[30/03/2012] News

Il carbone occupa il London stock exchange. Un rischio sistemico?

La Carbon tracker initiative e Wwf hanno pubblicato la nuova analisi "Coal occupying the London Stock Exchange" che mostra un impressionante aumento delle imprese minerarie di carbone a Londra che «Espone il mercato finanziario ad un significativo rischio sistemico».

Gli investitori del Ftse AllShare Index si trovano di fronte ad una novità: gli sforzi crescenti in tutto il mondo per regolamentare le emissioni di C02 prodotte dalle centrali a carbone. Carbon Tracker stima che «Riserve di carbone pari al 44,56 giga-tonnettale di CO2 (GtCO2) siano detenuta da società quotate al London Stock Exchange e sottolinea che «Questo equivale a 400 anni di emissioni delle centrali elettriche a carbone in Gran Bretagna, che attualmente si attestano a circa 0,1GtCO2 all'anno».

Un terzo del carbone dei listini borsistici britannici in realtà si trova in Australia, dove il governo ha recentemente deciso di istituire una carbon tax e un Emissions trading scheme sul modello di quello dell'Unione europea. «Quindi - dice il rapporto- gli investitori della Gran Bretagna sono potenzialmente esposti a rischi del cambiamento delle normative climatiche in Australia. Tuttavia, l'Australia e l'Indonesia esportano circa tre quarti della loro produzione di carbone. Così, infatti, circa la metà del carbone di proprietà delle società quotate nel Regno Unito sono forniture di economie in via di sviluppo in Cina, Russia, India e Sudafrica».

Paul Simpson, amministratore delegato del Carbon disclosure project, è convinto che «La sovraesposizione delle carbon companies presenta alti rischi significativi per portafogli d'investimento, dato che i governi agiscono per ridurre le emissioni di gas serra ed evitare un pericoloso cambiamento climatico. Mentre i guai economici attuali dell'Europa rappresentano una mal di testa a breve termine, se vogliamo evitare una sbornia molto più grande alla nostra economia high carbon allora i regolatori, le borse e gli investitori a lungo termine devono analizzare le riserve di combustibili fossili nei bilanci aziendali al fine di comprendere meglio e ridurre i rischi degli alti investimenti nel carbone».

Molti proprietari di asset e fund managers, che rappresentano 20 trilioni di capitali, durante la Cop17 Unfccc di Durban hanno rilanciatio un appello perché i negoziati Onu sul clima fornissero un quadrio politico per manterenere l'aumento delle temperature globali sotto i 2 gradi centigradi, secondo Carbon Tracker Initiative e Wwf «Ora è il momento per loro di chiedere che i financial regulators forniscano un quadro per un "2°C degree capital market system"».

Inoltre, secondo "Coal occupying the London Stock Exchange", la Financial services authority (Fsa) «deve affrontare i rischi sistemici delle riserve che si concentrano nel London Stock Exchange e monitorare i livelli dei combustibili fossili listati a Londra. I proprietari di asset che investono nel mercato del Regno Unito chiedono che la Fsa introduca limiti ai livelli delle riserve di oltremare dei combustibili fossili. Accountants ed analisti dovrebbe controllare quali riserve sono di qualità inferiore a causa del rischio di climate regulation e del cambiamento climatico e, di conseguenza, scontare il loro valore».

Secondo David Nussbaum, direttore generale del Wwf-Uk, «Ci sono significativi rischi finanziari e ambientali a lungo termine associati agli investimenti nel carbone e il policymakers e i regolatori dovrebbero avere una conoscenza approfondita di questo. E' chiaro che non possiamo bruciare tutti i combustibili fossili che attualmente figurano tra gli assets dei mercati finanziari mondiali, senza gravi ripercussioni sul valore dei listed assets. che potrebbero modificare pensioni future dalle quali dipenderemo tutti. Prendere sul serio gli elevati rischi del carbonio dovrebbe anche aiutarci nella transizione verso investimenti low carbon, quali le energie rinnovabili».

Su questo tema, una coalizione di associazioni ha scritto al Financial policy committee, l'organismo della Banca d'Inghilterra che ha il compito di garantire la stabilità finanziaria. I firmatari, tra cui gestori di fondi, parlamentari ed Ong, hanno chiesto al Comitato di esaminare la potenzialità che l'alta concentrazione dei combustibili fossili nel London Stock Exchange possa provocare un rischio sistemico.

James Cameron, membro del Business advisory group del premier britannico, ha detto: «Paradossalmente, gli investitori continuano a versare denaro in attività insostenibili ad alta intensità di carbonio senza capire o essere in grado di gestire i rischi associati a tali investimenti, come il cambiamento climatico, l'inquinamento locale, la volatilità dei prezzi dei carburanti fossili, il rischio politico e di catastrofi come la Deepwater Horizon. Questo porrà molto presto significative sfide strategiche per la prosperità futura della Gran Bretagna che vengono ignorate». (um)

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