[15/03/2012] News

Ogm: Clini ri-apre, le associazioni ambientaliste ri-chiudono

Gli Ogm, si sa, dividono da sempre. In Italia invece i contrari sono di gran lunga di più dei favorevoli, comprese intere Regioni - vedi la Toscana - che portano avanti battaglie contro gli organismi geneticamente modificati. Non è un problema di cibo-Frankenstein o che chi lo mangia muore. Semplicemente non c'è convenienza, non sono sostenibili socialmente, fortissimi dubbi anche sugli impatti ambientali e poi cozzano paurosamente con l'idea sposta dal nostro Paese di puntare sul made in italy. Il ministro Clini, tuttavia, vorrebbe riaprire il dibattito - che va avanti solo dagli anni ‘80... - e lo ha detto - dopo una falsa partenza l'altra settimana - al Corriere della Sera, prima di diffondere oggi un comunicato in cui dichiara che «ferma restando la posizione italiana in merito al divieto dell'impiego degli OGM in agricoltura, credo che sarebbe insensato continuare a tenere il freno alla ricerca considerando in particolare che l'ingegneria genetica una infrastruttura comune per la ricerca in molti settori: dalla farmaceutica alla protezione di prodotti tipici dellagricoltura, dall'energia al risanamento di siti contaminati con biotecnologie, dalla lotta alla desertificazione alla protezione dei suoli esposti al dissesto idrogeologico. Sarebbe opportuna una seria e documentata riflessione, anche tenendo conto della evoluzione della ricerca e degli investimenti in questo settore, a livello europeo e globale».

Corrado Clini

. Pioggia inevitabile di critiche, salvo qualche eccezione (Confagricoltura).

Così Legambiente: «Proprio nel giorno in cui agricoltori, associazioni e cittadini scendono in piazza in difesa del made in Italy- , il ministro Clini dichiara al Paese di voler assumere in sede europea una posizione di apertura sugli Ogm davvero preoccupante. E'incredibile infatti che il ministro descriva i nostri prodotti tipici come il frutto di una mutagenesi anziché del nostro ricchissimo patrimonio di biodiversità, mantenuto nel tempo proprio dagli sforzi e l'impegno di migliaia di agricoltori e imprenditori agricoli. Crediamo che questa apertura del governo all'introduzione di Ogm nei nostri territori e dunque nelle produzioni made in Italy, sia molto pericolosa e vada nella direzione opposta rispetto alle reali esigenze del Paese. E' urgente infatti che per l'agricoltura italiana di qualità, che si identifica nei prodotti tipici, biologici e nelle bellezze del paesaggio agrario, si apra una nuova stagione fatta di norme, come quelle sulla trasparenza delle produzioni e della tracciabilità, necessarie a garantire la sicurezza alimentare e a valorizzare ulteriormente la qualità delle produzioni. E' insopportabile e paradossale infatti che esistano casi come quello del pecorino romano prodotto all'estero e spacciato come italiano con il benestare del nostro Stato».

Per Greenpeace «Che il Ministro dell'Ambiente non sappia distinguere fra incroci e Ogm, definendo il riso Carnaroli o la cipolla di Tropea come Ogm, la dice lunga sul livello di disinformazione che esiste e che si vuole perpetuare sul tema» afferma Federica Ferrario, responsabile della Campagna OGM

«In Italia Regioni, agricoltori e cittadini hanno chiaramente e ripetutamente espresso la volontà di avere un'Italia e un'agricoltura libera dagli Ogm. Clini dovrebbe ricordare che il suo attuale ruolo è quello di difendere l'ambiente italiano, non di metterlo ulteriormente a rischio. Gli OGM ci danno solo due certezze: sono un problema per l'ambiente e costituiscono un rischio ancora non quantificabile per la sicurezza alimentare» conclude Ferrario.

«Vorremmo ricordare al ministro dell'Ambiente Clini che il Paese ha già fatto una serie riflessione sull'uso degli Ogm in agricoltura e che ha detto 'No' all'uso di organismi geneticamente modificati. Per altro un conto è parlare di ricerca, sperimentazione o selezione genetica in agricoltura, cosa ben diversa è parlare di coltivazione di Ogm in campo aperto. Visto che la coesistenza in campo è impossibile, accettare la coltivazione Gm significherebbe contaminare le nostre produzioni, a partire da quelle biologiche, conosciute nel mondo per la loro qualità e tipicità, e mettere il settore primario sotto il dominio delle multinazionali del biotech». Così Alessandro Triantafyllidis, presidente nazionale dell'AIAB che aggiunge: «Oltre al fatto che sulla ricerca agricola il ministro Clini non ha un mandato specifico dimentica, o finge di non sapere, che sino ad oggi i finanziamenti europei per la ricerca in agricoltura hanno avvantaggiato gli Ogm rispetto a modelli di agroecologici, come il biologico. Un vantaggio dalle proporzioni sconcertanti, che vede affluire nelle casse della ricerca sulle biotecnologie vegetali oltre 133 milioni di euro, contro i 41 che arrivano al bio, e che foraggia un sistema privo del consenso di agricoltori e cittadini. E visto che il ministro parla di ricerca in agricoltura ne approfittiamo per chiedere ancora una volta che fine abbiano fatto i circa 15 milioni di euro l'anno del fondo derivante dal prelievo del 2% sulla vendita dei pesticidi che il Ministero dell'Economia trattiene nelle sue casse, invece di destinarli al Fondo per la ricerca agricoltura biologica. Da almeno quattro anni, infatti, tale prelievo è bloccato e non produce benefici per il settore, mentre un'interrogazione parlamentare in merito è ancora in attesa di risposta».

Diverso come detto il commento del  presidente di Confagricoltura, Mario Guidi: «Sugli organismi geneticamente modificati è in corso uno scontro fondamentalista, di religione, mentre serve un approccio laico. E' una materia che dovrebbe essere affidata ai ricercatori, che chiede rigore scientifico e non emotività. Non vogliamo affermare che gli Ogm fanno bene o fanno male. Vogliamo solo che gli sperimentatori possano fare il loro lavoro. La ricerca non deve fare paura. E l'Italia non deve essere esclusa dai circuiti internazionali della sperimentazione. Gli Ogm sono diventati la Tav del settore agroindustriale, la guerra a tutti i costi. Mi piacerebbe che in materia di ingegneria genetica si potesse effettuare un confronto pacato». 

Torna all'archivio