle industrie che ripristineranno la terra che utilizzeranno, inclusa la bonifica degli stagni sterili, ed un paesaggio sostenibile che sarà uguale o migliore di come lo hanno trovato e che sarà ripiantumato con gli stessi alberi e piante per riformare gli habitat per le stesse specie, sono chiaramente greenwashing»,
Il petrolio dell'Alberta produce già tra il 20% e il 30% in più di CO2 rispetto al petrolio convenzionale, ma queste stime non comprendono le emissioni di carbonio causate della distruzione delle torbiere, che secondo i ricercatori dell'università dell'Alberta sarà pari a «7 anni del valore delle emissioni di carbonio del settore minerario (aggiornato ai livelli del 2010)».
Un recente studio aveva già evidenziato che se tutte le sabbie bituminose venissero sfruttate farebbero aumentare le temperature globali di 0,36 gradi Celsius, circa il 45% del global warming prodottosi a partire dalla Rivoluzione industriale. Gli autori dello studio scrivono che «l'estrazione delle sabbie bituminose viene spesso criticata per la sua alta intensità di carbonio nell'acquisire il petrolio. Il suo contributo allo squilibrio globale del carbonio ha provocato numerose richieste di rallentare lo sviluppo delle oil sands, tra le quali, la più di recente, una lettera al primo ministro canadese firmata da otto Premi Nobel per la pace».
La contrarietà alle sabbie bituminose non si basa solo sulle emissioni di carbonio: hanno già provocato la distruzione di ambienti incontaminati, consumano enormi quantità di acqua dolce e sono probabilmente collegate agli alti tassi di cancro che colpiscono le comunità che vivono nelle vicinanze delle miniere.
Ma ormai si tratta del più grande progetto industriale del mondo e il governo ecoscettico canadese, guidato dal primo ministro conservatore Stephen Harper, ha inesorabilmente perseguito l'espansione delle sabbie bituminose e sta premendo per realizzare mega-oleodotti che colleghino le sands oil al mercato globale: a sud con la contestatissima Keystone XL Pipeline che attraverserebbe gli Usa, o ad ovest con una pipeline fino alla costa della British Colombia. Il governo sostiene che lo sfruttamento su larga scala delle sabbie bituminose è essenziale per l'economia canadese, per questo ha abbandonato il Protocollo di Kyoto ed ha cercato di far saltare ogni accordo alla Conferenza Unfccc di Durban del dicembre 2011.