[19/03/2012] News toscana

Frena l’industria, calano i consumi. Ma se ci si affida solo alla crisi…

La crisi e l'aumento dei carburanti danno una mano all'ambiente ma la strada verso la sostenibilità non può essere certo affidata al caso. Proprio oggi l'Istat ha informato che il fatturato dell'industria a gennaio è calato su base mensile del 4,9% e su base annua del 4,4% con un ribasso tendenziale che è risultato il più forte da novembre 2009. Calano anche gli ordinativi dell'industria e questa situazione è dovuta soprattutto ad un calo del mercato interno.

I riflessi negativi di questo quadro sulla già fragile economia del paese sono intuibili ma possiamo presumere, senza entrare nel dettaglio, che la frenata dell'industria  abbia un risvolto positivo per l'ambiente: minore consumo di materie prime, di energia e di acqua. Del resto una deduzione analoga è stata fatta da greenreport nei giorni scorsi in relazione alla riduzione dei consumi.

Una conferma di quanto affermato viene da Prato, dove nei giorni scorsi l'assessore all'ambiente della provincia, Stefano Arrighini, analizzando il quadro critico per il territorio in relazione alla scarsità di piogge cadute in questo periodo, ha affermato che nonostante lo stato di attenzione, la crisi idrica per l'area pratese per ora non è preoccupante visto che le falde sono in salute. Ciò è principalmente dovuto ad una riduzione drastica dei prelievi delle attività industriali negli ultimi anni (quelli della crisi economico-finanziaria).

In sostanza non è per una programmazione virtuosa che si sono ridotti i consumi d'acqua dalle falde (anche se qualche risultato positivo l'acquedotto industriale lo ha portato) ma perché nel distretto tessile sono state chiuse diverse industrie. «Nel 2005/06 dalla falda venivano prelevati 9 milioni di metri cubi d'acqua, mentre nel 2011 circa 5 milioni» ha dichiarato Arrighini. Il territorio pratese, con una crisi idrica già in atto per gran parte del bacino dell'Arno, potrà giovarsi di questa situazione ma se ragioniamo in termini di sostenibilità non possiamo certo gioire, perché crescita economica e consumo di ambiente continuano ad andare di pari passo e l'auspicato disaccoppiamento non si intravede all'orizzonte.

Al di la delle specificità, altro esempio simile viene dal caro carburanti che ha conseguenze negative per  molte categorie produttive e in generale per le tasche degli italiani. Anche in questo caso esiste un'altra faccia della medaglia. Nelle città si guarda con maggiore interesse al trasporto pubblico locale. I dati di Milano e Roma parlano di un aumento di passeggeri e abbonamenti per le aziende di tpl, con conseguente riduzione del traffico e miglioramento della qualità dell'aria. Considerati i tagli che il settore del tpl ha subito anche recentemente non possiamo certo pensare che il servizio sia improvvisamente diventato più efficiente e competitivo.

Sono i costi più elevati per l'utilizzo delle auto private che hanno fatto optare i cittadini verso una scelta di maggiore sostenibilità qual è quella del trasporto pubblico. L'auspicio è che in questa contingenza, con i carburanti alle stelle, siano in molti a scoprire i pregi del tpl in  modo poi da mantenere questi mezzi di mobilità anche quando (speriamo) i prezzi dei carburanti torneranno a scendere.

La società basata sul ben-avere non porta "felicità" per dirla con Bartolini e non è sostenibile, come pure d'altro canto una società in recessione dove a pagare il prezzo più alto sono le categorie più deboli. Diminuire consumi di materia, energia e risorse primarie si può e si deve in un quadro pianificato di  sviluppo sostenibile che contempli il ritorno ad un'economia sana basata su una consolidata equità sociale.

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