
[22/03/2012] News
I militari golpisti del Comité national pour le redressement de la démocratie et la restauration de l'Etat (Cnrdre) hanno dichiarato stamani alle 4,40 ora di Bamako che «Il regime del presidente maliano Amadou Toumani Touré è stato rovesciato». Secondo le dichiarazioni dei golpisti, che hanno nominato presidente del Cnrdr il capitano Amadou Salobo (nella foto con altri golpisti), si sarebbero presi la "responsabilità" «A nome dell'insieme delle forze armate e di sicurezza del Paese, per mettere fina al regime incompetente e sconfessato del presidente Amadou Toumani Touré».
Poi il portavoce del Cnrdre, il luogotenente Amadou Konaré, ha annunciato dagli schermi della televisione di Stato (precedentemente bombardata e conquistata) che «con questo rovesciamento la Costituzione è sospesa e tutte le istituzioni della Repubblica sono dissolte». Konaré ha spiegato che i militari hanno deciso di prendere il potere «A causa delle numerose lagnanze contro il potere del presidente Touré, dell'incapacità del governo di mettere dei mezzi per combattere la ribellione nel nord-Mali, delle minacce all'unità nazionale, dell'incertezza sullo svolgimento delle elezioni generali del 2012 e dell'incapacità del governo di lottare efficacemente contro il terrorismo».
I golpisti si riferiscono alla ribellione tuareg in corso nel nord del Paese ed alla crescente presenza di Al Qaeda del Maghreb, per quanto riguarda le elezioni, invece, il colpo di stato ha interrotto proprio il processo elettorale che avrebbe portato al primo turno delle votazioni il 29 aprile.
Alle 6,00 di oggi il Cnrdre ha decretato il coprifuoco «Fino a nuovo ordine» e Konaré ha assicurato che «Un governo inclusivo di unione nazionale sarà messo in atto nei prossimi giorni, dopo una vasta concertazione con l'insieme delle forze vive della nazione, per tenere delle elezioni prima possibile».
I golpisti hanno assicurato di non aver intenzione di "confiscare" il potere che hanno appena preso armi alla mano e si sono impegnati «a renderlo ai civili dopo elezioni libere e trasparenti», peccato che le ultime elezioni in Mali fossero state definite proprio così dalla comunità internazionale...
Il golpe non avrebbe fatto vittime civili ed i militari avrebbero preso la capitale Bamako semplicemente sparando in aria, l'ormai ex presidente Touré ed il suo entourage «non si trovano più nel palazzo presidenziale», ma nessuno sa dove siano fuggiti o siano stati portati.
L'ex potenza coloniale francese, che in Mali ha solidi interessi minerari e uraniferi, dopo il colpo di Stato ha chiesto «Il rispetto dell'ordine costituzionale» (che i golpisti hanno abolito) ed ha condannato «Ogni ricorso alla violenza», invitando i maliani, «In questo periodo cruciale, a preservare la democrazia in Mali».
Gli Usa hanno chiesto che in Mali la crisi venga risolta «Attraverso il dialogo e la non violenza» e il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello «Alla calma e a fare in modo che controversie siano risolte pacificamente». Eppure gli occidentali e l'Onu hanno una grossa responsabilità nel golpe in Mali, che è una diretta conseguenza della guerra in Libia e del saccheggio delle armi che hanno effettuato i mercenari tuareg arruolati nell'esercito di Gheddafi.
La situazione è precipitata dopo che il 9 marzo un gruppo di tuareg del Mouvement national pour la libération de l'Azawad (Mnla), che si battono per l'indipendenza o una maggiore autonomia del nord-est del Mali, h a attaccato une base di addestramento dei "Gandaïso", un gruppo armato di autodifesa costituito dall'etnia dei sonrai, come rappresaglia per un precedente scontro tra i due gruppi. I "Gandaïso" hanno perso la battaglia con i tuareg lasciando sul campo 15 morti e il 17 marzo la popolazione di Gao ha manifestato violentemente contro l'esercito del Mali accusato di non sostenere le milizie di autodifesa dagli attacchi dei miliziani del Mnla, in gran parte ex soldati del dittatore libico Muammar Gheddafi, che sono tornati in patria armati fino ai denti dopo la caduta del regime.
Il Mali, già piegato dalla siccità e dalla fame, rischia di dissolversi per gli scontri etnici, infatti la protesta che sembra aver dato il via al golpe è stata organizzata dall'Association des jeunes sédentaires de Gao, essenzialmente composta da songhoï (sonrai) e migliaia di persone gridavano slogan come "Senza la pace niente elezioni" e chiedevano apertamente la destituzione di Touré. Uno dei capi della rivolta, Ibrahim Touré, dell'associazione "Arc Mali" ha detto ai giornalisti: «Non si comprende perché altre milizie, (arabi e tamasheqs) siano ben equipaggiate dall'esercito mentre le nostre non lo sono».
Alla fine, davanti all'offensiva dei tuareg dell'Azawad ed alle proteste delle atre etnie i militari si sono ammutinati e hanno marciato verso sud, sulla capitale Bamako per difendere un'unità nazionale che sembra stare insieme solo sulle canne dei fucili e con la iniqua ripartizione delle risorse.
Ma il riemergere della questione tuareg, frutto avvelenato delle guerra libica, si aggrava e sembra destinata con il golpe a trasformarsi in una vera guerra, che rischia di infiammare nuovamente anche l'area delle miniere di uranio del vicino Niger e il petrolio del sud dell'Algeria e della Libia. Una situazione ideale per i tagliagole di Al Qaeda del Maghreb che ormai operano in tutto il Sahel, dalla Mauritania al Ciad.