[15/03/2012] News

Arabia Saudita ed Egitto rilanciano il ponte sul Mar Rosso. A rischio il parco nazionale di Ras Muhammad

Nei giorni scorsi "Al Watan", un giornale proprietà della famiglia reale saudita, ha scritto che Egitto e Arabia Saudita hanno deciso di costruire un ponte tra i due Paesi che era già stato previsto nel 1988, ai bei tempi della dittatura di Hosni Mubarak, per aggirare Israele passando sul Mar Rosso, ma il progetto è stato sempre rinviato. Ora fonti saudite ed egiziane dicono che i lavori potrebbero già partire nel 2013 ed entro poche settimane i due Paesi definiranno i dettagli tecnici del progetto. Il costo stimato del ponte sarebbe di 3 miliardi di dollari.

Su internet è partita da poco una campagna chiamata "About save Ras Muhammad National Park from stupidity and greed" che ha raccolto già più di 5.000 firme e gli organizzatori scrivono nel loro appello: «Il cosiddetto ponte che collegherà l'Egitto all'Arabia Saudita sarà costruito proprio attraverso Ras Muhammad's Tiran e le isole Sanafir Fino dall'inizio del 2011, la pesca è stata vietata in queste aree e si lotta ancora per bandirla di nuovo dopo che il "governatore" del Sud Sinai l'ha nuovamente permessa alla fine del 2011.

Se l'ancoraggio sul fondale in questa zona è vietata in quanto distrugge l'ecosistema, che cosa farà la trivellazione rinforzata da materiali potenti per costruire un ponte inutile? Chiediamo a tutti di lottare per la nostra sopravvivenza e della nostra Madre Natura».

"Egypt Independent" spiega che Il ponte partirà dalla regione di Tabuk, in Arabia Saudita, per raggiungere il Golfo di Aqaba in Egitto, attraverserà il Mar Rosso per 50 km, «E potrebbe essere pronto entro la metà del 2013». Sauditi ed egiziani hanno deciso di chiamare il lunghissimo ponte "Custode delle due sacre moschee," in onore del re saudita Abdullah bin Abdul Aziz.

L'opera è infatti stata progettata per facilitare gli scambi commerciali e soprattutto il movimento dei pellegrini egiziani verso La Mecca soprattutto durante l'Hajj e la Umra (e dei ricchi turisti sauditi verso i villaggi turistici del Sinai), così come per ridurre la distanza e il tempo di percorrenza tra i due Paesi e i loro vicini, come Giordania, Siria ed Iraq, rendendo possibile scavalcare via terra la "barriera" di Israele.

«Gli studi suggeriscono che il costo del progetto può essere recuperato entro 10 anni, attraverso i pedaggi sui pellegrini religiosi, i turisti e i lavoratori che attraversano il ponte - scrive Al Watan - Il progetto è simile al King Fahd Causeway che collega Arabia Saudita e Bahrain, che è stato costruito nel 1982 per un costo di circa 3 miliardi di riyal. Però, come sottolinea il rapporto, questo ponte collegherà due continenti».

L'Assemblea del Popolo, la camera bassa egiziana dominata dai Fratelli Musulmani, ha discusso della questione diversi giorni fa e il suo speaker, Saad al-Katatny, ha presentato una richiesta di informazioni al ministro dei trasporti Gamal Mostafa Mohamed al-Sayed sui motivi per i quali è stato fermato il progetto, la sua localizzazione e le spese di costruzione. Il giornale egiziano Al-Masry Al-Youm, citando una fonte del ministero dei trasporti, ha scritto che era stata l'Arabia Saudita ad aver «Respinto la realizzazione del progetto per motivi di sicurezza».

Su "Green Prophet", la giornalista ambientale araba Arwa Aburawa sottolinea che non tutto fila liscio come vorrebbero i due governi del Cairo e di Riyadh:«Gli ambientalisti in Egitto hanno sollevato preoccupazioni circa la possibile distruzione degli ambienti costieri e marini nel procedimento di costruzione del ponte. Alcuni spiegano che il ponte potrebbe avere un impatto negativo sulle aree protette, comprese le barriere coralline, e sui siti di nidificazione di tartarughe e degli gli uccelli marini dell'isola di Tiran».

Da quel che si capisce, per questo enorme progetto la valutazione ambientale è stata minima. La Aburawa ricorda che «Proposte più piccole di costruire isole artificiali e ponti nella regione sono state criticate in passato per il loro potenziale danno ambientale alla linea costiera ed alla vita marina. In Egitto, c'è una costante minaccia agli ecosistemi incontaminati a causa dell'industria turistica degli sforzi per far crescere questo settore dopo la primavera araba. Tuttavia, ci dovrebbe essere un chiaro equilibrio tra i costi ambientali ed i benefici economici e al momento l'equilibrio manca».

Gli ambientalisti egiziani sono preoccupati per l'impatto della costruzione vera e propria del ponte avrà sull'ambiente marino: « Costruire intorno sensibili ecosistemi marini è profondamente problematico e ci potrebbero essere implicazioni a lungo termine sulla pesca, coralli, il fondo del mare e la qualità dell'acqua. Anche realizzare un intero nuovo centro del commercio nella regione metterà sotto pressione l'ambiente marino e le sue risorse. Tutti quelli che n lavorano nell'industria turistica devono tenere a mente che l'impatto di questo degrado ambientale sui loro settori, come il diving e il turismo balneare, potrebbe influenzarli negativamente. I disturbo a coloro che attualmente vivono nell'area, come i beduini locali, è un altro problema che deve essere affrontato».

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