
[16/03/2012] News
E gli studi Ipcc 'non soddisfacenti'
Nel 2009, proprio in questi giorni, il Pdl presentava in Parlamento una mozione in cui si asseriva che il cambiamento climatico è naturale, forse benefico e che quelle dell'Unione europea e dell'Onu sono fisime, invenzioni e forse complotti... A distanza di 3 anni dalle farneticazioni ecoscettiche a firma di Dell'Utri, Nania e Poli Bortone, il centrodestra (purtroppo non da solo) va ancora una volta all'attacco dell'evidenza e delle politiche di sostenibilità messe in piedi dall'Europa. L'occasione è data dal documento con cui la settima commissione Istruzione e cultura del senato ha approvato il programma quadro di ricerca e innovazione relativo al settennio 2014-2020 "Orizzonte 2020", di cui si parla anche in un altro articolo.
Il parere è positivo, certo, ma ecco quello che ha approvato la commissione presieduta dal senatore Possa (Pdl): circa l'obiettivo specifico "Energia sicura, pulita ed efficiente", la commissione apprezza «le azioni volte alla promozione del risparmio energetico e alla utilizzazione, dove non eccessivamente costoso, delle fonti energetiche rinnovabili». L'inciso è di per sé significativo, ma il bello viene dopo quando «circa gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 da combustione dei combustibili fossili, si ritiene tuttavia che l'Unione dovrebbe darsi per il 2050 traguardi ragionevolmente perseguibili» invece di quelli ritenuti evidentemente irraggiungibili, cioè la «riduzione delle emissioni di CO2 pari ad almeno l'80 per cento rispetto al 1990, dato che ciò comporterebbe di ridurle in altri 30 anni (dal 2020 al 2050) di un ulteriore 60 per cento».
Considerarlo "un traguardo non ragionevolmente perseguibile" significa per il senatore del Pd Mauro Ceruti, che di questa commissione fa parte «non comprendere questa logica dell'innovazione tecnologica e rinunciare alla funzione della politica». Sull'Unità oggi Ceruti rilancia: «altrettanto realistico è l'aver fissato al 2020 una tappa intermedia di questo processo: se dal 1990 al 2020 abbiamo avuto (siamo sul punto di avere) una riduzione del 20% di CO2, dal 2020 al 2050 siamo in grado di ottenere una successiva riduzione del 60 %, per arrivare all'obiettivo dell'80%. Anzi, tale accelerazione del processo sarebbe addirittura inferiore rispetto a tanti altri sviluppi tecnologici. Oggi, rispetto all'obiettivo della sostenibilità, stiamo vivendo una fase storica caratterizzata da uno spostamento dei vincoli di fondo degli sviluppi delle società e delle comunità umane».
Anche per quanto riguarda l'obiettivo specifico "Trasporti intelligenti, verdi e integrati", la strategia europea si scontrerebbe ancora con quelle che per la nostra commissione sono «discrepanze eccessive tra gli ambiziosissimi obiettivi (tra cui la riduzione del 60 per cento delle emissioni di CO2 dovute ai trasporti entro il 2050 e la diminuzione del traffico nelle città) e le effettive possibilità tecnologiche (veicoli elettrici, biocarburanti, migliori trasporti pubblici nelle città)».
Ma l'apoteosi arriva sul punto 3.3.4 relativo all'obiettivo specifico "Azione per il clima, efficienza delle risorse e materie prime". Al di là del fatto che ovviamente e nonostante il titolo dell'obbiettivo vengono presi in considerazione soltanto i flussi di energia e come al solito vengono totalmente ignorati i flussi di materia, anche in questo caso la commissione esprime apprezzamento per la volontà «di migliorare con le ricerche la comprensione dei cambiamenti climatici e l'affidabilità delle elaborazioni di previsione a tutt'oggi decisamente non soddisfacente» (come dire che le evidenze scientifiche portate dal panel intergovernativo degli oltre 2mila scienziati dell'Ippc non sarebbero poi così scientifiche). Poi viene piazzato il solito "tuttavia": «si ritiene tuttavia che, a fianco delle politiche di mitigazione, vadano sviluppate le conoscenze necessarie per la individuazione di adeguate politiche di adattamento, in genere molto meno costose delle politiche di mitigazione».
Ancora una volta la miopia tutta italiana che suggerisce di adattarsi, di intervenire ex post, perché costa meno di "mitigare", come se non avessimo già abbastanza esempi di quanto costa a chi viene dopo risparmiare prima sulla prevenzione (del territorio, come del clima).
Infine ecco la perla negazionista, sottilmente nascosta nelle pieghe di un parere solo apparentemente positivo: «si reputa infine - si legge nel documento - che l'Unione europea dovrebbe abbandonare l'obiettivo di contenere a 2°C l'aumento massimo della temperatura media dell'atmosfera terrestre al suolo, poiché l'influenza su tale temperatura media delle scelte adottate in sede europea è poco rilevante e il parametro della temperatura media non è comunque così significativo in quanto le modifiche di temperatura associate ai cambiamenti climatici variano cospicuamente con la latitudine».
«L'attuale modello di sviluppo è nella società globale insostenibile - è il commento rassegnato del senatore Mauro Ceruti, che condividiamo e rilanciamo - è esso stesso causa della crisi. Per questo la politica non può accontentarsi di piccoli aggiustamenti, ma deve raccogliere la sfida di un cambiamento di paradigma. Ma tuttora l'urgenza di tale sfida, anche a sinistra, stenta ad essere percepita».